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Bere, mangiare e andare a spasso ad Amsterdam

by Giulia Gardenghi 31 Ottobre 2022
31 Ottobre 2022
1,8K

Senza nulla togliere all’evidente qualità della vita che c’è da queste parti, il punto pare stare soprattutto in un’inclinazione nazionale per l’efficienza.”


di Paolo Sus

Forse si potrà obiettare che i mesi freddi non sono quelli consigliati dalle guide per visitare il Nord Europa, il clima è rigidino e il rischio di precipitazioni elevato. Tuttavia, una gita nella capitale olandese trova sempre un proprio perché. Basta allontanarsi dalle aspettative turistiche a base di tulipani e zoccoli di legno e provare a seguire il ritmo della vita locale che fluisce generosa come l’acqua nei canali.

Novembre, la Museum Night

Novembre, ad esempio, è il mese in cui si tiene la Museum Night. Un evento annuale che permette, pagando un solo biglietto, di girovagare tutta la notte per più di cinquanta musei in tutta Amsterdam. L’iniziativa, oltre a essere un’opportunità per vedere molte opere d’arte a un prezzo veramente ragionevole, è pure un’ottima soluzione per la serata. Infatti, le sedi museali per una notte ospitano anche musica live, dj set e bar.
Quale migliore occasione per gironzolare nella monumentale Museumplein? Una vasta passeggiata verde, con alberi e fontane, che si estende dall’imponente palazzo tradizionale di mattoncini rossi e con il tetto spiovente del Rijksmuseum, che ospita i fiamminghi, all’ultramoderno edificio dello Stedelijk, dedicato all’arte contemporanea, fiancheggiata da un lato dal museo Van Gogh e dal Moco Museum.
Oppure, birretta alla mano e sulle note di un quartetto jazz, ci si può anche togliere la curiosità di scoprire cosa espongono il museo della Pianola (Westerstraat 106) o quello dell’ultima ora, ovvero la morte (Tot Zover, Kruislaan 124).

Vegan Junk Food Bar

Se poi, a una certa, si avvertono i morsi della fame, senza abbandonare lo spirito festaiolo del nottambulo incallito, ad Amsterdam è possibile concedersi il lusso estremo di avventurarsi in un vero fast food.

Non parlo di una friggitoria qualsiasi, ma del fantastico Vegan Junk Food Bar. Un franchise olandese che sta iniziando a espandersi in Europa (Barcellona, Colonia) dall’approccio colorato e urban, accattivante (forse) per l’abituale pubblico da fast food, comunque salvifico per il vegano in gita di piacere che se lo ritrova davanti a mezzanotte meno un quarto dopo una serata in cui è riuscito a mangiare solo le olive dei Martini.
Fra i graffiti che coprono le pareti si trovano slogan divertenti come: “go vegan or go home”, oppure: “being carnivore is just a phase”. Nel menù, insieme a burger e insalate, c’è tutto ciò che di plant-based si può friggere, vale a dire tutto. ShrimpZ, kalamariZ, No tuna, No wings, ovviamente patatine e anche “The world’s FIRST vegan fried cod” (cioè il merluzzo). Fra le cose da bere, c’è perfino kombucha ai vari gusti… Da correre a visitare il sito e scaricare subito i moduli per aprirne uno sotto casa.

Ricchezza etnica

Intanto ad Amsterdam ce ne sono quattro. Potete quindi incrociarne uno sia nel quartiere De Pijp, a due passi da Musemplein, sia che siate rimasti nel cuore dei canali, magari per visitare FOAM (Keizersgracht 609) – spazio imperdibile per gli appassionati di fotografia. Se invece, quando si tratta di far festa, siete più tipi da scenario jungle, fossi in voi andrei a vedere cosa si organizza al Tropenmusem (Linnaeusstraat 2), il museo tropicale in cui sono raccolti i reperti delle collezioni provenienti dalle attività del vecchio impero coloniale olandese.
I possedimenti olandesi, infatti, punteggiavano il globo dal Sud America (Suriname, Guyana, Brasile, Antille), alle coste dell’Africa e dell’India, all’Estremo Oriente (Taiwan, Indonesia). Il passato fortunatamente è passato, ma la ricchezza etnica è rimasta e ancora contraddistingue Amsterdam che, nonostante l’apparenza omogenea delle strade di mattoncini rossi, delle case alte e strette lungo i canali, delle piste per biciclette, ospita molto altro da tutto il mondo.

