Restare ignoranti nell’epoca della libera informazione è il più grave danno che possiamo infliggere a noi stessi”
di Sonia Giuliodori
Paola Maugeri, non ha bisogno di troppe presentazioni. Volto storico e grintoso della tv nel panorama del giornalismo musicale e vegana convinta, è anche mamma di un bellissimo bambino dal nome molto particolare e originale: Timo.
In occasione dell’ uscita del suo libro las VEGANS, ci regala una testimonianza della sua esperienza tra una vita impegnata come giornalista/vj/speaker e quella di mamma: presente, attenta ed “eco-compatibile”. Tra compostiera, filiera corta, bucato senza lavatrice e un pannello solare, descritte nel suo precedente libro La mia vita a impatto zero, Paola è l’esempio di chi ha scelto di vivere in modo consapevole. Lo fa in ogni gesto che compie, senza estremismi, ma con grande rispetto per gli esseri viventi e l’ambiente che la circonda. Nelle sue conferenze continua a ripetere che cambiare il mondo è possibile almeno per tre volte al giorno: colazione, pranzo e cena grazie a un’alimentazione vegana, la più grande vera rivoluzione del futuro.
Non possiamo che essere d’accordo con lei, ma le difficoltà che si incontrano aumentano quando si ha a che fare con l’educazione alimentare dei nostri figli. Scuola, compagni e ambiente circostante non sempre ci aiutano.
Abbiamo chiesto a Paola di raccontarci la sua esperienza in una chiacchierata vis a vis e, come sempre, è emersa tutta la passione e l’entusiasmo che mette in ogni gesto che compie.
Hai avuto esitazioni quando ti sei trovata di fronte alla scelta alimentare per tuo figlio?
Questo tipo di decisione non è assolutamente un passaggio semplice. Con questa scelta, come per tante altre che fanno parte della genitorialità, tu ti assumi la responsabilità di un piccolo essere che ancora non è in grado di decidere. Io, quando ero in cinta di Timo, mangiavo già vegano da moltissimi anni, ma ho passato quei nove mesi come se avessi dovuto prendere una sorta di laurea…ho studiato per tutta la gravidanza costantemente, ho raccolto informazioni sui vaccini, sullo svezzamento vegano macrobiotico, sulle percentuali di zuccheri e proteine necessarie, sulla comparazione tra l’umo e i primati, che ci sono così vicini. Credo che quando si prenda una decisione così importante sia fondamentale conoscere e le informazioni non ci devono mancare. Le idee che portiamo avanti vanno supportate da dati che ci rendono più forti e sicuri delle nostre scelte.
Come hai conciliato una dieta vegana con l’ingresso di timo a scuola?
Già dai primi mesi di vita di mio figlio ho iniziato a informarmi su quella che poteva essere la scelta scolastica, anche se poi per quattro anni e mezzo è stato a casa con me. Ho cercato su internet stimoli e idee e li ho trovati quando sono venuta a conoscenza della scuola antroposofica e steineriana. Secondo il loro protocollo il pasto viene fornito dalla famiglia e io ho reputato meraviglioso poter cucinare per Timo. Tutte le mattine, da due anni, preparo il suo pranzo in un pentolino . Spesso è difficile, a volte lavoro fino a tardi e non si ha sempre voglia di alzarti alle sei e mezza e cucinare, ma quando quel pentolino è pronto e lo metto nel cestino, lo trovo bellissimo. Non è più un sacrificio, quelle ore del primo mattino, ancora così silenziose, passate in cucina, si trasformano in un gesto di amore e di grande dedizione. È splendido che sia la mamma ad occuparsi dell’alimentazione del proprio figlio, indipendentemente dal cibo che si prepara.
La ricetta preferita da tuo figlio? Sicuramente le polpette, tutti i bambini le adorano. Nel mio libro le ho chiamate “Albondigas alla Rosita”, mia mamma aveva questo nome di origine spagnola , e non a caso sono state fotografate nel pentolino di Timo. Ho trasformato le polpette a base di carne, che mia mamma mi faceva da piccola, con seitan e fiocchi di avana. Anche mio fratello, che le ha assaggiare, ha affermato: “Ma sono uguali a quelle della mamma”!
