Nove varietà di fagioli dei Nebrodi, tipici della Sicilia, entano tra i Presidi Slow Food; le piante dalle quali nascono queste specialità, differenti per forma e colorazione, hanno in comune di essere tutte rampicanti e di crescere avvinghiate a tutori fatti con canne, con polloni di nocciolo o con reti.
La coltivazione dei fagioli dei Nebrodi
Già alla metà del 1800, in base ai racconti, nei Nebrodi c’erano coltivazioni di fagioli, in piccoli appezzamenti che soddisfavano appena l’esigenza di consumo della famiglia e in posti impervi, di forti pendenze e piccoli terrazzamenti, tra i 600 e i 1200 metri. A partire dagli anni ’60 il declino, fino ad oggi.
L’area nella quale si producono si trova presso i Monti Nebrodi, tra la Vallata del Valdemone e la Vallata del Fitalia, fino all’altopiano di Ucria e il comune di Floresta. I semi vengono piantati tra aprile e luglio, a seconda dell’altitudine, e la raccolta, manuale, avviene dopo 70 giorni; anche il diserbo viene fatto in modo meccanico, zappettando le malerbe e con il rincalzo.
Le caratteristiche dei fagioli dei Nebrodi
C’è il fagiolo lumachedda, di colore marroncino chiaro con venature marrone scuro; il setticanni, dal seme nero; l’ucchittu santanciulisi e l’ucchiuttu di Santa Lucia, al contrario, sono bianchi. C’è il buttuna di gaddu, rosato e nero e il pinuttaru, rosa con venature viola. E poi tre ecotipi chiamati crucchittu, coltivati nell’alta valle del torrente Naso: vanno dal colore rosso vinoso al viola scuro screziato di rosa. Tutti e nove si caratterizzano per la quasi totale assenza di buccia, caratteristica che li rende altamente digeribili, e per rappresentare la tradizione agricola dei Nebrodi.
La scelta di Slow Food
Salvatore Granata, referente Slow Food del Presidio, racconta: “Tutto è nato dalla collaborazione tra il Parco dei Nebrodi e il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo, che insieme hanno dato vita alla Banca vivente del germoplasma vegetale a Ucria, un luogo destinato alla conservazione della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio naturalistico e ambientale di varie specie vegetali, sia forestali che agricole, e l’annesso Giardino dei Semplici, un orto per la riproduzione dei semi”.
Negli anni, la Banca del germoplasma ha studiato la tradizionale coltivazione di fagioli nel territorio dei Nebrodi, raccogliendo e catalogando i semi di diverse varietà: alla fine, il loro numero sfiorava quota 60, ma solo 9, “quelli cioè la cui presenza è attestata più indietro nel tempo e quelli dalle caratteristiche organolettiche migliori, maggiormente apprezzati dal mercato”, spiega Granata, sono stati selezionati da Slow Food per i suoi Presidi.
Ph credit Stefano Lembo
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