Sabato 7 ottobre a Milano s’è tenuta la protesta Giù le mani dai santuari, un corteo formato da 10.000 persone che ha raccolto l’appello della Rete dei Santuari di Animali Liberi dopo l’uccisione di nove maiali, ospiti protetti al rifugio Cuori Liberi di Sairano (Pavia), lo scorso 20 settembre.
Oltre che da Milano e dall’Italia tutta, i manifestanti di Giù le mani dai santuari sono arrivati anche da Francia, Germania, Belgio e Svizzera per chiedere che i santuari abbiano protocolli differenti dagli allevamenti, essendo luoghi di pace in cui gli animali trascorrono la vita secondo le proprie esigenze etologiche e non in schiavitù, in funzione del desiderio di consumo umano.
I fatti del 20 settembre
All’alba le forze dell’ordine hanno forzato il presidio pacifico di coloro che da 14 giorni chiedevano che i maiali del rifugio potessero avere una sorte diversa da quelli allevati a scopo alimentare: se alcuni animali infatti avevano contratto la Peste Suina Africana (PSA), che non viene trasmessa all’uomo, altri stavano bene e potevano continuare la loro vita in tutta tranquillità, come ogni essere senziente dovrebbe fare.
I volontari del Progetto Cuori Liberi, inoltre, avevano attuato tutte le misure per evitare che il virus uscisse dall’area ed erano disponibili a intraprendere strade di cura sperimentali.
Non è stato possibile: nonostante la disponibilità al dialogo e la via giudiziaria intrapresa, le istituzioni hanno mandato polizia e carabinieri in tenuta anti-sommossa e, con la violenza (tre attivisti hanno avuto bisogno di cure ospedaliere), sono entrati nel rifugio, hanno rincorso Crosta, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino e li hanno uccisi.
Filmati dell’azione cruenta sono sul web ed è possibile notare che alcuni agenti entrati nel rifugio non indossavano i calzari, necessari per evitare di portare il virus altrove, rendendosi vettori pericolosi e permettendo così il diffondersi dei contagi.
Sono oltre 33 mila i maiali abbattuti tra tremende sofferenze negli allevamenti della Lombardia, nati per soddisfare il consumo umano e vissuti in spazi e in modi non consoni alla loro etologia. È chiaro che proprio negli allevamenti le condizioni sono estremamente favorevoli alla diffusione della PSA che, ricordiamo, non incide sulla salute umana, ma solo sui suini.
Gli allevamenti ricevono indennità per i capi uccisi, soldi che provengono dal pubblico, quindi da tutti noi, per sostenere gli allevatori.
Giù le mani dai santuari, ecco il perché
I 10.000, pacificamente e con cartelli che chiedevano “Giù le mani dai santuari”, hanno percorso il tratto che dalla Regione Lombardia, porta a San Babila, fermandosi in alcuni punti per ascoltare testimonianze provenienti dai santuari, da attivisti e da esperti. In manifestazione anche esponenti della nostra rivista, a partire dalla direttrice Giuliodori e dalla coordinatrice di Redazione Orlandotti.
Riportiamo le parole di Sara d’Angelo, coordinatrice della Rete dei santuari di Animali Liberi in Italia più volte ospite delle pagine di FV magazine:
“La Regione Lombardia sembra intenzionata a dichiarare guerra ai rifugi: l’irruzione coatta delle forze dell’ordine a Sairano e la sorveglianza speciale a cui sono stati sottoposti alcuni rifugi della Rete, rappresenta una minaccia per l’esistenza stessa di tutte quelle strutture che oggi, in Italia, rappresentano l’unica alternativa di convivenza non violenta fra l’uomo e gli altri animali considerati ‘da reddito’. Ma noi non abbiamo paura e non ci fermeremo fino a quando non otterremo protocolli differenti per gli animali dei rifugi e la strage dei maiali avvenuta al rifugio Cuori Liberi sarà solo un brutto incubo. Solo allora potremo di nuovo pensare ai santuari come a dei luoghi di pace, guidati dalla gentilezza e non come posti dove avere ancora paura”.
“Come rifugi ci siamo resi da subito disponibili a collaborare con le autorità per implementare le misure di biosicurezza e curare i suini affetti dalla peste suina. L’uccisione di massa, definita senza alcun pudore dal presidente di Coldiretti come un modo ‘per salvare i maiali’, non può e non deve essere l’unico provvedimento possibile rivolto a soggetti senzienti sottratti definitivamente alle logiche economiche che invece guidano oggi l’operato di istituzioni e di lobby come Coldiretti e Federcaccia. Sono loro i veri mandanti della strage dei cinghiali selvatici e dei 50.000 maiali uccisi negli allevamenti con gas asfissiante solo negli ultimi mesi. La peste suina – continua Sara d’Angelo – infatti non è un’emergenza sanitaria ma un’emergenza economica che tutela gli interessi di pochi enormi allevamenti intensivi che ad oggi risultano insostenibili sia da un punto di vista etico che economico, tenuti, come sono, in vita dai soli incentivi e ristori della comunità europea”.
“A riprova di questo, sempre più veterinari stanno prendendo posizione e si stanno dissociando dai colleghi che invece di tutelare la salute degli animali hanno agito da servi di Coldiretti eseguendo la condanna a morte dei maiali. Questo, unitamente al sostegno di attivisti e attiviste di tutto il mondo che, spontaneamente, hanno protestato e protestano per quanto accaduto nelle loro piazze o davanti alle ambasciate italiane, ci fa pensare che, nonostante tutto, ci sia, ancora, e sempre speranza”.
“C’è un’apertura anche dal punto di vista legale: il Tar accoglierà il nostro ricorso per motivi aggiunti e fisserà l’udienza di merito: possiamo ancora avere giustizia per i maiali che sono stati uccisi e per gli abusi ed irregolarità che riteniamo siano state commesse dalle istituzioni”.
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