Cucine tipiche

Gli appassionati di cucina tipica dei diversi Paesi, ad esempio, possono approfittare della gita ad Amsterdam per rintracciare lo stile preferito. Ce n’è davvero per tutti. Dai molteplici ristoranti indiani a quelli asiatici, addirittura plant-based, come il nippo-coreano De Patchka (Albert Cuypstraat 89), o Vegan Sushi Bar, che ha già aperto due sedi (a est e a ovest del centro) e serve la parure completa di rolls, maki, gunkan, gyoza che si trova in ogni sushi bar che si rispetti.
Un altro asiatico che offre ampio menù veg è Wagamama. Per quanto questa sia una catena internazionale (presente anche in Italia), è comunque da tenere in considerazione se si arriva di corsa alla stazione centrale (Amsterdam Centraal), dove ha aperto uno dei propri ristoranti, e non si sa dove procurarsi l’ultimo boccone prima di partire.

Itinerari alternativi: la passeggiata verso il vecchio porto

Quando si arriva invece (l’aeroporto Schiphol e la stazione centrale sono ben collegati e vicini), approfittando di una bella giornata limpida, dalla stazione si può partire a piedi per fare una passeggiata in direzione est, verso la zona del vecchio porto. Scartando il centro e la zona rossa, che stanno di fronte alla stazione, voi girate a sinistra costeggiando l’ampia darsena Open Havenfront.
Prima incontrate il palazzo di vetro con la grande tettoia di cemento a “L” rovesciata dell’OBA, la biblioteca comunale. Vale decisamente la pena fare un giro dentro a questo edificio pubblico, godere della luce che la struttura lascia entrare, del silenzio e della vista delle collezioni di libri, delle librerie circolari, del pavimento in parquet. Si può girare liberamente, anche solo per curiosare, e prendere l’ascensore fino all’ultimo piano, dove c’è una grande terrazza dalla quale si può guardare (gratis) la città dall’alto.

NEMO

Proseguendo lungo i dock scorgiamo un altro edificio, fra i più singolari di Amsterdam. È NEMO, il museo della scienza, che staglia la sua sagoma a forma di nave fra gli stretti canali che collegano Amsterdam al mare.


Lo raggiungiamo, sull’altra sponda della darsena, attraverso un ponte pedonale in metallo tubolare bianco. Da questa riva si può guardare la città in prospettiva. In nessun posto come qui, infatti, il continente incontra il mare. I Paesi Bassi sono ancora un territorio strappato alle acque, un luogo che apparterrebbe al fondo marino, una terra emersa.

Mulino a vento e birrificio

Se si continua la passeggiata, rivolti a est, attraverso i tranquilli sobborghi amsterdamini, fra condomini ricavati da vecchie strutture industriali e file di case galleggianti, a un certo punto dallo scenario urbano emerge l’alta sagoma di un mulino a vento, forse uno di quelli anticamente utilizzati per pompare l’acqua fuori dai canali. Un grande cerchio bianco con uno struzzo al centro ammicca da una delle pareti del mulino, è il logo del Brouwerij ‘t IJ (Funenkade 7), il birrificio artigianale di Amsterdam. Ci sarà un perché se l’Olanda è il secondo produttore di birra al mondo e se la risposta non ci sovviene bevendo quella più esportata, qui forse troveremo qualche argomento in più.
Si può perciò dire che la birretta da Brouwerij ‘t IJ sia una tappa culturale, oltre che rinfrancante.

