la mia avventura risulta sorprendentemente piacevole, ricca di incontri e di un sincero contatto con la natura.”
di Christian Pettenello (il Viaggiatore Vegano)
Capo Nord, andata e ritorno!
Capo Nord, o Nordkapp in norvegese, è una delle mete più ambite per un motociclista, il comune più settentrionale dell’Europa continentale raggiungibile attraverso una strada carrozzabile. Tecnicamente parlando, il punto più a nord d’Europa è Knivskjellodden, promontorio che appartiene a Nordkapp, da cui si può ammirare la parete rivolta verso il mare dell’altopiano di Capo Nord.
Partenza: on the road
Parto dai Paesi Bassi per raggiungere la tanto sognata destinazione; mi aspettano più di tremila e duecento chilometri on the road per arrivare. Oltrepasso velocemente Amburgo e Copenaghen, per dirigermi a Stoccolma. La capitale della Svezia trasuda arte e cultura da ogni angolo, ma il mio stile di viaggio motociclistico richiede ampi spazi aperti per potersi esprimere al meglio così, dopo una notte in un ostello poco costoso, prendo la via del nord, passando per Bollnäs e fino a Ytterhogdal, da dove mi aggancio alla strada E45 che percorre la dorsale europea in direzione nord-sud: dalla Norvegia all’Italia, da Nordkapp a Gela, in Sicilia!
La Svezia selvaggia
Molti viaggiatori preferiscono la strada costiera denominata E4, più veloce e più trafficata, ma io voglio scoprire il lato della Svezia meno noto. E mai decisione fu più azzeccata! La E45, chiamata Inlandsvägen (la strada interna) si snoda per aree selvagge e scarsamente popolate nella parte occidentale. Molti i piccoli paesi attraversati; se ne ha la percezione quando il denso bosco comincia a diradarsi per lasciare spazio a graziose casette di legno che formano il piccolo centro abitato. Passato il cuore del villaggio, il bosco comincia ad abbracciare il prato fino ad arrivare al confine con la strada che diventa l’unica traccia umana nella natura.
Free camping: un vero stile di viaggio
In Svezia e in Norvegia è possibile campeggiare legalmente, quindi passo quasi tutte le notti in tenda. È facilissimo, peraltro, trovare un posto dove piazzarsi, basta seguire una delle piccole strade laterali per trovarsi immersi tra pini e betulle rigogliosi con un sottobosco di muschi e licheni che raggiunge come un tappeto la sponda di un fiume dove l’acqua, spumeggiante di ossigeno, si muove energeticamente tra i numerosi laghi. Il cielo azzurro lascia spazio a una miriade di sfumature che accompagnano il tardo tramonto e non credo di aver mai immaginato posti migliori dove dormire.
Immergersi nella natura
Campeggiare non è solo un modo economico di viaggiare, ma un vero e proprio stile di viaggio. Come già sapete non mi sono mai sentito a mio agio nelle asettiche camere di albergo, dove soggiorna chiunque e dove, nella maggior parte dei casi, sei un numero più che un cliente. Adoro, invece, montare la canadese; per me non è una scocciatura, ma un vero piacere! Amo srotolare il sacco a pelo, preparare il mio giaciglio, cucinare qualcosa nel tardo pomeriggio, quando il sole caldo ti accarezza la pelle, fare una passeggiata nei dintorni dopo cena, scattare qualche foto, osservare in silenzio il bosco che mi circonda, aspettando di incontrare lo sguardo cauto di qualche volpe. Quando dormi in tenda, senti che la natura non è solo un posto da visitare, ma è la tua casa.
Capo Nord: la destinazione è solo una parte del viaggio
Ogni mattina mi preparo una golosa colazione con quello che di più buono trovo nei negozi locali, il tutto accompagnato da un’ottima tazza di caffè. Diciamo che verso le otto di mattina ho già impacchettato tutto e sono in sella alla moto. La strada verso Capo Nord è ancora tanta ma mi sento estremamente a mio agio e durante quei molti chilometri colgo l’occasione per riordinare tutti i miei pensieri. Be’, non proprio tutti… diciamo una gran parte.
