La Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, organizzata dalla casa editrice Terre di mezzo chiude la tre giorni – da venerdì 24 a domenica 26 marzo – con ottimi risultati. 34 mila le persone, tra famiglie, coppie e gruppi di amici di ogni età, che sono passate a visitare le aree tematiche dedicate a Turismo consapevole, Grandi Cammini e Outdoor, Critical Fashion, Cosmesi Naturale e Biologica, Mangia come parli, Street Food, Area Vegan, Il pianeta dei Piccoli, Abitare Green, Pace e partecipazione.
Tra assaggi, degustazioni e incontri del programma culturale con dibattiti e laboratori tenuti da 700 relatori su buone pratiche e progetti per la salvaguardia dell’ambiente, la manifestazione ha registrato una ricca affluenza e si è posizionata come un punto di incontro e dialogo tra attivisti del clima, scuole e consumatori alla ricerca di novità del settore.
Area Vegan, tra innovazione e consumo critico
Le aree che hanno visto la maggiore affluenza sono state quelle del turismo lento, della moda attenta a valorizzare le materie prime sostenibili e la lotta contro lo spreco – due sezioni storiche di Fa’ la cosa giusta! – e l’area vegan. Molti giornalisti, influencer e vips sono stati attratti dalle proposte 100% vegetali presenti allo Stand di Funny Veg, dove tra degustazioni di spiedini e salsicce Plant Heroes e alternative vegetali al tonno e salmone di Revo Food, sono stati presi per la gola. Non solo tanto gusto ma anche salubrità con i germogli Moyashi, nel menù Funny Veg, con la chef Marta Navarrini, docente della scuola di cucina FunnyVeg Academy, che ha proposto un modo nuovo e originale per trasformare lo street food in healthy food.
Da parte nostra auspichiamo che l’area vegan diventi sempre più importante all’interno di questa manifestazione e che aziende presenti nello spazio Food come The Bridge, Euro Company con la linea Casa del Fermentino, Yogi Tea e altre con le loro proposte vegetali, possano rappresentare la maggioranza, limitando sempre più la presenza di prodotti animali – che non sono stati esenti da critiche da parte dei visitatori alla ricerca di modi alternativi per condividere una tavola dove l’unica rinuncia è quella della crudeltà che si cela dietro gli allevamenti animali, insostenibili da tutti i punti di vista.
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