Lago IJ (èi)

A voler poi camminare un’altra mezzora, si può arrivare sulle sponde dell’IJ (èi), il lago che circonda la città, parte di un sistema di laghi artificiali che si estende per centinaia di chilometri quadrati fino a incontrare il mare. Quindi si può anche salpare, su uno dei traghetti pubblici e gratuiti, verso Amsterdam nord che, pur essendo solo un altro lembo di terra ferma, conserva un’atmosfera marittima, da isola.
Metà sobborgo residenziale curatissimo, metà zona industriale. Disseminata di locali che non stonerebbero su una spiaggia e che di sera, per ovviare il divario termico, accendono persino dei veri falò all’aperto, Amsterdam Noord ospita un altro ottimo birrificio che rifornisce svariati pub di Amsterdam. Si tratta di Oedipus (Gedempt Hamerkanaal 85) che, in un capannone, tiene sia la produzione che la tap room. Un ambiente colorato e underground, che ricorda un centro sociale, caldo e accogliente d’inverno, dissetante sempre.

Mangiare

Tornando dal giro “al nord”, approdati di nuovo nella zona est se ne possono esplorare i quartieri, vispi e multietnici, a caccia di veri ristoranti vegani. Se ne trovano almeno due, che vale la pena menzionare, nei dintorni. Uno è Bonboon ( Piraeusplein 59), aperto solo la sera, offre piatti pensati e presentati in stile nouvelle cuisine, in cui le verdure fanno la parte del leone. L’altro è The Meets Eatery (Sumatrastraat 28), gestito da un ragazzo italiano, che abbina una cucina fusion e di ricerca a cavalli di battaglia quali gnocchi e ravioli. In questi locali si trova anche una selezione dei fermentati di cashew di Max&Bien, la compagnia olandese che sta guadagnando spazio in uno dei mercati più latticinofili del mondo.

Musica

Se, invece, non volete spendere una serata al ristorante, ma restare “in ballo”, Amsterdam offre diversi palchi da cui sentire musica, nelle più varie declinazioni. Rimanendo in zona dock, ad esempio, c’è BIMHUIS (Piet Heinkade 3) che propone un variegato programma jazz tutti i fine settimana. Oppure si può tornare in zona Musemplein a vedere cosa succede al Melkweg, dove hanno un occhio di riguardo per l’hip hop, ma è possibile trovare di tutto, dalla bad girl del rap inglese, alla cantautrice indie norvegese, oppure la clubnight techno-punk.
Il Melkweg ha diversi palchi e una sala cinema, se al pomeriggio piove, provate a controllare cosa proiettano. In caso il tempo regga, invece, continuate a vagare per le strade.

Atmosfera natalizia…

Questi sono i mesi ideali per gustare l’atmosfera natalizia di Amsterdam. In novembre va in scena la festa più caratteristica d’Olanda, si tratta dell’arrivo di Sinterklaas, per i profani San Nicola, un prototipo di Babbo Natale (Santa Klaus) che da queste parti non ha ceduto terreno alle più recenti (e global) tradizioni natalizie.
Non che in Olanda non si festeggi il Natale, ma forse ancora più sentito è Sinterklaas. La festa si celebra la vigilia del 6 dicembre, con scambio di doni eccetera, ma il santo arriva a metà novembre, non dal Polo Nord, ma dalla Spagna, portando regali per tutti. Se siete ad Amsterdam in quel periodo, quindi, non perdetevi la Sinterklaas Parade, una vera e propria parata con l’arrivo di Sinterklaas a bordo di una vera nave. Il santo, con barbone bianco e mitra in testa, sbarca su un cavallo bianco e fa il giro della città, accompagnato dai suoi cinquecento aiutanti Zwarte Piet che faranno divertire grandi e piccini.
La festività è molto popolare e alla parata tutti si travestono da Zwarte Piet, spalmandosi la faccia di nero. Proprio per questo, però, l’evento è da anni nel mirino degli attivisti per i diritti civili. Infatti, la figura dell’aiutante Zwarte Piet, un nero in abiti sgargianti da paggio del Cinquecento, è sospettata di essere una rappresentazione derivata direttamente dalla cultura schiavista e razzista del passato. Guardate la parata, se vi capita, ma non stupitevi se a margine qualcuno vi chiederà una firma per proporne l’abolizione.

