la voglia di esplorare, il desiderio di mettere in discussione tutto quello che ho imparato per scoprire e accettare che esistono altri modi di interpretare la vita.”
di Elisa Orlandotti
Seguirlo è complesso, gira il mondo con la semplicità con la quale noi giriamo le nostre regioni: un giorno in Olanda, ma poco dopo in Italia… no, è già in Germania, ma sta facendo i documenti per andare in Bielorussia. Eppure non è una di quelle anime tormentate che cercano uno spazio tranquillo, senza mai trovarlo. Al contrario è di carattere libero, allegro e ironico, amante della buona tavola e dei viaggi, curioso per natura e organizzato per necessità: chi meglio di lui può consigliarci piatti soddisfacenti pronti in pochi passaggi e suggerirci come cavarcela con i cibi vegetali ovunque andremo appena sarà più semplice muoversi? Cari lettrici e lettori, ecco a voi il Viaggiatore Vegano, al secolo Christian Pettenello.
Cosa ti spinge a viaggiare così tanto?
La curiosità, la voglia di esplorare, il desiderio di mettere in discussione tutto quello che ho imparato per scoprire e accettare che esistono altri modi di interpretare la vita. Mi piace sentirmi libero, senza confini che poi, in effetti, esistono solo sulle carte geografiche. Mi piace confrontarmi con altre persone, ammirare la bellezza di tratti somatici diversi da quelli a cui sono abituato, chiedermi sempre cosa ci sarà oltre l’orizzonte che sto osservando e sentire che la risposta è sempre qualcosa di sorprendente. Mi piace dormire in tenda all’aperto, nei boschi, vicino a un lago, svegliarmi al mattino e sentire l’erba fresca sotto i piedi. D’altronde la natura non è un posto da visitare, ma è la nostra casa.
Quali paesi hai visto fino a oggi?
Ho viaggiato sia per passione e istinto che per lavoro. Sono stato in quasi tutta l’Europa, comprese l’Islanda, l’Irlanda e le Isole Faroe; l’anno scorso sono stato a Capo Nord, una meta motociclistica che non può mancare nella collezione dei viaggi, attraversando completamente la Svezia all’andata e la Norvegia al ritorno. Sono stato in Australia dove ho fatto un coast to coast in solitaria di quasi 10.000 chilometri da Brisbane a Perth, inclusa la Tasmania, una terra magnifica. Sono stato in Brasile, in Colombia, in Cile, dove ho visitato la Patagonia anni fa. E poi in India, a nord, nella regione del Jammu e Kashmir, dove ho percorso la spettacolare strada che da Manali giunge a Leh a bordo di una Royal Enfield e valicando i passi carrozzabili più alti al mondo come il Khardung La che giunge a quota 5.359 metri sul livello del mare. Per quanto riguarda l’Africa c’è ancora molto da vedere, ma ho visitato il Marocco, la Tunisia e la Liberia. Quest’anno sto progettando di andare in moto in Estonia, Lettonia e Lituania e se possibile anche in Bielorussia. Vorrei visitare quella parte a sud nella zona di esclusione che circoscrive la centrale di Chernobyl, in Ucraina, dove sono già stato due volte.
Quale ti è rimasto più nel cuore?
Questa è una domanda molto difficile. Ho apprezzato ogni posto per quello che aveva da offrire e ho sempre incontrato persone cordiali, per questo è estremamente difficile scegliere. Se dovessi affidarmi alle prime sensazioni, credo che il viaggio in Australia sia stato uno dei miei favoriti perché ho quasi sempre dormito in tenda, a contatto con la natura, spesso ricevendo visite di animali selvatici: mi sono ritrovato al mattino in un campo circondato da canguri, ho incontrato i wombat, i pappagalli cockatoo con il loro simpatico ciuffo, ho scoperto che un varano sopra un ramo mi stava osservando per tutto il tempo mentre montavo la tenda proprio sotto quell’albero. In Australia ho poi incontrato i quokka, con il loro inconfondibile profilo che li fa apparire come se sorridessero. Ricordo che ero rimasto a lungo disteso su un prato ad ammirarli, finché si sono sentiti in confidenza e hanno cominciato a venirmi vicino, a salirmi sulle gambe e sulle spalle come se fossi il loro nuovo giocattolo. Notando la scena, un gruppo di turisti mi aveva soprannominato “The quokka whisperer”, più o meno “L’uomo che sussurrava ai quokka”.
