di Rita Spangaro
Prendete in giro nonno quando sonnecchia in poltrona a bocca aperta e si sveglia di soprassalto ogni volta che russa troppo forte? Oppure ridete di zia quando, dopo pranzo, in pieno picco glicemico, chiacchiera con voi con le palpebre a mezz’asta, finendo per appoggiare la testa al tavolo per “concentrarsi meglio”? Se credete davvero di essere resistenti o estranei ai colpi di sonno, considerando la pennichella un’abitudine deprecabile per pensionati o sfaticati, dovete al più presto allentare il controllo del vostro stato di veglia: il sonnellino allunga la vita.
Amico del cuore
A confermarlo è l’ennesima ricerca sull’argomento, pubblicata di recente sulla rivista Heart, secondo la quale l’abitudine di fare un sonnellino una o due volte alla settimana dimezza il rischio di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari rispetto a chi non si concede mai una breve pausa tra le braccia di Morfeo. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Losanna, apre nuovamente il dibattito con chi ancora non vede di buon occhio i sonnellini sostenendo che siano una semplice manifestazione di stanchezza a seguito di nottate in bianco: posizione discutibile, visto che è stato ormai ampiamente dimostrato come questa pratica, del tutto naturale, faccia parte dei nostri ritmi circadiani fin dalla preistoria, da quando cioè smaltire la stanchezza con brevi sessioni di sonno era una priorità per stare all’erta da potenziali pericoli e non rischiare la vita. Secondo lo psicologo Frederick Snyder l’ideale per l’umanità è sempre stato il sonno leggero, non quello profondo cui aspiriamo tanto oggi. E la suddivisione tra i diversi cronotipi che vanno dai gufi alle allodole avrebbe garantito nei millenni che ci fosse sempre qualcuno sveglio a fare da sentinella e pronto a lanciare l’allarme. Anche se si è dormito a sufficienza di notte, comunque, gli esperti assicurano che è normale avere un calo della vigilanza a metà giornata, nel momento che si situa a metà tra la sveglia mattutina e l’ora di coricarsi. Non a caso in molti paesi la siesta pomeridiana è considerata ancora oggi una necessità.
Sferzata di energia
Le conclusioni dello studio svizzero completano i risultati già ottenuti da un team di medici dell’Asklepieion General Hospital di Voula in Grecia nell’aprile dello scorso anno, secondo cui il pisolino tiene sotto controllo la pressione con effetti simili a quelli che si ottengono diminuendo il sale nella dieta o assumendo un antipertensivo a basso dosaggio. Ma i benefici del riposino, come del sonno in generale, non finiscono qui. Dormire aiuta a smaltire le tossine, ad abbassare i valori del cortisolo, l’ormone dello stress, a gestire meglio le emozioni, a diminuire i livelli infiammatori e quindi il rischio di sviluppare patologie tumorali o neurologiche, a rimanere snelli, a mantenere giovane la pelle e a evitare dolori osteomuscolari. Inoltre, altro che abitudine da sfaccendati: il riposino fa bene al cervello potenziando attenzione, memoria, apprendimento e creatività, e ci fa ripartire con una marcia in più. Uno studio dell’Università di Bristol ha rilevato che, anche se è breve, ci supporta nel problem solving, ovvero nel prendere decisioni difficili, perché ci permette di analizzare informazioni di cui non siamo consapevoli, con il risultato di riuscire a vedere le cose con maggior chiarezza. Tutt’altro che una perdita di tempo, quindi, se consideriamo l’argomento da un punto di vista lavorativo. Secondo la National Sleep Foundation di Washington la siesta aumenta di un terzo la produttività e sempre più aziende, sul modello di Google, Apple, Nike, Nasa o British Airways, consentono ai loro dipendenti di concedersi un relax pomeridiano in aree appositamente predisposte. Una scelta strategica, perché la sonnolenza diurna ha un costo. Secondo il sito Sleep.org il 29% dei lavoratori statunitensi riferisce di accusare forte stanchezza o avere colpi di sonno sul posto di lavoro: un problema che costa ogni anno agli Stati Uniti, in termini di produttività, 63 miliardi di dollari.
La giusta durata
Ma come non accusare affaticamento di giorno se di notte si dorme poco? A causa dei ritmi sempre più incalzanti, durante la settimana lavorativa gli statunitensi dormono in media 6 ore e 31 minuti. Nonostante si inizi a capire l’importanza del riposo, dormire è spesso considerato uno spreco di tempo e il giudizio morale su chi dorme troppo, o lo fa durante il giorno, è quasi sempre severo, oltre che profondamente radicato. Tanto è vero che chi si addormenta durante il giorno si sente subito in dovere di giustificarsi e lo stesso riposino è spesso definito power nap, ossia “sonnellino energetico”, come si trattasse di un allenamento in palestra. Per fortuna, secondo gli studi, il riposino più rinvigorente non supera i venti minuti: ci si riposa senza entrare nel sonno profondo, evitando lo stordimento del risveglio che si avrebbe dormendo trenta o sessanta minuti. La durata massima per una siesta più lunga non deve comunque oltrepassare i novanta minuti, cioè un ciclo di sonno completo. Oltre si comprometterebbe il sonno notturno.
5 regole perché funzioni
Chiudere gli occhi e basta? Non è così semplice. Secondo la National Sleep Foundation di Washington, affinché il riposino sia davvero efficace bisogna rispettare alcune regole di base, forse scontate ma necessarie. Partendo dal presupposto che la durata ideale non debba superare i venti minuti e il momento migliore sia a metà giornata (per la maggior parte delle persone tra le 14 e le 15), ecco le condizioni da rispettare:
- limitare il rumore, eventualmente con l’ausilio di cuffie isolanti o noise-canceling headphones
- abbassare le luci per favorire il sonno, se necessario utilizzando una mascherina per gli occhi
- mettersi comodi, non per forza in pigiama, togliendo per esempio le scarpe
- appoggiare la testa, se non è possibile sdraiarsi, utilizzando un supporto morbido o, se siamo con la schiena appoggiata alla sedia, un cuscino a ciambella memory foam, meglio se con supporto per il mento
- rilassare la mente provando a calmare il turbinio di pensieri, visualizzando immagini di paesaggi naturali o rilasciando la tensione muscolo per muscolo dalla testa ai piedi