Il microbiota umano continua a essere al centro di ricerche scientifiche, visto il suo ruolo centrale nel nostro benessere. Uno studio coordinato dall’Università di Bologna su 201 persone over 65, da poco pubblicato sulla rivista Gut Microbes, rivela la correlazione tra alcuni batteri buoni presenti nel nostro intestino e la ridotta quantità di grasso viscerale, permettendo così un invecchiamento sano e magari il raggiungimento di un’età particolarmente avanzata.
Con l’invecchiare, infatti, abbiamo la tendenza ad accumulare tessuto adiposo a scapito della massa muscolare, favorendo così gli stati infiammatori e quindi insorgenza di malattie cardiovascolari, di resistenza all’insulina, di diabete di tipo 2, ma anche di eventi cardiovascolari aterosclerotici e della sindrome metabolica. Il microbiota, però, è in grado di influire sul metabolismo e quindi di regolare la composizione corporea. In particolare – hanno visto i ricercatori – abbondanza di Christensenellaceae, componente importante del microbiota intestinale dei centenari e legata a un migliore stato di salute, ma anche quella di Porphyromonadaceae e Rikenellaceae è associata a un miglior situazione di benessere fisico.
“Lo specifico profilo microbico che abbiamo individuato potrebbe rappresentare un potenziale marcatore di invecchiamento in salute e di longevità già a partire dai 60 anni”, spiega Aurelia Santoro, ricercatrice al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Monitorare ed eventualmente modulare il microbiota intestinale, oltre a promuovere sane abitudini alimentari, potrebbe quindi diventare uno strumento aggiuntivo per avere una popolazione anziana più sana e con una migliore qualità della vita”.
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