Nuova entrata tra i presidi Slow Food: si tratta il fagiolo tondino del Tavo, tipico dell‘Abruzzo, la cui storia è affascinante. Qualche pianta era sopravvissuta presso privati, ormai il legume non era più commercializzato; un ristoratore ha compreso le potenzialità dell’alimento e ha deciso di coltivarlo per la propria attività, avviandone così il recupero. Ad oggi il fagiolo tondino del Tavo è l’ingrediente protagonista di alcuni piatti tradizionali abruzzesi del ristorante di Sergio Di Zio.
“Assomiglia – ammette Giorgio Davini, referente dei Presìdi Slow Food per l’Abruzzo – più a un pisello bianco che al classico fagiolo. Ci troviamo alle pendici del Gran Sasso, sul versante pescarese, lungo il quale il fiume Tavo disegna una vallata che sfocia nel mar Adriatico. Se nella zona pedemontana la fanno da padroni l’olivo e la vite, nelle aree più alte resta viva una forte tradizione legata alla montagna, cioè la coltivazione di cereali e legumi”.
Carlo Passeri, referente dei produttori di questo fagiolo tardivo, racconta: “Ha proprietà organolettiche notevoli e la particolarità di una buccia sottilissima che, dopo la cottura, diviene quasi impercettibile. Ciò rende questa varietà di fagiolo molto digeribile, a differenza di altre che hanno una buccia più spessa. Chi l’assaggia dice che crea dipendenza”.
La produzione comprende i comuni di Penne, Loreto Aprutino, Collecorvino e Cappelle Sul Tavo in provincia di Pescara ed è operata da tre aziende per un totale di 60-65 quintali di fagioli, quantità in crescita di anno in anno.
Il Presidio Slow Food del fagiolo tondino del Tavo è sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.