Il vero problema è la fast fashion, che rappresenta
perfettamente un’epoca in cui tutto si muove più rapidamente.”
di Alessandro Pilo
Colta, interessata alle sorti del pianeta, impegnata in campagne per i diritti animali e appassionata di musica indie e metal, Jessica Miller è una top model statunitense che mette a dura prova gli stereotipi sulla sua professione. In questa intervista ci racconta dei passi avanti fatti dal mondo della moda sui temi sociali e ci dice che cosa potrebbe renderlo più sostenibile.
Il mondo della moda è diventato più consapevole della sofferenza animale, per esempio la Settimana della Moda di Londra ha abbandonato l’uso di pellicce. A chi lo dobbiamo?
Credo che sia soprattutto grazie a quegli attivisti che hanno realizzato sotto copertura delle inchieste negli allevamenti, rendendo impossibile nascondere quegli orrori. Ma se molti consumatori decidono di non supportare più una tale crudeltà, purtroppo ce ne sono tanti altri ossessionati dalle scelte di alcune celebrità: su Instagram si trovano ancora molte foto di modelle o influencer che indossano una pelliccia, rimango davvero sorpresa dall’incredibile quantità di like ricevuti. Fortunatamente stilisti come Riccardo Tisci, Donatella Versace e Alessandro Michele di Gucci stanno dimostrando al grande pubblico che indossare una pelliccia non è più cool e che, per chi vuole continuare a farlo, esistono meravigliose alternative di pelliccia sintetica.
Dopo San Francisco, Los Angeles è la seconda città statunitense a bandire la vendita di pellicce. Cosa ne pensi?
Il mio amico Marc Ching di Animal Hope and Wellness è un coraggioso attivista che ha condotto la campagna. Sono stata invitata a supportarlo con la mia esperienza diretta del mondo della moda. Il fatto che la decisione sia stata raggiunta in modo unanime fa ben sperare che la mentalità delle persone stia cambiando.
Durante la tua carriera hai mai dovuto fare compromessi coi tuoi valori?
Malgrado volessi essere vegetariana, a inizio carriera i miei istruttori di fitness e dietologi mi dicevano che per restare snella avrei dovuto mangiare pesce grigliato, pollo e verdure. Al tempo ero terrorizzata dall’idea di non riuscire a entrare dentro un vestito durante un servizio e non avevo il coraggio di andare contro le loro raccomandazioni. Nel 2015, dopo aver adottato due gatti, non sono più riuscita a differenziare tra i loro sentimenti e quelli del pesce che finiva nel mio piatto. Questo nuovo modo di vedere ha iniziato a influenzare altri aspetti quotidiani, da ciò che mangio a ciò che indosso. Conosco tante modelle che, come me, rifiutano un servizio se è richiesto di indossare una pelliccia. Ormai quando si propone un servizio è diventata prassi informare la modella se verranno usate pellicce o meno, c’è molta più attenzione al tema e all’interno dell’industria il rispetto e la comprensione per chi rifiuta di indossarle aumentano. Purtroppo è ancora difficile lavorare senza indossare scarpe o altri accessori in pelle. Per questo il mio obiettivo è preferire i servizi “etici”; ultimamente ho fatto due lavori basati su pellicce sintetiche e moda vegan.
Il mondo della moda può diventare più sostenibile?
C’è ancora tantissima strada da fare. Il vero problema è la fast fashion, che rappresenta perfettamente un’epoca in cui tutto si muove più rapidamente. Le aziende offrono costantemente nuovi capi a prezzi ridicoli, rendendo un acquisto completamente fuori moda dopo sei mesi. C’è bisogno di cambiamenti radicali nel modo in cui acquistiamo. Se supportassimo maggiormente i marchi che producono in modo etico e più rispettoso dell’ambiente, comprassimo più capi di seconda mano e solo pochi articoli selezionati da brand come H&M o Zara, probabilmente riusciremmo ad avere un impatto sulle scelte aziendali di queste grandi catene, in termini di come producono i loro capi e con che frequenza.
Quali stilisti e marchi stanno provando a cambiare in questa direzione?
Stella McCartney è sicuramente all’avanguardia, ma il mio brand preferito è Reformation: per ogni capo acquistato ottieni una lista con la quantità di risorse necessarie a produrlo. Ti costringe a guardare a quell’articolo con occhi diversi.
Negli ultimi vent’anni la moda è diventata più inclusiva e attenta alle questioni di genere?
Sicuramente. In passato la selezione delle modelle era raramente eterogenea, oggi invece c’è una maggiore varietà anagrafica, etnica o di corporatura, mentre certe modelle vengono scelte per la loro personalità. Le passerelle sono decisamente diventate più espressive e variegate.
Su Instagram posti molte foto di concerti o festival. Che ruolo ha la musica nella tua vita?
Enorme. Mi è capitato di rifiutare alcune opportunità lavorative perché volevo vedere dal vivo una band, a volte viaggio in altri paesi pur di assistere a un concerto. Porto il mio povero marito (Lars Ulrich, batterista dei Metallica, NdR) a un sacco di concerti e anche un musicista come lui crede che sia fuori di testa.
Grazie a tuo marito Lars ti unisci spesso in tour ai Metallica. Com’è la vita di un musicista in tour?
È entusiasmante e stancante allo stesso tempo, quel continuo viaggiare richiede al tuo corpo un prezzo enorme. Quando penso che i Metallica erano già in tour prima ancora che nascessi e a quanta energia riescano ancora a trasmettere dal vivo dopo tutti questi anni, resto a bocca aperta. È innegabile però che grazie ai tour sia possibile visitare posti incredibili: durante un tour hanno suonato attraverso tutti e sette i continenti, inclusa l’Antartide. Un concerto dei Metallica in Antartide è una cosa inimmaginabile, guardate su YouTube per credermi!
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