Arrivo a Capo Nord a tarda sera, dopo una lunga tappa che non mi ha per niente affaticato e proprio per questo decido di continuare il viaggio fino al punto più estremo del mio percorso. Il sole tramonta verso le undici di sera o poco dopo, quindi, al mio arrivo c’è ancora luce. Purtroppo però, a quelle latitudini, è difficile prevedere come sarà il meteo: ora è abbastanza nuvoloso e sta per piovere. Non sono dispiaciuto, sinceramente, in quanto vedo la destinazione come una parte del viaggio e non il solo scopo dello spostamento. Dopotutto ora devo tornare indietro e mi aspetta la Norvegia! Scatto le foto di rito ai piedi del Globo, la scultura in ferro che rappresenta il mappamondo, effettuo una breve visita nel centro turistico per scaldarmi un po’ e decido di ripartire, fermandomi a dormire poco più a sud, dove il clima è più mite.
Isole Lofoten
Passata Tromsø, la città più settentrionale del mondo con oltre cinquantamila abitanti, soprannominata la “Parigi del Nord”, proseguo per l’arcipelago delle isole Lofoten, che si distingue per la drammatica bellezza delle montagne che scendono a picco sul mare aperto o sulle mini baie. Dietro ogni curva si presenta un paesaggio fiabesco di acqua, terra e luce, dove le notti estive brillano per il sole di mezzanotte e i freddi inverni per l’aurora boreale. L’arcipelago delle Lofoten termina nel villaggio di pescatori che si chiama semplicemente Å. Per la serie “Come entrare nel guinness dei primati in maniera facile”: una sola lettera come nome.
Lungo la Norvegia
Lasciato l’arcipelago il viaggio continua a sud e mi dirigo a visitare la tomba di Keiko, l’orca protagonista del film Free Willy – Un amico da salvare di Simon Wincer (Warner Bros, 1993), della quale potete approfondire la storia nel box. Percorrendo qualche strada lungo il mare norvegese, scopro un motoraduno di motociclisti del posto, i “Frozen Riders”, che mi accolgono nel loro campo base e mi offrono di tutto: una piacevole serata in compagnia di fratelli motociclisti! E chi avrebbe mai pensato di ricordare la Norvegia anche per la sua ospitalità!
Atlantic Ocean Road
Da questo punto in poi, le meraviglie naturalistiche della Norvegia si susseguono una dopo l’altra come le forti emozioni che fanno provare. Percorro la Atlantic Ocean Road, una magnifica strada di poco più di otto chilometri che si appoggia a diversi isolotti e scogli, creando un percorso rialzato di viadotti e ponti a stretto contatto con l’oceano, tanto da essere classificata come una delle strade più pericolose al mondo visto che, in caso di condizioni avverse, il forte vento e le mareggiate rendono molto impegnativa la guida. In seguito mi addentro nei meravigliosi fiordi norvegesi, estremamente divertenti da percorrere in moto. Passo per Trollstigen, una strada serpentina di montagna a tratti stretta, con curve a gomito e pendenze del 10%.
Old Strynefjell Mountain Road
Proseguo per la Old Strynefjell Mountain Road, meno famosa della precedente, ma comunque ricca di stupendi panorami liberi dall’affluenza turistica. A mio avviso, un’attrazione degna di essere visitata è Urnes, una chiesa in legno del XII secolo situata lungo il Lusterfjord, nella Norvegia centrale. È la più antica delle circa trenta stavkirke attualmente esistenti nel Paese ed è stata presa a modello per l’architettura scandinava in legno alla fine dell’epoca vichinga.
Oslo
Il viaggio lungo i fiordi continua fino a raggiungere Oslo, prima grande città dopo qualche settimana randagia tra le strade scandinave. A volte sarei tentato di definire il viaggio verso Capo Nord come un percorso noioso, per via del lungo trasferimento e dei tratti in autostrada, ma la mia avventura risulta sorprendentemente piacevole, ricca di incontri e di un sincero contatto con la natura.
Il percorso giunge alla conclusione: da Oslo rientro in Svezia e poi sulla via verso casa attraverso la Danimarca e la Germania. Un’esperienza che non vedo l’ora di ripetere!
