Il Senato s’è espresso contro la carne coltivata e le alternative vegetali approvando il disegno di legge 651. È stato modificato il titolo rispetto all’approvazione del Consiglio dei ministri: il DDL non è più quindi contro il “cibo sintetico”, ma contro la produzione e la commercializzazione di “mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”, cosa che condanna il marcato italiano a rimanere indietro nell’ambito dell’agricoltura cellulare come la carne coltivata, ma vieta anche “la denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali” con la pretestuosa motivazione di essere fuorviante, ostacolando anche i cibi che mangiamo da decenni a base di soia o pisello.
L’iniziativa voluta da Coldiretti che vuole proteggere gli interessi del mercato zootecnico, va quindi a impedire all’Italia di sviluppare settori economici del foodtech promossi da FAO e OMS, perché in grado di risparmiare risorse e, allo stesso tempo, sfamare in modo salubre più persone.
Disappunto e timore esprimono le associazioni che promuovono il rispetto di ambiente e animali, ma anche il comparto food e il mondo scientifico, che vede nelle alternative alla carne una risorsa irrinunciabile.
Denominazione, la posizione del Gruppo Prodotti a base vegetale
Le aziende del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food esprimono profonda delusione e preoccupazione per l’approvazione in Senato dell’emendamento che vieta l’utilizzo per i prodotti a base vegetale di denominazioni che si ispirano a ricettazioni e preparazioni alimentari utilizzate anche per la carne o il pesce, e/o a terminologie della macelleria, salumeria e pescheria.
“I prodotti a base vegetale sono di casa sulle tavole di oltre 20 milioni di italiani che li consumano regolarmente e che da oltre 30 anni sono abituati a chiamarli così. Si tratta di consumatori che li hanno provati, apprezzati e che hanno deciso di inserirli nella loro dieta. Lo hanno fatto per esigenze di salute, per questioni etiche, per aumentare il consumo di vegetali, e per diverse altre ragioni, ben consapevoli di cosa sono fatti. Chi li sceglie legge bene le loro etichette e le valuta chiare, trasparenti e complete, sia sugli ingredienti, che sui valori nutrizionali. Allora perché questo intervento? E perché inserire l’emendamento in un DDL che si occupa di cibo sintetico con cui i nostri prodotti non hanno nulla in comune, né per caratteristiche, né per materie prime usate (i prodotti a base vegetale sono realizzati, appunto, solo con materie prime agricole di origine vegetale), né per lavorazione? Questo crea un grave danno ai consumatori, che ora saranno sì confusi, e a un importante settore industriale, con le sue aziende e i suoi lavoratori”, dichiarano le aziende del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food.
Il livello di consapevolezza sulla composizione dei prodotti a base vegetale, infatti, è oggi molto alto tra i consumatori: il 79,3% legge attentamente le etichette di questi prodotti (percentuale che sale fino al 92% presso i consumatori più fedeli). 8 consumatori su 10 le reputano “esplicite e chiare”, “facili da leggere e comprensibili”, “veritiere e non fuorvianti”, rivela l’ndagine condotta da Astraricerche a marzo 2023 su un campione di 1.200 individui rappresentativo della popolazione italiana.
La politica italiana contro la carne coltivata
È di ieri, 20 luglio, l’annuncio del The Good Food Institute Europe che il rapporto Fermentation – A Global Climate Solution assegna all’Europa il 47% della capacità globale di fermentazione delle proteine, seguita dagli USA con il 34%. L’Europa ha il potenziale per diventare leader mondiale.
“La fermentazione può fornire la carne che le persone vogliono consumare in modo sostenibile, offrendo agli agricoltori gli strumenti per creare nuovi flussi di entrate e liberare spazio per la natura. Poiché le gravi ondate di caldo e la siccità esercitano una pressione crescente sui raccolti dell’agricoltura convenzionale, i leader del settore, gli scienziati e i responsabili politici devono lavorare insieme per espandere questo settore il più rapidamente possibile”, afferma Carlotte Lucas, Senior Corporate Engagement Manager presso il Good Food Institute Europe.
E invece l’Italia…
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