…e contraddizioni

Queste sono le tipiche contraddizioni di ogni grande città. Amsterdam non fa eccezione: liberal e tollerante da una parte, radicata in un’acritica identità nazionale dall’altra. Ci sono sì frotte di biciclette, ma anche emissioni serra quadruple rispetto all’Italia. Lo spirito olandese viene spesso associato al green e al progressismo, ma la verità è forse un’altra. Senza nulla togliere all’evidente qualità della vita che c’è da queste parti, il punto pare stare soprattutto in un’inclinazione nazionale per l’efficienza.
Gli olandesi sono tolleranti? Di certo sanno che spesso gli costa meno lasciar fare, piuttosto che intervenire. Ugualmente, ci si può chiedere se gli olandesi siano green. In realtà, gli olandesi sono fra i più grandi allevatori del mondo, sono cioè quelli che sono riusciti a infilare il maggior numero di bovini nello spazio più ristretto. Ma, essendo ottimizzatori, hanno inoltre ben chiaro il rapporto fra risorse investite (terreno, acqua) e resa alimentare.
Voi direste che, quindi, è solo questione di tempo perché l’intera nazione faccia i suoi calcoli e passi alla dieta vegetale? Non proprio. Nella terra del barbecue domenicale nel giardinetto di casa la soluzione potrebbe essere un’altra. L’Olanda ospita infatti uno dei laboratori più avanzati, a livello mondiale, nello sviluppo della carne in laboratorio. La cosiddetta “carne coltivata”, la cui produzione consumerebbe il 55% di energia e l’1% di suolo rispetto all’allevamento, con solo il 4% delle emissioni di gas serra.
Se volete saperne di più, fate una ricerca sul nome dello scienziato Mark Post. Intanto il primo ristorante di clean meat ad Amsterdam ha già aperto, si chiama Bistro in vitro, potete visitarne il sito e scoprire che piatti offre. Se vorrete prenotare un menù, però, sappiate vi verrà servito solo nel 2030.

 

Tratto da FVM n.54 autunno-inverno

Senza nulla togliere all’evidente qualità della vita che c’è da queste parti, il punto pare stare soprattutto in un’inclinazione nazionale per l’efficienza.”


di Paolo Sus

Forse si potrà obiettare che i mesi freddi non sono quelli consigliati dalle guide per visitare il Nord Europa, il clima è rigidino e il rischio di precipitazioni elevato. Tuttavia, una gita nella capitale olandese trova sempre un proprio perché. Basta allontanarsi dalle aspettative turistiche a base di tulipani e zoccoli di legno e provare a seguire il ritmo della vita locale che fluisce generosa come l’acqua nei canali.

Novembre, la Museum Night

Novembre, ad esempio, è il mese in cui si tiene la Museum Night. Un evento annuale che permette, pagando un solo biglietto, di girovagare tutta la notte per più di cinquanta musei in tutta Amsterdam. L’iniziativa, oltre a essere un’opportunità per vedere molte opere d’arte a un prezzo veramente ragionevole, è pure un’ottima soluzione per la serata. Infatti, le sedi museali per una notte ospitano anche musica live, dj set e bar.
Quale migliore occasione per gironzolare nella monumentale Museumplein? Una vasta passeggiata verde, con alberi e fontane, che si estende dall’imponente palazzo tradizionale di mattoncini rossi e con il tetto spiovente del Rijksmuseum, che ospita i fiamminghi, all’ultramoderno edificio dello Stedelijk, dedicato all’arte contemporanea, fiancheggiata da un lato dal museo Van Gogh e dal Moco Museum.
Oppure, birretta alla mano e sulle note di un quartetto jazz, ci si può anche togliere la curiosità di scoprire cosa espongono il museo della Pianola (Westerstraat 106) o quello dell’ultima ora, ovvero la morte (Tot Zover, Kruislaan 124).