C’è invece un luogo particolarmente suggestivo che hai visitato?
Devo dire che mi sono immerso volentieri in tutte le pozze di acqua calda in cui mi sono imbattuto in Islanda. Ognuna è un’esperienza mistica diversa. C’è la Krossneslaug nascosta tra i fiordi occidentali, che si affaccia direttamente sullo Stretto di Danimarca e dalla quale è possibile vedere alcuni iceberg che galleggiano in lontananza mentre ti stai facendo coccolare dal tepore delle acque termali. Ce ne sono poi molte altre, alcune più conosciute, dove è possibile socializzare con gli altri visitatori o con i locali, altre meno note e nascoste dalle vie del turismo di massa, dove poter stare in pace a rilassarsi dopo aver percorso strade impervie su due ruote. Una curiosità è che vicino a ogni pozza c’è sempre una piccola struttura adibita a spogliatoio con tanto di docce comuni e bagni dove darsi una sciacquata prima di immergersi nelle calde acque. L’Islanda è una terra magica e suggestiva, di una bellezza unica. Il suo territorio è quasi interamente spoglio di alberi, ma ovunque il terreno è ricoperto da un soffice e delicato strato di muschi e licheni. Da distante appare un unico verde brillante, ma guardando da vicino, proprio sotto ai miei piedi, ho scoperto una miriade di muschi, licheni e fiori colorati che devono dare il meglio di sé in poco tempo a causa della breve stagione vegetativa. A tratti il paesaggio non sembra appartenere a questo pianeta, puoi passare da strade sterrate che si arrampicano lungo i fiordi del Nord a lingue di asfalto rettilineo che portano l’orizzonte a scontrarsi con montagne spaccate da vulcani dai nomi impronunciabili.
Qual è il paese la cui cucina ti stuzzica di più? Come mai?
Guarda, non vorrei essere banalmente di parte, ma quel paese è l’Italia. La cucina italiana è unica al mondo per la varietà di piatti che riusciamo a preparare e per la combinazione di sapori che, a mio avviso, a fatica si sperimenta nelle altre cucine. Per esperienza personale, ho notato anche come all’estero si meraviglino del fatto che noi italiani riusciamo a cucinare piatti deliziosi con pochi ingredienti. Ad esempio, non so se vi è mai capitato di leggere le ricette dei dolci che si preparano negli Stati Uniti o di vedere quei video che passano sui social dove nella terrina vengono versati velocemente una ventina di ingredienti diversi e improbabili.
All’estero mi piace comunque provare di tutto, ma se dovessi scegliere una cucina da portarmi nell’isola deserta con il maialino, sceglierei quella italiana.
Qual è il cibo più strano che hai mai mangiato e dove è successo?
È stato nell’isola di Skye, uno dei luoghi più belli da visitare in Scozia. Imperdibile una passeggiata fino all’Old Man of Storr, un monolite alto cinquantacinque metri che rappresenta il punto più alto dell’isola e che la sovrasta come se ne fosse il re. Tra l’altro lo potete ammirare nelle scene iniziali del film Prometheus di Ridley Scott. Tornando alla stranezza gastronomica, dovete sapere che uno dei piatti tipici della cucina scozzese è l’haggis, che consiste in un insaccato riempito con interiora di pecora (cuore, polmoni, fegato), macinate insieme a cipolla, grasso di rognone, farina d’avena, sale e spezie. Il ripieno, secondo tradizione, viene insaccato nello stesso stomaco dell’animale, che poi viene sottoposto a bollitura per circa tre ore. Non so voi, ma io ci vedo pure una sorta di sadismo e perversione nella preparazione di un piatto del genere. Potete quindi immaginare la mia sorpresa quando ho scoperto che, in un ristorante proprio nell’isola di Skye, servivano l’haggis in versione vegan! Si presentava simile all’originale ma era fatto con fagioli, lenticchie, funghi e avena che gli davano la stessa consistenza e un grado di appetibilità decisamente migliore per i miei gusti. Per chi volesse replicarlo, su Internet ci sono alcune ricette.
Invece qual è il cibo più buono che hai mai gustato?
