L’Eurispes pubblica il 35° Rapporto Italia che fotografa la situazione attuale della società; le oltre mille pagine del dossier analizzano in modo minuzioso i principali cambiamenti, inclusi il rapporto degli italiani con gli animali e le scelte di vita come il vegan e il vegetarian, per le quali vengono presi in considerazione l’andamento negli ultimi 10 anni, suddiviso per diversi fattori, e la difficoltà di mantenerla. Un paragrafo interessante, poi, è dedicato alla carne coltivata.
Se i dati sul veg non sono i migliori, comunque il dossier evidenzia che il trend di alcune tipologie di diete, tra cui appunto quelle vegetariana e vegana, è in crescita grazie alla maggiore consapevolezza derivante da una efficace informazione sui benefici.
Il veg negli ultimi dieci
Il campione di intervistati in questo 2023 si è definito vegano per il 2,4% e vegetariano per il 4,2% (in totale i veg sono il 6,6%); afferma di non essere veg il il 93,4% e, di questa percentuale, il 7% ammette però di esserlo stato in passato.
Rispetto allo scorso anno, quindi, diminuiscono i vegetariani e aumentano i vegani, che oggi sono tornati al livello del secondo picco storico, quello del 2021, mentre il record degli ultimi 10 anni rimane quello del 2017 con il 3%. In prospettiva temporale l’andamento è altalenante sia per la scelta vegetariana sia per quella vegana; il veg in generale, dal 2014 ad oggi, è variabile all’interno del range 5,9% del 2015, l’anno dell’Expo, al 8,9% del 2020, anno della pandemia di COVID-19.
Chi lo sceglie
Ad abbracciare il vegetarismo sono in primis i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni; man mano che si cresce come fascia di età sono sempre meno le persone che lo prediligono, mentre la maggior percentuale di vegan si ha nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni. Il vegan è diffuso ugualmente tra maschi e femmine, mentre lo stile di vita vegetariano è seguito più dalle donne (5,9%) che dagli uomini (2,6%). La maggior propensione al veg è diffusa nel nord ovest della penisola.
Se il titolo di studio fa la differenza tra i vegetariani, tra i quali la maggior istruzione scolastica corrisponde alla maggior adesione, non è così tra i vegan, nei quali chi ha laurea e chi ha la licenza media sono di più di chi ha il diploma.
Le maggiori difficoltà
Chi non vuole cibarsi di carne e pesce incontra maggiori difficoltà nel rispetto della propria scelta durante gli spostamenti (aereo, treno, nave e autostrada), a seguire i problemi sono riscontrati nelle cerimonie (feste ed eventi), al ristorante e al bar e, in ultima istanza, in mensa durante la pausa di lavoro.
Sono il 56% a non aver problemi a fare spesa vicino a casa, percentuale che evidenzia però criticità nel Centro, al Sud e nelle Isole.
Nel 35° Rapporto Italia anche la carne coltivata
Visto il dibattito aperto sulla carne coltivata Eurispes chiede al campione considerato se è disposto ad assaggiarla o meno: i no sono il 73,6%, equamente suddivisi tra chi è sicuro di non volerlo fare e chi propende per questa scelta, mentre i sì sono 26,4% con solo il 4,4% che è certo di mangiarla non appena sarà possibile; ad aver maggiore confidenza con il nuovo alimento sono le categorie di giovanissimi e laureati.
Il rapporto con gli animali
Dando ormai per assodato che gli italiani hanno a cuore il benessere animale, in questo 2023 la vivisezione o la sperimentazione sugli animali è inaccettabile per il 76,9% della popolazione, la caccia per il 69%, l’uso delle pellicce per il 73,9% e l’impiego degli animali nel circo per il 75,6%.
“L’allevamento intensivo per uso alimentare – spiega il 35° Rapporto Italia – rappresenta un altro di quei temi rispetto ai quali gli italiani hanno sviluppato grande attenzione e sensibilità nel corso del tempo, soprattutto tra le fasce di popolazione più giovane: ben l’80,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni si dichiara infatti contrario, seguiti dal 77,5% della fascia tra i 25 e i 34 anni. I più tolleranti, ma comunque in larga maggioranza contrari su questo tema, sono gli over 64, che esprimono il loro dissenso nel 69,1% dei casi”.
Animali d’affezione
Un’analisi davvero approfondita è dedicata anche agli animali destinati a fare parte della famiglia, sui quali però non vogliamo soffermarci troppo. Oggi vengono scelti in primis i cani, poi i gatti, i pesci, gli uccelli e i criceti e a farlo sono il 32,7% degli italiani, contro il 39,5% del 2020 e il 40,2% del 2021, quando gli italiani erano chiusi in casa.
La spesa destinata alle cure dei pets è in aumento; l’alimentazione e le cure mediche sono i settori che generano più mercato, a seguire pet sitter, abbigliamento e accessori.
Photo credit: AdobeStock
Torna alle news.