Che consigli daresti a una neomamma che si trova a scontrarsi con le regole sociali, che spesso ci spingono a uniformarci alla massa e a rinunciare ai nostri principi?
Questo non vale solo per il cibo, ma ad esempio anche per l’allattamento, dove la maggior parte dei pediatri consigliano di interrompere verso l’anno…
Sapevo che lo avrei allattato a lungo e così è stato: ho allattato mio figlio per 4 anni e mezzo, fino a 18 mesi ha bevuto solo latte e poi ha proseguito con un auto svezzamento naturale, mangiando quello che mangiamo noi, dal tofu alle cipolle, chicchi di quinoa, riso integrale, carote, sedano. Oggi, a sei anni, è un bambino che mangia una quantità di verdura e frutta enorme, tant’è che quando invitiamo degli ospiti rimangono sorpresi. Tutti noi cresciamo per imitazione, dal momento in cui non ha visto altro cibo in casa, per lui è assolutamente naturale, il cibo è anche tradizione e cultura, basta vedere i bambini giapponesi che sono abituati a mangiare le alghe come noi i biscotti. Mi ricordo che io chiesi delle consulenze al dottor Luigi Proietti. Imparare è la cosa più bella che possiamo fare, perché la conoscenza ci rende liberi e ci rende forti. Io non ho avuto dubbi, ho visto mio figlio crescere bene e senza nessun problema, non ho mai avuto bisogno di una bilancia, perché comunque un bambino che cresce bene lo vedi. Mi ricordo una frase molto bella di una consulente del latte che disse “se il seno della mamma fosse con la grammatura come i biberon saremmo tutti più sicuri, ma non abbiamo bisogno di vedere quanto ha mangiato, un bambino sazio è un bambino sereno, questa è la cosa più importante”. Il consiglio che mi sento di dare a tutte le mamme è leggere molto e informarsi. Non dobbiamo mai prendere decisioni con leggerezza, ma a ragion veduta, perché noi abbiamo la responsabilità di un’altra vita.
Durante la gravidanza hai continuato a lavorare fino alla fine, ci ricordiamo di quando con il pancione hai seguito la diretta della trasmissione del Live Earth nel salotto di Mtv, per un grandissimo concerto benefico mondiale.
Purtroppo nel mondo occidentale questo periodo viene vissuto spesso come una malattia, durante cui evitare sforzi e fare una vita tranquilla, come hai vissuto la tua gravidanza?
Per me la gravidanza è la cosa più naturale del mondo. Noi ormai abbiamo medicalizzato i nove mesi di gestazione in un modo incredibile. Ben venga quado possono aiutarti in situazioni di patologia legati alla gravidanza, ma quando non ci sono problemi, va vissuta come una delle più grandi esperienze e fortune nella vita di una donna. Dobbiamo iniziare a fidarci di noi stesse; una volta qualcuno mi ha detto: se tu stai bene il bambino sta bene. Se succede qualcosa la mamma lo sente, impariamo di più a seguire il nostro istinto, come fanno le donne in Bolivia e in Africa durante il parto.
Nella tua vita hai intervistato grandi rockstar e big della musica internazionale e anche nel tuo libro ogni ricetta è associata a una canzone, tra Beatles, Rolling Stones, Franco Battiato e Red Hot Chili Peppers.
Che peso ha avuto e ha la musica nella tua vita e quanta consapevolezza rispetto alla scelta vegan ti è capitato di trovare in questo ambiente?
