Non appartengo a nessuno, ma tutti conoscono il mio nome.
di Massimo Longoni
È il fenomeno pop del momento. Milioni di album venduti, tour sold out in arene sempre più capienti, premi come se piovesse. È entrata nella storia del pop viste le sei candidature – quattro delle quali nelle categorie più importanti – ai Grammy Awards, gli Oscar della musica, cosa mai avvenuta prima per una ragazza di diciassette anni. Ma Billie Eilish è molto di più. La giovanissima di Los Angeles è diventata un modello di riferimento per milioni di teenager anche per il suo stile di vita, che comprende tra le altre cose l’essere vegana.
La cultura vegetariana le è stata passata da mamma Maggie: vegetariana dall’età di diciassette anni, Maggie Baird si è convertita al veganesimo in età adulta, facendo da esempio per la sua famiglia. In primis il marito, Patrick O’Connell. E in seconda battuta i figli Finneas e Billie, cresciuti ed educati secondo determinati valori che, nel caso di Billie, non sono stati subiti ma assimilati in maniera consapevole, al punto che autonomamente, raggiunti i tredici anni, ha deciso di passare dal vegetarianesimo al veganesimo. Un passo in avanti affrontato per svariate ragioni che affondano nel suo credo animalista ed ecologista: in particolare la preoccupazione crescente per l’impatto che il consumo di carne ha sulla salute e il benessere degli animali e sulla vita del nostro pianeta.
La sua è stata una decisione personale tenuta a lungo privata, perché nonostante sia una role model, Billie non ha l’animo della predicatrice. Non ama sbandierare le proprie convinzioni e tantomeno intende fare proseliti. Fa di tutto per evitare di presentarsi in maniera supponente e con fare da maestrina, abitudini lontanissime da lei anche in virtù dell’educazione ricevuta: Billie non ha nemmeno seguito scuole tradizionali ma è stata educata in casa con i dettami dell’home schooling, concentrandosi sullo sviluppo delle sue inclinazioni naturali, senza coercizione alcuna. La sua filosofia è: ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Fino a quando non crea problemi al prossimo.
Per questo in certe situazioni non riesce proprio a far finta di nulla e sulla spinta dell’indignazione e della rabbia esprime le proprie idee in maniera netta ed esplicita. Come quando, nel giugno 2019, ha postato su Instagram un video girato nella Fair Oak Farm che documentava una serie di maltrattamenti feroci nei confronti dei bovini dell’allevamento. “Di solito tengo la bocca chiusa riguardo a questi argomenti perché credo che ognuno dovrebbe fare, mangiare e dire ciò che preferisce… e non sento il bisogno di sbattere quello in cui credo in faccia a tutti. Ma ragazzi… se potete guardare il video che ho appena postato e non ve ne frega nulla del fatto che siete voi a provocare queste cose mangiando le creature che sono state torturate solo per il vostro piacere, be’, mi spiace per voi” era il commento al video.
Un messaggio diretto che non si preoccupava di urtare gli oltre 25 milioni di follower (all’epoca, oggi superano i 44 milioni) del suo profilo, sicuramente non tutti animalisti o vegani. Dopo l’invettiva arrivava poi l’esortazione a impegnarsi in prima persona. “So che pensate che se una sola persona smette di mangiare carne non cambierà nulla. Ma questo atteggiamento è stupido e ignorante! Se aveste anche solo mezzo cervello capireste che ogni persona in più è importante. Siate intelligenti”.
Il fatto di non avere nella sua indole la propensione a voler convertire il prossimo non le impedisce di rivendicare in maniera orgogliosa i propri convincimenti e di diffonderli sui social. All’uscita del suo album ha pubblicato una road map vegana in collaborazione con Uber Eats, che parafrasando il titolo del suo disco, When We All Fall Asleep, Where Do We Go? (Universal, 2019), ha intitolato When We Wanna Eat Vegan, Where Do We Go?: una lista di posti imperdibili in cui lei ha mangiato mentre componeva le canzoni. C’erano l’ATX Food di Austin e le sue favolose salad, così gli smoothies da coltivazioni organiche del Café Gratitude di Los Angeles. Ma per Billie niente è paragonabile ai vegan burrito, il suo piatto preferito di cui si abbuffa non appena possibile.