Tratto da FVM n.58
La spesa in viaggio
Cosa si trova di buono nei supermercati della Svezia e della Norvegia? Io direi di tutto! Con mia grande sorpresa, anche alle alte latitudini, ho avuto il piacere di non aver nessun problema nel fare la spesa, pur seguendo una dieta a base vegetale. Nei market non manca qualsiasi tipo di verdura e di frutta, tra cui banane, pere, mele, meloni e a voi la scelta! Nel reparto delle bevande vegetali ci sono molti marchi famosi, tra cui Oatly, che trionfa giocando in casa, essendo un’azienda svedese con sede a Malmö. Non manca neppure la concorrenza, come Alpro (Belgio) o i buonissimi formaggi vegetali di Violife (Grecia). Insomma, mi sono sempre trattato bene!
Free Willy, la storia di Keiko
Ricordate il film Free Willy, lo avete visto? Io credo di non averlo visto, ma quando uscì, nel 1993, fece molto parlare di sé, perché racconta la storia di un ragazzino americano che diventa amico di un’orca, che si chiamava Willy e viveva rinchiusa in un acquario. Il protagonista decideva di fare di tutto per liberarla perché, nella finzione cinematografica, l’orca desiderava essere libera nel mare e tornare con i propri simili. Al tempo del film, gli effetti speciali non erano all’avanguardia come lo sono oggi e in molte scene venne effettivamente usata una vera orca, che si chiamava Keiko. La storia di Keiko comincia molto prima delle vicende narrate nel film, infatti Keiko venne catturato nel 1979, all’età di circa un anno, venduto a un acquario a Reykjavik e trasferito in uno in Canada per poi essere di nuovo comperato da un altro parco acquatico che si trovava a Città del Messico, dove venne scoperto e usato per diventare attore di Free Willy.
Spinta dall’onda emotiva della pellicola, nella quale Willy veniva liberato, l’opinione pubblica si adoperò per liberare Keiko anche nella realtà. Keiko continuava a vivere a Città del Messico, in una vasca non idonea al rispetto delle caratteristiche biologiche dell’animale. Vennero quindi raccolti milioni di dollari e Keiko fu, alla fine, trasferito di nuovo in Islanda con tutte le complicazioni del caso: basti pensare che venne usato un corriere logistico che mise a disposizione i suoi aerei per il trasporto dell’animale. La questione fece molto scalpore al tempo tanto che un politico norvegese disse che Keiko avrebbe dovuto essere abbattuto e spedito in Africa come “aiuto umanitario”, come se fosse stato Keiko a chiedere di essere trasportato in un acquario e di diventare la star di un film, per il quale, tra l’altro, non percepì nessun guadagno.
Nel 1998 Keiko fu trasportato in Islanda, dove iniziò un percorso educativo per imparare a procacciarsi cibo e abituarsi alla libertà. E poi come andò a finire la storia? Keiko non riuscì a inserirsi nell’ambiente marino, cercava di stare con i suoi simili, ma sempre tenendo una certa distanza dal branco. Nel 2003 Keiko nuotò fino all’interno di un fiordo norvegese dove venne a morire per una polmonite. A oggi è possibile visitarne la tomba a questo indirizzo: Fv352 1, 6683 Vågland, Norway o digitando su Google Maps “Keikos Gravrøys”.
La fika è servita
Lo so, lo so, se siete già stati in Svezia o se avete un amico svedese sapete di cosa sto parlando, ma io sono completamente digiuno di lingua svedese, e non posso far altro che sorridere quando leggo che assieme ai momenti per la pasta e il kebab c’è pure quello della fika. La malizia non mi appartiene e per tutti voi, schiavi dei doppi sensi, tengo a specificare che la fika, per gli svedesi, è un’istituzione imprescindibile! Si tratta di una pausa per bere un caffè, un tè, e per mangiare un delizioso dolce e fare quattro chiacchiere. Ha spesso luogo a metà mattinata o a metà pomeriggio, anche più volte nell’arco della giornata. Si può fare una fika a casa con un amico, al bar oppure al lavoro con i colleghi. Ogni occasione è buona per una fika e di solito si usa accompagnarla con qualcosa di dolce, il fikabröd. Questa pausa caffè si prende con calma seduti a un tavolo, un’abitudine a cui nessun svedese rinuncerebbe per niente al mondo. Non sono ben note le ragioni per cui la fika in Svezia sia così sentita, non è infatti solo una semplice pausa, ma un vero e proprio momento sociale. A Stoccolma troverete moltissime caffetterie in cui ogni giorno si ripete il rituale della fika e farne una classifica è veramente difficile. Scoprire questi locali potrebbe quindi essere un’idea per visitare le città svedesi.
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