Norme europee, disposizioni italiane, interessi delle multinazionali, tutto tremendamente impenetrabile per chi non è un tecnico di settore: parliamo dei di scussi e discutibili Organismi Geneticamente Modificati (OGM).”
di Elisa Orlandotti
Luca Colombo, Segretario Generale della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (Firab), ci viene in soccorso e ci svela ogni mistero sull’uso degli OGM nella nostra alimentazione.
Possiamo trovare OGM negli alimenti destinati all’uomo?
Sì, ma in Italia nella pratica questo non accade: quando qualche azienda ha provato ad immettere sul mercato cibi con questi ingredienti ha dovuto ritirarli per ragioni puramente di convenienza e oppor tunità in quanto boicottati dai consumatori, avvertiti della presenza di OGM in etichetta, segnalazione imposta da una norma ministeriale. Le persone non vogliono acquistare prodotti OGM, così tutta la filie ra si è organizzata per escluderli.
Cosa prescrive la norma sulla segnalazione di OGM in etichetta?
L’obbligo di indicazione scatta laddove gli OGM siano presenti e usati per una percentuale superiore allo 0,9%. Nei fatti però tutte le aziende alimentari, per evitare di incappare nel superamento del limite massimo, usano materie prime che sono testate per restare sotto alla così detta ‘soglia di rilevazione’ che è indicata sullo 0,1%, quindi ancora meno OGM di quanto sarebbe permesso. Il marchio biologico, o meglio ancora biodinamico, ci garantisce da solo che ciò che acquistiamo è esente da OGM, sia esso destinato all’uomo o ai così detti “animali da reddito e da affezione”.
Ma se voglio acquistare qualcosa nei negozi etici o andare al ristorante posso stare tranquillo?
L’etichettatura così formulata è un obbligo al quale devono sottostare tutti i prodotti commercializzati in Italia, compresi quelli che ci arrivano dall’estero: dogane e guardia di finanza compiono indagini campionarie per vigilare che la legge sia rispettata. L’obbligo di etichettatura si accompagna con quello di tracciabilità e vale anche per i ristoranti; in questo caso sono i controlli delle Asl a garantire la volontà della legge.
Lasciando da parte le già note conseguenze tragiche sull’ambiente, cosa comporta effettivamente la presenza nell’alimentazione di OGM per la salute dell’uomo e dell’animale?
Al momento non abbiamo un’evidenza scientifica particolarmente significativa che segnali ripercussioni di carattere sanitario, né per l’animale né per l’uomo, anche se ci sono studi che hanno messo in evidenza elementi di tossicità. Per correttezza devo segnalare che ad oggi non c’è un consenso scientifico intorno a questo.
Se noi possiamo scegliere come cibarci, i nostri parenti e amici onnivori che sfruttano animali e derivati come possono sapere se incappano in OGM?
Se gli animali vengono da allevamenti di caratte re industriale o da aziende nelle quali non c’è un protocollo specifico per garantire l’alimentazione OGM free, è quasi certo che il mangime del qua le si cibano li contenga, perché soprattutto la soia, componente proteica per eccellenza, proviene dal continente americano dove la coltivazione di soia transgenica è preponderante.
In Italia la coltivazione di OGM è vietata, ma in Friuli Venezia Giulia la scorsa primavera, contravvenendo alle leggi e alla volontà italiana, sono stati seminati alcuni campi con MON810, una delle varie tipologie di mais transegnico. La vicenda purtroppo è diventata una spirale fastidiosa perché ha messo in evidenza l’arroganza di un agricoltore, che ha deciso di coltivare OGM contro il senso comune, l’interesse generale e la sovranità alimentare, e l’inettitudine da parte dei poteri pubblici – governo centrale e Friuli Venezia Giulia – che, nel gioco dello scarica barile, non sono state in grado di intervenire su quei campi.
Quel mais è stato raccolto ed è stato dato in pasto ai maiali. Ora è necessario mettere in campo tutte le iniziative possibili entro la prossima stagione di semina – cioè alla primavera 2014 – per evitare che questi fatti si ripetano.
Cosa possono fare i privati cittadini per dire no agli OGM, oltre a boicottare i prodotti che ne segnalino la presenza?
Possono e devono informarsi perché ne va della loro salute e del loro territorio. Possono associarsi a organismi agricoli, ambientalisti o altri tipi di rappresentanze sociali che si mobilitano contro gli OGM. In Friuli, poi, è stata promossa una petizione on line per ribadire all’amministrazione regionale e nazionale che è inammissibile che ci sia questa fuga in avanti pericolosa da parte di agricoltori. La si può trovare su www.change.org/friuliogmfree.