La musica ha avuto un peso grandissimo e soprattutto è stato importante poter conoscere tante persone, che hanno trovato nella loro passione la loro realizzazione. I grandi musicisti, che hanno fato la storia della musica e chi arriva ad avere successo, sono riusciti a trovare una forma di arte e di guadagno nella loro più grande passione. Sono delle persone appagate e ti comunicano un modo di stare al mondo bellissimo. Nel buddismo si dice liberati dai cattivi amici e segui i buoni amici . Il senso di questo è che ognuno di noi ha bisogno di un’ispirazione sana, più ci circondiamo di persone felici più abbiamo voglia di lavorare sulla nostra felicità. Frequentare tutti questi musicisti per me è stata una grandissima occasione per capire che si può vivere seguendo le proprie aspirazioni e all’altezza propri sogni. Questa purtroppo non è una società che insegna di andare in questa direzione e trovo sia meraviglioso invece quando questo accade. La musica mi ha fatto il regalo più bello del mondo, perché mi ha permesso di conoscere tante persone che mi hanno soprattutto insegnato a seguire il mio cuore e io ho deciso che volevo provare a vivere una vita bellissima.
Abbiamo letto che secondo te la cucina vegana è rock…da che punto di vista?
Perché nel 1956, quando Elvis Presley è arrivato sulla scena, la gente è impazzita, è nato il ruolo del fan, di colui che ti segue, che è appassionato della tua persona, ma soprattutto i rocker sono stati i primi rivoluzionari nel mondo della musica, coloro hanno detto: non ci interessa quali sono le vostre regole, adesso arriviamo noi e voi seguiteci . Chi mangia vegano in un certo senso è una persona che decide di vedere al di là delle norme socialmente standardizzate e che ha voglia di trovare una sua verità. I grandi musicisti sono stati quelli che volevano trovare una loro verità. Molte persone vegane riescono a far nascere una consapevolezza dentro loro stessi, che permette loro di vedere la vita da un altro punto di vista: rivoluzionario. Al giorno d’oggi decidere di mangiare in modo compassionevole è una rivoluzione grandissima, che può portare solo bellezza nella vita delle persone a vari livelli, ognuno con il proprio percorso, con i propri tempi e il proprio aspetto etico.
Restare ignoranti nell’epoca della libera informazione è il più grave danno che possiamo infliggere a noi stessi”
di Sonia Giuliodori
Paola Maugeri, non ha bisogno di troppe presentazioni. Volto storico e grintoso della tv nel panorama del giornalismo musicale e vegana convinta, è anche mamma di un bellissimo bambino dal nome molto particolare e originale: Timo.
In occasione dell’ uscita del suo libro las VEGANS, ci regala una testimonianza della sua esperienza tra una vita impegnata come giornalista/vj/speaker e quella di mamma: presente, attenta ed “eco-compatibile”. Tra compostiera, filiera corta, bucato senza lavatrice e un pannello solare, descritte nel suo precedente libro La mia vita a impatto zero, Paola è l’esempio di chi ha scelto di vivere in modo consapevole. Lo fa in ogni gesto che compie, senza estremismi, ma con grande rispetto per gli esseri viventi e l’ambiente che la circonda. Nelle sue conferenze continua a ripetere che cambiare il mondo è possibile almeno per tre volte al giorno: colazione, pranzo e cena grazie a un’alimentazione vegana, la più grande vera rivoluzione del futuro.
Non possiamo che essere d’accordo con lei, ma le difficoltà che si incontrano aumentano quando si ha a che fare con l’educazione alimentare dei nostri figli. Scuola, compagni e ambiente circostante non sempre ci aiutano.
Abbiamo chiesto a Paola di raccontarci la sua esperienza in una chiacchierata vis a vis e, come sempre, è emersa tutta la passione e l’entusiasmo che mette in ogni gesto che compie.
Hai avuto esitazioni quando ti sei trovata di fronte alla scelta alimentare per tuo figlio?
