di Rita Spangaro
L’alimentazione a base vegetale è preventiva, protettiva e curativa anche, e soprattutto, durante la terza età. Ma seguire questo regime alimentare in una fase della vita spesso segnata da fragilità e malattia può non essere così facile. Soprattutto se è qualcun altro a prendersi cura di noi.
Tra filmati di allevamenti intensivi e ricerche scientifiche avete finalmente convinto nonno a diventare vegan per curare la prostata, mamma per alleviare l’artrite e zio per abbassare la pressione. Inutile negarlo: è stata un’impresa titanica. Ci sono voluti più di due anni, con tanto di distribuzione regolare di assaggi, inviti a pranzo frequenti, fotocopie con ricette base e tirocinio a domicilio. Ma ne è sicuramente valsa la pena. Ci siamo passati tutti: ogni volta una certa soddisfazione ci pervade. Anche noi, un domani, continueremo a mangiare vegetale, per rispetto dei nostri amici animali, per l’ambiente e per mantenerci in forma.
Niente di più facile (almeno così pensiamo) per chi, come noi, è già abituato. Eppure percepiamo una sorta di incertezza mista a preoccupazione. Rimane come una variabile in sospeso, un’evenienza che non è poi così remota: che cosa succederebbe se a un certo punto dovessimo dipendere da qualcun altro, se non fossimo più noi a decidere che cosa mettere nel piatto? Un quesito che è sorto spontaneo dopo la caduta di nonno e l’inizio della sua convivenza con una badante.
NON APRITE QUEL FRIGO
La badante, sì, una presenza con cui non avevamo fatto i conti. Ignorando la sua espressione inebetita, da mesi le facciamo elenchi della spesa che contemplano tutti i tipi di ortaggi, rigorosamente bio e di stagione, frutta a basso indice glicemico, pacchetti di legumi, cereali integrali, semi, alghe e germogli. Del resto l’abbiamo convinta fin dall’inizio, sottolineando i benefici che questa dieta avrebbe portato anche alla sua salute, oltre che alla sua stazza (non proprio “costituzionale”, come lei ritiene). Ma aprendo il frigo di nonno ecco che sbianchiamo: di verde c’è solo un uovo sodo andato a male. Per il resto, solo polli morti, manzi a fette, maiali insaccati. E scorte generose di burro, formaggi, besciamelle, maionese e bottiglie di latte che riempiono all’inverosimile qualsiasi spazio tra un pezzo di animale e l’altro. Al posto dell’acqua alcalina a basso residuo fisso per alleggerire i reni, una bottiglia di vodka. Mentre nonno fa merenda con pane e salame (per giorni, ingenuamente, abbiamo creduto stesse mangiando pane integrale e composta di lamponi bio senza zucchero, come da nostre istruzioni), con gli occhi iniettati di sangue facciamo il predicozzo alla badante, che però, dopo essersi mostrata sorpresa come al solito, non vuole sentire ragioni. D’altronde, con quella roba che avevamo portato (un bel cespo di cavolo nero ormai rinsecchito), che cosa avrebbe dovuto farci? Per persone ancora abituate all’equazione pasto = bistecca (o quando va male salsiccia) e contorno di affettati, preparare insalate miste, cucinare verdure e fare centrifugati è sconcertante. Al punto che la nostra badante si è offesa, ha fatto le valigie e ha varcato la porta per tornare a casa, urlando nella tromba delle scale condominiali: “Io senza mangiare non ci so stare!”