Vegan Junk Food Bar

Se poi, a una certa, si avvertono i morsi della fame, senza abbandonare lo spirito festaiolo del nottambulo incallito, ad Amsterdam è possibile concedersi il lusso estremo di avventurarsi in un vero fast food.

Non parlo di una friggitoria qualsiasi, ma del fantastico Vegan Junk Food Bar. Un franchise olandese che sta iniziando a espandersi in Europa (Barcellona, Colonia) dall’approccio colorato e urban, accattivante (forse) per l’abituale pubblico da fast food, comunque salvifico per il vegano in gita di piacere che se lo ritrova davanti a mezzanotte meno un quarto dopo una serata in cui è riuscito a mangiare solo le olive dei Martini.
Fra i graffiti che coprono le pareti si trovano slogan divertenti come: “go vegan or go home”, oppure: “being carnivore is just a phase”. Nel menù, insieme a burger e insalate, c’è tutto ciò che di plant-based si può friggere, vale a dire tutto. ShrimpZ, kalamariZ, No tuna, No wings, ovviamente patatine e anche “The world’s FIRST vegan fried cod” (cioè il merluzzo). Fra le cose da bere, c’è perfino kombucha ai vari gusti… Da correre a visitare il sito e scaricare subito i moduli per aprirne uno sotto casa.

Ricchezza etnica

Intanto ad Amsterdam ce ne sono quattro. Potete quindi incrociarne uno sia nel quartiere De Pijp, a due passi da Musemplein, sia che siate rimasti nel cuore dei canali, magari per visitare FOAM (Keizersgracht 609) – spazio imperdibile per gli appassionati di fotografia. Se invece, quando si tratta di far festa, siete più tipi da scenario jungle, fossi in voi andrei a vedere cosa si organizza al Tropenmusem (Linnaeusstraat 2), il museo tropicale in cui sono raccolti i reperti delle collezioni provenienti dalle attività del vecchio impero coloniale olandese.
I possedimenti olandesi, infatti, punteggiavano il globo dal Sud America (Suriname, Guyana, Brasile, Antille), alle coste dell’Africa e dell’India, all’Estremo Oriente (Taiwan, Indonesia). Il passato fortunatamente è passato, ma la ricchezza etnica è rimasta e ancora contraddistingue Amsterdam che, nonostante l’apparenza omogenea delle strade di mattoncini rossi, delle case alte e strette lungo i canali, delle piste per biciclette, ospita molto altro da tutto il mondo.

Cucine tipiche

Gli appassionati di cucina tipica dei diversi Paesi, ad esempio, possono approfittare della gita ad Amsterdam per rintracciare lo stile preferito. Ce n’è davvero per tutti. Dai molteplici ristoranti indiani a quelli asiatici, addirittura plant-based, come il nippo-coreano De Patchka (Albert Cuypstraat 89), o Vegan Sushi Bar, che ha già aperto due sedi (a est e a ovest del centro) e serve la parure completa di rolls, maki, gunkan, gyoza che si trova in ogni sushi bar che si rispetti.
Un altro asiatico che offre ampio menù veg è Wagamama. Per quanto questa sia una catena internazionale (presente anche in Italia), è comunque da tenere in considerazione se si arriva di corsa alla stazione centrale (Amsterdam Centraal), dove ha aperto uno dei propri ristoranti, e non si sa dove procurarsi l’ultimo boccone prima di partire.

Itinerari alternativi: la passeggiata verso il vecchio porto

Quando si arriva invece (l’aeroporto Schiphol e la stazione centrale sono ben collegati e vicini), approfittando di una bella giornata limpida, dalla stazione si può partire a piedi per fare una passeggiata in direzione est, verso la zona del vecchio porto. Scartando il centro e la zona rossa, che stanno di fronte alla stazione, voi girate a sinistra costeggiando l’ampia darsena Open Havenfront.
Prima incontrate il palazzo di vetro con la grande tettoia di cemento a “L” rovesciata dell’OBA, la biblioteca comunale. Vale decisamente la pena fare un giro dentro a questo edificio pubblico, godere della luce che la struttura lascia entrare, del silenzio e della vista delle collezioni di libri, delle librerie circolari, del pavimento in parquet. Si può girare liberamente, anche solo per curiosare, e prendere l’ascensore fino all’ultimo piano, dove c’è una grande terrazza dalla quale si può guardare (gratis) la città dall’alto.

