di Silvia Allegri
C’è chi sceglie di migrare e c’è chi preferisce dormire: l’arrivo della stagione fredda coincide con due comportamenti totalmente diversi nel mondo animale.
Molte specie affrontano infatti migliaia di chilometri e vanno alla ricerca di ambienti con temperature miti. Ma la maggior parte degli animali che conosciamo preferisce invece rallentare il proprio ritmo e schiacciare un pisolino che durerà mesi interi, fino all’arrivo del bel tempo. Che si tratti poi di un sonno ininterrotto o alternato a brevi momenti di veglia, oppure ancora solitario o collettivo, dipende dalle specie. Quel che è certo è che la quantità di dormiglioni è davvero sorprendente, dalle “taglie forti” fino ai più piccoli: orsi bruni e orsi polari, marmotte, moscardini, ma anche pipistrelli, coccinelle, api, tartarughe, vipere. Ecco alcuni dei loro segreti per una sana e confortevole dormita.
Letargo: cosa significa?
Il letargo è un adattamento straordinariamente complesso e delicato che consente a un gruppo molto eterogeneo di specie di superare momenti difficili in ambienti spesso ostili, in determinati periodi dell’anno normalmente coincidenti con l’inverno. Si sovrappone dunque quasi sempre con le giornate più corte, quando la carenza di cibo si fa sentire e iniziano le difficoltà legate alle temperature rigide. La trasformazione più evidente è il cambio del pelo in molti mammiferi: ecco allora crescere, già verso la fine dell’estate, peli lunghi, folti, impermeabili e isolanti che permettono, insieme all’ispessimento della cute, di creare una barriera preservando gli organi interni dal prossimo freddo. Ma per poter dormire settimane e mesi serve un’ulteriore fase preparatoria, che riguarda il luogo prescelto per il letargo ma anche la forma fisica: gli animali cercano un posto sicuro, nascosto e lontano da possibili pericoli, in cui vengono ammonticchiati materiali adatti all’isolamento termico, come peli propri o di altre specie, foglie, cortecce di alberi. E intanto tutti mangiano grandi quantità di cibo e bevono molto, aumentando il peso corporeo in vista del sonno che li aspetta: il moscardino arriva a pesare quasi il doppio e il tasso, anche se non cade in un vero e proprio letargo, rallenta il suo metabolismo attaccando le riserve di grasso accumulate d’estate.
Cosa succede al corpo
La temperatura corporea si abbassa, il battito cardiaco rallenta, la respirazione si dirada fino a non essere percepibile: un animale in letargo potrebbe sembrare quasi morto. Inoltre avviene la totale sospensione fisiologica e molti non producono urina e feci per settimane. Insomma, avviene uno spegnimento temporaneo del corpo che ha dell’incredibile. Come nel caso del riccio, che si appallottola su se stesso, accoccolato sopra un letto di foglie secche: la sua temperatura passa dai 37°C ai 5°C per tutta la durata del sonno. Molte specie, come rettili, anfibi e pesci, si difendono dal freddo attraverso un liquido che permette loro di non congelare, un po’ come avviene per i radiatori delle automobili.
Il ghiro è il simbolo dei dormiglioni, ma non lasciamoci ingannare. Il suo ritmo di dormiveglia è esattamente opposto a quello dell’uomo: dorme di giorno ma ha un’intensa vita crepuscolare. Lo crediamo pigro perché fa il turno di notte, insomma, ma in realtà non dorme più di altri mammiferi che consideriamo attivi e vivaci.
E il risveglio?
Il risveglio dal letargo è il momento più delicato e difficile. Ha una sua gradualità ed è legato al fatto che la temperatura esterna comincia a salire e stimola il corpo a riprendere pian piano la normale attività, mettendo in moto la macchina fisiologica. In quel momento l’animale ha grande bisogno di cibo e inizia subito la ricerca di carburante per il corpo, uscendo dalla tana. Gli sbalzi di temperatura e le variazioni climatiche sono una minaccia più grande del freddo: se il tepore è anticipato, questi escono dalle loro tane e iniziano a mangiare, ma se sopraggiunge poi una gelata improvvisa sono impreparati fisicamente e per loro c’è il rischio di non sopravvivere.
E in letargo arrivano anche i neonati!
Sembrerà strano, ma mamma orso partorisce durante il letargo. Il momento del parto è in inverno, perché i neonati orsi sono particolarmente inermi. In questo modo l’orsa allatta i suoi cuccioli in una fase di sonno-dormiveglia e sincronizza l’uscita dal letargo con una certa autonomia dei piccoli, che nel frattempo saranno cresciuti abbastanza da poter stare da soli mentre lei procede alla ricerca di cibo. Se ci fosse asincronia il rischio di morte sarebbe troppo alto.
Gli insetti
A tutti noi capiterà di osservare, nel periodo autunnale, come gli insetti tentino di entrare nelle nostre case. La temperatura che si abbassa li spinge infatti a cercare luoghi che possano essere più confortevoli. Ecco allora coccinelle, cimici, farfalle, cavallette, grilli, mosche, api solitarie che entrano nelle stanze, in soffitta, nei pianerottoli e nei garage.
Tra gli animali che vanno in letargo ce ne sono di insospettabili: è il caso, per esempio, delle farfalle, che svernano sotto forma di crisalidi, assumendo l’aspetto di minuscole mummie, pronte a risvegliarsi in primavera. Tra queste, le vanesse (nome scientifico Vanessa atalanta, nota anche come Vulcano). Questi lepidotteri hanno un ciclo di vita di pochi mesi, ma quelle che nascono a fine estate hanno una colorazione diversa e sono più resistenti: insomma, sono “programmate” per portare avanti la specie e svernare.
Come aiutare i piccoli animali a sopravvivere all’inverno
Ma se per noi questi piccoli animali non rappresentano un pericolo – osserveremo anzi il loro stato di torpore e di graduale inattività – la loro permanenza in un luogo caldo è invece garanzia di morte. Se restano in un luogo caldo e protetto gli insetti non percepiscono a sufficienza il freddo che avanza spiega Francesco Barbieri, biologo, che si occupa di farfalle e di divulgazione scientifica. Meglio allora farli uscire, invitandoli magari a trovare riparo contro una finestra o in un sottovaso sul balcone. In questo modo gli insetti hanno la possibilità di superare l’inverno, garantendo così la sopravvivenza dei propri simili. E Barbieri suggerisce di dare loro un ulteriore soccorso: Per gli insetti si possono costruire i bugs hotel, una sorta di casette composte da diversi materiali, come sezioni di tronchi d’albero, mattoni, canne di bambù, paglia, rametti secchi. Per loro sono un prezioso rifugio: aiutarli a svernare significa contribuire alla sopravvivenza di diverse specie, preziosissime per la biodiversità. Basti pensare a tutti gli insetti impollinatori.
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