Questo tipo di decisione non è assolutamente un passaggio semplice. Con questa scelta, come per tante altre che fanno parte della genitorialità, tu ti assumi la responsabilità di un piccolo essere che ancora non è in grado di decidere. Io, quando ero in cinta di Timo, mangiavo già vegano da moltissimi anni, ma ho passato quei nove mesi come se avessi dovuto prendere una sorta di laurea…ho studiato per tutta la gravidanza costantemente, ho raccolto informazioni sui vaccini, sullo svezzamento vegano macrobiotico, sulle percentuali di zuccheri e proteine necessarie, sulla comparazione tra l’umo e i primati, che ci sono così vicini. Credo che quando si prenda una decisione così importante sia fondamentale conoscere e le informazioni non ci devono mancare. Le idee che portiamo avanti vanno supportate da dati che ci rendono più forti e sicuri delle nostre scelte.
Come hai conciliato una dieta vegana con l’ingresso di timo a scuola?
Già dai primi mesi di vita di mio figlio ho iniziato a informarmi su quella che poteva essere la scelta scolastica, anche se poi per quattro anni e mezzo è stato a casa con me. Ho cercato su internet stimoli e idee e li ho trovati quando sono venuta a conoscenza della scuola antroposofica e steineriana. Secondo il loro protocollo il pasto viene fornito dalla famiglia e io ho reputato meraviglioso poter cucinare per Timo. Tutte le mattine, da due anni, preparo il suo pranzo in un pentolino . Spesso è difficile, a volte lavoro fino a tardi e non si ha sempre voglia di alzarti alle sei e mezza e cucinare, ma quando quel pentolino è pronto e lo metto nel cestino, lo trovo bellissimo. Non è più un sacrificio, quelle ore del primo mattino, ancora così silenziose, passate in cucina, si trasformano in un gesto di amore e di grande dedizione. È splendido che sia la mamma ad occuparsi dell’alimentazione del proprio figlio, indipendentemente dal cibo che si prepara.
La ricetta preferita da tuo figlio?
Sicuramente le polpette, tutti i bambini le adorano. Nel mio libro le ho chiamate “Albondigas alla Rosita”, mia mamma aveva questo nome di origine spagnola , e non a caso sono state fotografate nel pentolino di Timo. Ho trasformato le polpette a base di carne, che mia mamma mi faceva da piccola, con seitan e fiocchi di avana. Anche mio fratello, che le ha assaggiare, ha affermato: “Ma sono uguali a quelle della mamma”!
Che consigli daresti a una neomamma che si trova a scontrarsi con le regole sociali, che spesso ci spingono a uniformarci alla massa e a rinunciare ai nostri principi?
Questo non vale solo per il cibo, ma ad esempio anche per l’allattamento, dove la maggior parte dei pediatri consigliano di interrompere verso l’anno…
Sapevo che lo avrei allattato a lungo e così è stato: ho allattato mio figlio per 4 anni e mezzo, fino a 18 mesi ha bevuto solo latte e poi ha proseguito con un auto svezzamento naturale, mangiando quello che mangiamo noi, dal tofu alle cipolle, chicchi di quinoa, riso integrale, carote, sedano. Oggi, a sei anni, è un bambino che mangia una quantità di verdura e frutta enorme, tant’è che quando invitiamo degli ospiti rimangono sorpresi. Tutti noi cresciamo per imitazione, dal momento in cui non ha visto altro cibo in casa, per lui è assolutamente naturale, il cibo è anche tradizione e cultura, basta vedere i bambini giapponesi che sono abituati a mangiare le alghe come noi i biscotti. Mi ricordo che io chiesi delle consulenze al dottor Luigi Proietti. Imparare è la cosa più bella che possiamo fare, perché la conoscenza ci rende liberi e ci rende forti. Io non ho avuto dubbi, ho visto mio figlio crescere bene e senza nessun problema, non ho mai avuto bisogno di una bilancia, perché comunque un bambino che cresce bene lo vedi. Mi ricordo una frase molto bella di una consulente del latte che disse “se il seno della mamma fosse con la grammatura come i biberon saremmo tutti più sicuri, ma non abbiamo bisogno di vedere quanto ha mangiato, un bambino sazio è un bambino sereno, questa è la cosa più importante”. Il consiglio che mi sento di dare a tutte le mamme è leggere molto e informarsi. Non dobbiamo mai prendere decisioni con leggerezza, ma a ragion veduta, perché noi abbiamo la responsabilità di un’altra vita.