Quando è in tour, poi, Billie fa il possibile per adottare un atteggiamento green. In viaggio nel tour bus vengono portati contenitori per il cibo riutilizzabili, così come per l’igiene personale tutta la famiglia utilizza saponi e shampoo in barrette, senza packaging di plastica. Inutile dire che anche nel catering vengono servite esclusivamente pietanze vegane e utilizzate posate di metallo o di bambù. Quando poi le produzioni dei suoi tour si fanno più grandi e il budget a disposizione lo permette, Billie e il suo entourage premono perché anche gli show diventino in qualche modo green. Così, a partire dalle date nei palazzetti americani del 2019 e poi per il tour mondiale annunciato per il 2020, stringe una collaborazione con Reverb, un’associazione non profit che si occupa di sensibilizzare le persone sulle azioni da intraprendere per garantire al pianeta un futuro migliore.
Ai concerti di Billie vengono quindi vietate le bottigliette di plastica: ognuno può portarsi la propria borraccia da casa o al limite comprarne una sul posto (griffata Eilish) da riempire ai distributori dell’acqua messi a disposizione. Vengono poi posizionate nei palazzetti molte postazioni di raccolta differenziata per il riciclo dei rifiuti. E, per finire, il look, parte rilevante nel mondo del “personaggio Billie Eilish”: quando si è trovata a disegnare linee di abiti per alcune collezioni di stilisti, uno dei requisiti fondamentali è che questi capi fossero realizzati in materiali vegani.
Insomma, Billie Eilish, incarnando la voce della generazione Z, si è fatta anche portavoce di una serie di valori cardine per il futuro del nostro pianeta e per la sostenibilità ambientale, andando oltre il semplice ruolo di stellina pop.
Non appartengo a nessuno, ma tutti conoscono il mio nome.
di Massimo Longoni
È il fenomeno pop del momento. Milioni di album venduti, tour sold out in arene sempre più capienti, premi come se piovesse. È entrata nella storia del pop viste le sei candidature – quattro delle quali nelle categorie più importanti – ai Grammy Awards, gli Oscar della musica, cosa mai avvenuta prima per una ragazza di diciassette anni. Ma Billie Eilish è molto di più. La giovanissima di Los Angeles è diventata un modello di riferimento per milioni di teenager anche per il suo stile di vita, che comprende tra le altre cose l’essere vegana.
La cultura vegetariana le è stata passata da mamma Maggie: vegetariana dall’età di diciassette anni, Maggie Baird si è convertita al veganesimo in età adulta, facendo da esempio per la sua famiglia. In primis il marito, Patrick O’Connell. E in seconda battuta i figli Finneas e Billie, cresciuti ed educati secondo determinati valori che, nel caso di Billie, non sono stati subiti ma assimilati in maniera consapevole, al punto che autonomamente, raggiunti i tredici anni, ha deciso di passare dal vegetarianesimo al veganesimo. Un passo in avanti affrontato per svariate ragioni che affondano nel suo credo animalista ed ecologista: in particolare la preoccupazione crescente per l’impatto che il consumo di carne ha sulla salute e il benessere degli animali e sulla vita del nostro pianeta.
La sua è stata una decisione personale tenuta a lungo privata, perché nonostante sia una role model, Billie non ha l’animo della predicatrice. Non ama sbandierare le proprie convinzioni e tantomeno intende fare proseliti. Fa di tutto per evitare di presentarsi in maniera supponente e con fare da maestrina, abitudini lontanissime da lei anche in virtù dell’educazione ricevuta: Billie non ha nemmeno seguito scuole tradizionali ma è stata educata in casa con i dettami dell’home schooling, concentrandosi sullo sviluppo delle sue inclinazioni naturali, senza coercizione alcuna. La sua filosofia è: ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Fino a quando non crea problemi al prossimo.