NEMO

Proseguendo lungo i dock scorgiamo un altro edificio, fra i più singolari di Amsterdam. È NEMO, il museo della scienza, che staglia la sua sagoma a forma di nave fra gli stretti canali che collegano Amsterdam al mare.


Lo raggiungiamo, sull’altra sponda della darsena, attraverso un ponte pedonale in metallo tubolare bianco. Da questa riva si può guardare la città in prospettiva. In nessun posto come qui, infatti, il continente incontra il mare. I Paesi Bassi sono ancora un territorio strappato alle acque, un luogo che apparterrebbe al fondo marino, una terra emersa.

Mulino a vento e birrificio

Se si continua la passeggiata, rivolti a est, attraverso i tranquilli sobborghi amsterdamini, fra condomini ricavati da vecchie strutture industriali e file di case galleggianti, a un certo punto dallo scenario urbano emerge l’alta sagoma di un mulino a vento, forse uno di quelli anticamente utilizzati per pompare l’acqua fuori dai canali. Un grande cerchio bianco con uno struzzo al centro ammicca da una delle pareti del mulino, è il logo del Brouwerij ‘t IJ (Funenkade 7), il birrificio artigianale di Amsterdam. Ci sarà un perché se l’Olanda è il secondo produttore di birra al mondo e se la risposta non ci sovviene bevendo quella più esportata, qui forse troveremo qualche argomento in più.
Si può perciò dire che la birretta da Brouwerij ‘t IJ sia una tappa culturale, oltre che rinfrancante.

Lago IJ (èi)

A voler poi camminare un’altra mezzora, si può arrivare sulle sponde dell’IJ (èi), il lago che circonda la città, parte di un sistema di laghi artificiali che si estende per centinaia di chilometri quadrati fino a incontrare il mare. Quindi si può anche salpare, su uno dei traghetti pubblici e gratuiti, verso Amsterdam nord che, pur essendo solo un altro lembo di terra ferma, conserva un’atmosfera marittima, da isola.
Metà sobborgo residenziale curatissimo, metà zona industriale. Disseminata di locali che non stonerebbero su una spiaggia e che di sera, per ovviare il divario termico, accendono persino dei veri falò all’aperto, Amsterdam Noord ospita un altro ottimo birrificio che rifornisce svariati pub di Amsterdam. Si tratta di Oedipus (Gedempt Hamerkanaal 85) che, in un capannone, tiene sia la produzione che la tap room. Un ambiente colorato e underground, che ricorda un centro sociale, caldo e accogliente d’inverno, dissetante sempre.

Mangiare

Tornando dal giro “al nord”, approdati di nuovo nella zona est se ne possono esplorare i quartieri, vispi e multietnici, a caccia di veri ristoranti vegani. Se ne trovano almeno due, che vale la pena menzionare, nei dintorni. Uno è Bonboon ( Piraeusplein 59), aperto solo la sera, offre piatti pensati e presentati in stile nouvelle cuisine, in cui le verdure fanno la parte del leone. L’altro è The Meets Eatery (Sumatrastraat 28), gestito da un ragazzo italiano, che abbina una cucina fusion e di ricerca a cavalli di battaglia quali gnocchi e ravioli. In questi locali si trova anche una selezione dei fermentati di cashew di Max&Bien, la compagnia olandese che sta guadagnando spazio in uno dei mercati più latticinofili del mondo.

Musica

Se, invece, non volete spendere una serata al ristorante, ma restare “in ballo”, Amsterdam offre diversi palchi da cui sentire musica, nelle più varie declinazioni. Rimanendo in zona dock, ad esempio, c’è BIMHUIS (Piet Heinkade 3) che propone un variegato programma jazz tutti i fine settimana. Oppure si può tornare in zona Musemplein a vedere cosa succede al Melkweg, dove hanno un occhio di riguardo per l’hip hop, ma è possibile trovare di tutto, dalla bad girl del rap inglese, alla cantautrice indie norvegese, oppure la clubnight techno-punk.
Il Melkweg ha diversi palchi e una sala cinema, se al pomeriggio piove, provate a controllare cosa proiettano. In caso il tempo regga, invece, continuate a vagare per le strade.