L’ananas. Io vado pazzo per l’ananas. Ma non per i motivi che pensate voi, perché la vostra malizia non mi appartiene. Penso semplicemente che sia un frutto gustosissimo. Tra l’altro è uno dei pochi frutti che è consigliato consumare vicino ai pasti in quanto contiene enzimi che aiutano la digestione (almeno così dicono…). Se invece dovessi pensare a qualcosa di più esotico, adoro l’accostamento del latte di cocco con il coriandolo tipico della cucina thailandese, mi piace il tofu dei “veri” ristoranti cinesi, ma anche un semplice couscous di verdure è squisito se hai l’occasione di mangiarlo in un un’oasi in mezzo al deserto come in Tunisia a Ksar Ghilane, oppure la tradizionale francesinha in versione vegan che ho mangiato a Braga, in Portogallo, fatta con formaggio vegan e seitan, semplicemente deliziosa! Insomma, dopo tutto sono piuttosto tradizionalista e una buona forchetta. Mi piace mangiare di tutto senza mangiare nessuno.
Come mai hai deciso di muoverti sempre in moto? Cioè: non ci stanno molti pacchi con pasta, sugo e caffè!
Quando viaggio in moto sono dotato di due valige laterali rispettivamente di trentotto e quarantaquattro litri per un totale di ottantadue litri di felicità. Come molti altri motoviaggiatori, riesco a portare con me tutto l’occorrente per l’avventura: tenda, sacco a pelo, materassino, cuscino, fornelletto a gas, una pentola e un piatto, posate, una torcia a led e qualche libro. Cos’altro serve? Siamo al completo, direi. Ah, ho anche una sacca che lego dietro, sulla sella, dove tengo pochi vestiti e un paio di scarpe. Il segreto è essere minimalisti, ovvero non rinunciare a nulla ma portare con sé solo quello che è davvero indispensabile. Questo mi conduce a porre una domanda sulla quale è sempre utile riflettere: cosa è veramente, ma veramente necessario per noi? Io ho scelto che voglio arricchirmi di storie da raccontare piuttosto che di cose da possedere.
Ho imparato a ottimizzare lo spazio e le cose che mi servono, lasciando così posto ai pacchi di pasta e al sugo. Dopotutto ho viaggiato quasi sempre – maledetto deserto australiano! – in posti dove era possibile fare la spesa in un supermercato, quindi alla sera, quando mi sistemo con la tenda lungo un fiume, circondato dalla confortevole foresta svedese, riesco a prepararmi una succulenta pasta panna e funghi (vegan, of course), o con il sugo al pomodoro, olive e capperi, o piatti con risotto, fagioli, hummus, couscous, bulgur e molto altro ancora. Nel mio equipaggiamento non manca la moka: mi accompagna in tutti i miei viaggi ed è anche un motivo per socializzare con altri viaggiatori.
Non mi muovo solo in moto, ad esempio qualche anno fa ho percorso a piedi, per la maggior parte scalzo, la Rota Vicentina, un sentiero lungo la costa sud-occidentale del Portogallo, che consiglio vivamente a tutti. Si tratta di circa centotrenta chilometri di sentiero che seguono la costa lungo l’oceano, tra paesaggi mozzafiato e spiagge deserte che ho attraversato in pieno stile backpacker, ovvero con zaino sulle spalle da sessantacinque litri contenente, ancora una volta, tutto il necessario per l’avventura, tra cui una piccola tenda e il sacco e pelo per fermarmi a dormire nei posti migliori ed essere accarezzato dal caldo tramonto alla sera e svegliato al mattino presto dall’alba frizzante.
Quale cibo italiano ti manca di più quando sei all’estero?
Non ci devo pensare due volte: le melanzane alla parmigiana! Poi come le faceva mia zia! Sono sicuro che se le portassi della mozzarella vegan sarebbe entusiasta di provarla per farmi felice. E poi la pizza: puoi viaggiare quanto vuoi, ma nessuno sa fare la pizza come la facciamo noi in Italia!
È difficile scegliere cibo vegetale quando si è all’estero? In questo senso qual è il paese più complesso?
Per quale motivo credi che dorma sempre nei prati in tenda? È pieno d’erba tutto intorno e il pranzo è servito a ogni ora! Offro io! (Ridiamo, NdR.)