IN BALÌA DEGLI EVENTI
Un bel problema. Anche perché la nuova badante, appena arrivata per il passaggio di consegne, davanti a tanta indignazione sembra anche lei sul punto di capitolare. Ma allora che cosa fare, gettare la spugna? Lasciare nonno in balia degli eventi? Rinunciare all’aspetto fortemente preventivo di questa scelta proprio in una fase critica della vita è un vero peccato. Perché una dieta a base vegetale non solo aiuta a prevenire o invertire il decorso di malattie cardiovascolari, metaboliche, oncologiche o autoimmuni, come insegnano gli abitanti delle cosiddette Zone Blu, ovvero le più longeve del pianeta, ma, secondo studi sempre più numerosi, riesce a tenere sotto controllo anche i deficit cognitivi. Il professor Neal Barnard, del Physicians Committee for Responsible Medicine, uno tra i più accreditati specialisti di medicina preventiva, ha più volte spiegato come un menu a base vegetale efficace per la salute del corpo sia altrettanto efficace per il cervello. Dale E. Bredesen, esperto mondiale di malattie neurodegenerative, nel suo ultimo libro La fine dell’Alzheimer (Vallardi Editore, 2018) propone perfino un programma dettagliato di cura di questa malattia basato sulla correzione dello stile di vita, chiarendo come l’alimentazione debba essere “per la maggior parte costituita da verdure: biologiche, di stagione, locali e non OGM”. E ricordando ai carnivori incalliti che al limite “la carne è un condimento, non un ingrediente principale”. Difficile spiegarlo alle badanti, per le quali è una carotina, al massimo, a fare da condimento a una bella bistecca. Sicuramente non il contrario. “Invece a trarre vantaggio da questo tipo di alimentazione sarebbero soprattutto le badanti, che sono più giovani” osserva Pietro Landra, medico specializzato in gerontologia, geriatria e psicologia medica. “Perché l’aterosclerosi inizia a dare i primi segni anatomopatologici già intorno ai 20-30 anni ed è da lì in poi che bisognerebbe nutrirsi in modo più adeguato, escludendo il più possibile prodotti animali. Nonostante i tanti benefici che ne possono trarre i grandi anziani, infatti, i danni che hanno accumulato in tanti anni sono più lunghi da correggere”. Meglio quindi darsi subito da fare.
PAROLA D’ORDINE: COSTANZA
“L’alimentazione vegetale può aiutare in tutte le patologie della terza età” spiega il dottor Landra. “Non solo nella riduzione dei rischi neoplastici, come i tumori del grosso intestino, e cardiovascolari, come ictus, infarto o insufficienza arteriosa degli arti inferiori, ma anche nella risoluzione di problemi più spicci come la stitichezza, tanto frequente negli anziani, spesso disidratati, che migliora proprio grazie all’apporto costante di fibre e acqua. Senza dimenticare anche aspetti più frivoli, come una pelle più gradevole e un miglior rapporto con il proprio corpo. E più si mantiene una dieta adeguata più si ottengono benefici. Il segreto è la costanza, proprio come nell’attività fisica”. Se il timore è quello di incorrere in qualche carenza ci si può certo rivolgere a uno specialista, ma il segreto è quello di variare molto. “Le proteine necessarie al benessere, di cui gli anziani hanno un fabbisogno leggermente superiore, sono ‘sparse’ nei diversi vegetali, quindi se oggi mangio pasta con le lenticchie, domani dovrò mangiare riso con i piselli. Metterò in tavola cioè tutti i cereali integrali, tutti i legumi, tutte le verdure e i frutti a rotazione. La dieta vegetariana, insomma, non deve essere monotona e deve prevedere anche qualche integratore, in particolare vitamina B12 e vitamina D. In questo modo si eviteranno anche problemi di anemia o di osteoporosi”.
AGENZIE SPECIALIZZATE?
Cerchiamo di salvaguardare al meglio, quindi, la nostra salute futura per evitare che qualcun altro, un giorno, decida che cosa mettere nel nostro piatto. “Nutrirsi come si preferisce è un diritto fondamentale, soprattutto quando le limitazioni legate all’età iniziano a essere tante” dice Pietro Landra. “È aberrante pensarsi da anziani in balìa di una badante sovrappeso che ci rifila solo carne. Ma è anche vero che pianificare una dieta vegetariana ben bilanciata non è facile per chi si trova a farlo dall’oggi al domani. Sarà tuttavia un problema da risolvere, perché se oggi, dopo che per decenni ci hanno riempito la testa con l’idea delle proteine ‘nobili’ della carne, richieste esplicite di diete vegetariane e vegane da parte di anziani o loro familiari sono ancora rare, negli anni a venire saranno sempre più frequenti”. E allora chissà che dopo l’iniziativa dei volontari della Compagnia della Polenta, che a Milano distribuisce ai senzatetto cibo vegano, con il tempo non nascano anche gruppi di volontari che portino cibo veg agli anziani che ne fanno richiesta, o addirittura agenzie di badanti specializzate in alimentazione vegetale. Augurandoci, comunque, di non averne mai bisogno.
Invecchiare non è una maledizione, ma un lusso, questo lo impariamo anche dagli animali…scoprite come, qui. E per una ricetta ideale andate a vedere come realizzare la budda bowl verde con falafel di spinaci.