Durante la gravidanza hai continuato a lavorare fino alla fine, ci ricordiamo di quando con il pancione hai seguito la diretta della trasmissione del Live Earth nel salotto di Mtv, per un grandissimo concerto benefico mondiale.
Purtroppo nel mondo occidentale questo periodo viene vissuto spesso come una malattia, durante cui evitare sforzi e fare una vita tranquilla, come hai vissuto la tua gravidanza?
Per me la gravidanza è la cosa più naturale del mondo. Noi ormai abbiamo medicalizzato i nove mesi di gestazione in un modo incredibile. Ben venga quado possono aiutarti in situazioni di patologia legati alla gravidanza, ma quando non ci sono problemi, va vissuta come una delle più grandi esperienze e fortune nella vita di una donna. Dobbiamo iniziare a fidarci di noi stesse; una volta qualcuno mi ha detto: se tu stai bene il bambino sta bene. Se succede qualcosa la mamma lo sente, impariamo di più a seguire il nostro istinto, come fanno le donne in Bolivia e in Africa durante il parto.
Nella tua vita hai intervistato grandi rockstar e big della musica internazionale e anche nel tuo libro ogni ricetta è associata a una canzone, tra Beatles, Rolling Stones, Franco Battiato e Red Hot Chili Peppers.
Che peso ha avuto e ha la musica nella tua vita e quanta consapevolezza rispetto alla scelta vegan ti è capitato di trovare in questo ambiente?
La musica ha avuto un peso grandissimo e soprattutto è stato importante poter conoscere tante persone, che hanno trovato nella loro passione la loro realizzazione. I grandi musicisti, che hanno fato la storia della musica e chi arriva ad avere successo, sono riusciti a trovare una forma di arte e di guadagno nella loro più grande passione. Sono delle persone appagate e ti comunicano un modo di stare al mondo bellissimo. Nel buddismo si dice liberati dai cattivi amici e segui i buoni amici . Il senso di questo è che ognuno di noi ha bisogno di un’ispirazione sana, più ci circondiamo di persone felici più abbiamo voglia di lavorare sulla nostra felicità. Frequentare tutti questi musicisti per me è stata una grandissima occasione per capire che si può vivere seguendo le proprie aspirazioni e all’altezza propri sogni. Questa purtroppo non è una società che insegna di andare in questa direzione e trovo sia meraviglioso invece quando questo accade. La musica mi ha fatto il regalo più bello del mondo, perché mi ha permesso di conoscere tante persone che mi hanno soprattutto insegnato a seguire il mio cuore e io ho deciso che volevo provare a vivere una vita bellissima.
Abbiamo letto che secondo te la cucina vegana è rock…da che punto di vista?
Perché nel 1956, quando Elvis Presley è arrivato sulla scena, la gente è impazzita, è nato il ruolo del fan, di colui che ti segue, che è appassionato della tua persona, ma soprattutto i rocker sono stati i primi rivoluzionari nel mondo della musica, coloro hanno detto: non ci interessa quali sono le vostre regole, adesso arriviamo noi e voi seguiteci . Chi mangia vegano in un certo senso è una persona che decide di vedere al di là delle norme socialmente standardizzate e che ha voglia di trovare una sua verità. I grandi musicisti sono stati quelli che volevano trovare una loro verità. Molte persone vegane riescono a far nascere una consapevolezza dentro loro stessi, che permette loro di vedere la vita da un altro punto di vista: rivoluzionario. Al giorno d’oggi decidere di mangiare in modo compassionevole è una rivoluzione grandissima, che può portare solo bellezza nella vita delle persone a vari livelli, ognuno con il proprio percorso, con i propri tempi e il proprio aspetto etico.