A parte gli scherzi, le cose si stanno evolvendo molto rapidamente ma se dovessi citare un paese dove ho incontrato qualche difficoltà, quello è stato proprio la Francia. Al di fuori dell’isola felice che può essere una città favolosa come Parigi, ho sempre fatto fatica a trovare almeno un’opzione vegetariana da poter facilmente convertire in vegana. A quanto ricordo, alcuni anni fa, era persino impossibile mangiare qualcosa a base vegetale nelle aree di sosta lungo l’autostrada a parte le patatine fritte, a patto di essere sufficientemente veloce da fermarli prima che le imbrattassero della maionese d’ordinanza. Preferisco invece parlare delle piacevoli sorprese che ho avuto dove non mi sarei aspettato, come ad esempio prelibati ristoranti vegani a Kiev, oppure in Slovacchia o in Grecia. Persino in Islanda ci sono opzioni vegan quasi dappertutto e l’alternativa vegetale al formaggio che si trova facilmente nei supermercati costa meno di quello di latte vaccino!
Come ti sei organizzato per pranzi e cene quando sei in viaggio?
Come dicevo poco fa, porto con me un fornellino da campeggio, un pentolino, un piatto, una tazza in alluminio e la moka. Con questo riesco a cucinare pasti dignitosi, ovviamente non mi posso permettere di preparare le lasagne alla bolognese con il ragù vegetale o gli involtini di salvia fritti ripieni di crema alle patate e tofu, ma mi accontento. Spesso sulle mie pagine social pubblico i piatti che mi preparo, perché se non fai una foto del cibo da mettere online, in realtà non stai mangiando sul serio. Ho comunque scoperto numerosi vantaggi per la cucina da campeggio da quando sono passato a un’alimentazione a base vegetale. Innanzi tutto, quello che mangio, in genere, non ha problemi di conservazione. Mi spiego meglio: per i non vegani in queste situazioni di viaggio è consuetudine comprare affettati o formaggi, per fare panini, ma hanno bisogno di essere refrigerati. Se in estate lasci questi alimenti nelle valigie della moto al mattino, di sera sono completamente cotti. Quello che compero io, invece, non richiede particolari sistemi di conservazione: un pacco di couscous e una scatoletta di fagioli posso portarli con me anche per molti giorni. Inoltre, non cucinando carni che colano grassi e ungono, risulta più facile lavare le stoviglie, risparmiando detersivo e acqua. In viaggio, inoltre, si possono preparare molti pasti senza cucinare, come i classici panini con hummus, pomodori secchi o formaggio vegan con olive, insomma, quello che mi suggerisce la fantasia del momento quando vado a fare la spesa.
Hai tre regole da darci per salvare il nostro pranzo in qualsiasi Stato decideremo di recarci?
In qualsiasi ristorante in Italia o all’estero la regola è una sola: essere cortesi e di buon umore prima di sedersi a tavola. Credo che quasi tutti gli chef riescano a preparare un piatto a base vegetale, magari noi possiamo cercare di dare qualche consiglio dando un’occhiata alle proposte del menu e suggerendo come comporre il piatto. La strategia di sedersi a tavola con fare sbruffone, del tipo: “Io sono vegano e mi aspetto che voi sappiate cosa preparare”, non sempre funziona. Invece la cortesia nel cercare un compromesso può portare a belle sorprese.
In alcuni paesi addirittura la parola vegan non fa proprio parte del linguaggio e non viene compresa, come ad esempio in Giordania, dove sono stato recentemente. Tuttavia è facile ordinare i falafel, sia come panino (senza la salsa allo yogurt) che come semplici polpette (ve ne regaleranno sempre un paio oltre a quelle che vi faranno assaggiare), oppure si trova pressoché ovunque un piatto di hummus con olio di oliva e del pane, o un rinfrescante tabbouleh (un piatto tipico con prezzemolo, pomodoro, aglio e bulgur condito con succo di limone e olio d’oliva), o ancora il ful medames, una sorta di zuppa fatta con fave, pomodoro, aglio e cipolla e insaporita con l’inconfondibile cumino. La Giordania è un paese incantevole e il suo popolo molto amichevole e ospitale. Verrete sempre accolti con un caloroso “Welcome to Jordan” da chiunque incontriate.
Se si ha la possibilità di andare nei supermercati, come adoro fare io, si spalanca un mondo. Oltre ai comuni prodotti di per sé vegetali, potreste scoprire moltissime cose da provare, ad esempio in Germania è disponibile un’incredibile varietà di wurstel vegan, la birra non manca e quindi il pranzo è servito.
Il Viaggiatore Vegano è andato a scovare una ricetta dei nostri amici vegani americani, che hanno trovato il modo di preparare una squisita pasta “Mac&Cheese” in versione 100% vegetale. Scoprite come realizzare il favoloso sugo Mac senza Cheese. Da provare!