Atmosfera natalizia…

Questi sono i mesi ideali per gustare l’atmosfera natalizia di Amsterdam. In novembre va in scena la festa più caratteristica d’Olanda, si tratta dell’arrivo di Sinterklaas, per i profani San Nicola, un prototipo di Babbo Natale (Santa Klaus) che da queste parti non ha ceduto terreno alle più recenti (e global) tradizioni natalizie.
Non che in Olanda non si festeggi il Natale, ma forse ancora più sentito è Sinterklaas. La festa si celebra la vigilia del 6 dicembre, con scambio di doni eccetera, ma il santo arriva a metà novembre, non dal Polo Nord, ma dalla Spagna, portando regali per tutti. Se siete ad Amsterdam in quel periodo, quindi, non perdetevi la Sinterklaas Parade, una vera e propria parata con l’arrivo di Sinterklaas a bordo di una vera nave. Il santo, con barbone bianco e mitra in testa, sbarca su un cavallo bianco e fa il giro della città, accompagnato dai suoi cinquecento aiutanti Zwarte Piet che faranno divertire grandi e piccini.
La festività è molto popolare e alla parata tutti si travestono da Zwarte Piet, spalmandosi la faccia di nero. Proprio per questo, però, l’evento è da anni nel mirino degli attivisti per i diritti civili. Infatti, la figura dell’aiutante Zwarte Piet, un nero in abiti sgargianti da paggio del Cinquecento, è sospettata di essere una rappresentazione derivata direttamente dalla cultura schiavista e razzista del passato. Guardate la parata, se vi capita, ma non stupitevi se a margine qualcuno vi chiederà una firma per proporne l’abolizione.

…e contraddizioni

Queste sono le tipiche contraddizioni di ogni grande città. Amsterdam non fa eccezione: liberal e tollerante da una parte, radicata in un’acritica identità nazionale dall’altra. Ci sono sì frotte di biciclette, ma anche emissioni serra quadruple rispetto all’Italia. Lo spirito olandese viene spesso associato al green e al progressismo, ma la verità è forse un’altra. Senza nulla togliere all’evidente qualità della vita che c’è da queste parti, il punto pare stare soprattutto in un’inclinazione nazionale per l’efficienza.
Gli olandesi sono tolleranti? Di certo sanno che spesso gli costa meno lasciar fare, piuttosto che intervenire. Ugualmente, ci si può chiedere se gli olandesi siano green. In realtà, gli olandesi sono fra i più grandi allevatori del mondo, sono cioè quelli che sono riusciti a infilare il maggior numero di bovini nello spazio più ristretto. Ma, essendo ottimizzatori, hanno inoltre ben chiaro il rapporto fra risorse investite (terreno, acqua) e resa alimentare.
Voi direste che, quindi, è solo questione di tempo perché l’intera nazione faccia i suoi calcoli e passi alla dieta vegetale? Non proprio. Nella terra del barbecue domenicale nel giardinetto di casa la soluzione potrebbe essere un’altra. L’Olanda ospita infatti uno dei laboratori più avanzati, a livello mondiale, nello sviluppo della carne in laboratorio. La cosiddetta “carne coltivata”, la cui produzione consumerebbe il 55% di energia e l’1% di suolo rispetto all’allevamento, con solo il 4% delle emissioni di gas serra.
Se volete saperne di più, fate una ricerca sul nome dello scienziato Mark Post. Intanto il primo ristorante di clean meat ad Amsterdam ha già aperto, si chiama Bistro in vitro, potete visitarne il sito e scoprire che piatti offre. Se vorrete prenotare un menù, però, sappiate vi verrà servito solo nel 2030.

Tratto da FVM n.54 autunno-inverno

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