Per questo in certe situazioni non riesce proprio a far finta di nulla e sulla spinta dell’indignazione e della rabbia esprime le proprie idee in maniera netta ed esplicita. Come quando, nel giugno 2019, ha postato su Instagram un video girato nella Fair Oak Farm che documentava una serie di maltrattamenti feroci nei confronti dei bovini dell’allevamento. “Di solito tengo la bocca chiusa riguardo a questi argomenti perché credo che ognuno dovrebbe fare, mangiare e dire ciò che preferisce… e non sento il bisogno di sbattere quello in cui credo in faccia a tutti. Ma ragazzi… se potete guardare il video che ho appena postato e non ve ne frega nulla del fatto che siete voi a provocare queste cose mangiando le creature che sono state torturate solo per il vostro piacere, be’, mi spiace per voi” era il commento al video.
Un messaggio diretto che non si preoccupava di urtare gli oltre 25 milioni di follower (all’epoca, oggi superano i 44 milioni) del suo profilo, sicuramente non tutti animalisti o vegani. Dopo l’invettiva arrivava poi l’esortazione a impegnarsi in prima persona. “So che pensate che se una sola persona smette di mangiare carne non cambierà nulla. Ma questo atteggiamento è stupido e ignorante! Se aveste anche solo mezzo cervello capireste che ogni persona in più è importante. Siate intelligenti”.
Il fatto di non avere nella sua indole la propensione a voler convertire il prossimo non le impedisce di rivendicare in maniera orgogliosa i propri convincimenti e di diffonderli sui social. All’uscita del suo album ha pubblicato una road map vegana in collaborazione con Uber Eats, che parafrasando il titolo del suo disco, When We All Fall Asleep, Where Do We Go? (Universal, 2019), ha intitolato When We Wanna Eat Vegan, Where Do We Go?: una lista di posti imperdibili in cui lei ha mangiato mentre componeva le canzoni. C’erano l’ATX Food di Austin e le sue favolose salad, così gli smoothies da coltivazioni organiche del Café Gratitude di Los Angeles. Ma per Billie niente è paragonabile ai vegan burrito, il suo piatto preferito di cui si abbuffa non appena possibile.
Quando è in tour, poi, Billie fa il possibile per adottare un atteggiamento green. In viaggio nel tour bus vengono portati contenitori per il cibo riutilizzabili, così come per l’igiene personale tutta la famiglia utilizza saponi e shampoo in barrette, senza packaging di plastica. Inutile dire che anche nel catering vengono servite esclusivamente pietanze vegane e utilizzate posate di metallo o di bambù. Quando poi le produzioni dei suoi tour si fanno più grandi e il budget a disposizione lo permette, Billie e il suo entourage premono perché anche gli show diventino in qualche modo green. Così, a partire dalle date nei palazzetti americani del 2019 e poi per il tour mondiale annunciato per il 2020, stringe una collaborazione con Reverb, un’associazione non profit che si occupa di sensibilizzare le persone sulle azioni da intraprendere per garantire al pianeta un futuro migliore.
Ai concerti di Billie vengono quindi vietate le bottigliette di plastica: ognuno può portarsi la propria borraccia da casa o al limite comprarne una sul posto (griffata Eilish) da riempire ai distributori dell’acqua messi a disposizione. Vengono poi posizionate nei palazzetti molte postazioni di raccolta differenziata per il riciclo dei rifiuti. E, per finire, il look, parte rilevante nel mondo del “personaggio Billie Eilish”: quando si è trovata a disegnare linee di abiti per alcune collezioni di stilisti, uno dei requisiti fondamentali è che questi capi fossero realizzati in materiali vegani.
Insomma, Billie Eilish, incarnando la voce della generazione Z, si è fatta anche portavoce di una serie di valori cardine per il futuro del nostro pianeta e per la sostenibilità ambientale, andando oltre il semplice ruolo di stellina pop.
Classe 2001, la neo maggiorenne Billie Eilish ha all’attivo un solo album: When We All Fall Asleep, Where Do We Go? (Universal, 2019), scritto, prodotto e registrato assieme al fratello Finneas nella loro casa di Highland Park, Los Angeles.
La sua musica di stampo dichiaratamente elettropop ha colpito, singolo dopo singolo, critica e pubblico raggiungendo in brevissimo tempo risultati da capogiro nelle classifiche e sui social.
Di Billie piace che è una ragazza autentica, che non guarda alle mode, ma si ritaglia con decisione la sua strada, indossando larghe felpe e usando il fluo per prendere a pugni l’oscurità.