La peste suina africana e l’influenza aviaria hanno raggiunto il nostro Paese, diffondendosi tra la fine dello scorso anno e gli inizi di questo 2022 negli allevamenti intensivi, dove sono in corso abbattimenti.
La politica ha già emanato misure di emergenza con sostegni alla zootecnia, tra cui 50 milioni di euro destinati agli operatori della filiera suinicola contenuti nel decreto Sostegni Ter del 21 gennaio 2022.
Per arginare la diffusione, invece, il Ministro della Salute Speranza e dell’agricoltura Patuanelli hanno vietato lo scorso 13 gennaio l’attività venatoria in 114 Comuni tra Piemonte e Liguria per limitare il disturbo ai suini selvatici col fine di ridurne la mobilità e messo al bando una serie di attività che prevedono l’interazione diretta o indiretta dell’uomo con i cinghiali potenzialmente infetti.
È iniziato l’abbattimento
A raccontarci cosa sta accadendo agli animali detenuti negli allevamenti o curati nei santuari e nelle case sono le associazioni animaliste che, ancora una volta, sostengono i diritti degli esseri senzienti privi di voce.
Essere Animali segnala che negli ultimi quattro mesi, nella sola Italia, per fermare i focolai di epidemia aviaria, sono stati abbattuti 15 milioni di individui, documentando anche l’atroce modalità con cui sono stati ammazzati 300 mila polli in un allevamento in provincia di Vicenza.
LAV crea al proprio interno una struttura per aiutare coloro che hanno adottato nelle proprie abitazioni, in qualità di animali d’affezione, maialini vietnamiti, maiali e cinghiali. Un provvedimento del Ministero della Salute e della Regione Liguria, infatti, li include tra i coloro che vanno abbattuti per contenere le epidemie. L’associazione invita a non “[..] adempiere alla intimazione, tanto più poiché non scritta, e di non permettere l’ingresso di estranei nelle proprietà per far prendere gli animali”, ma a contattare il proprio ufficio legale.
Un’alleanza di sigle differenti si unisce per promuovere una petizione che chiede di fermare la macellazione di suini e cinghiali allo stato brado, semibrado o allevati in piccole stalle, destinati alla morte, anche se non infettati.
Peste suina africana e influenza aviaria, gli allevamenti sotto accusa
Greenpeace ricorda che “Il 70% delle malattie infettive emergenti (come sars, ebola, influenza suina, aviaria) provengono da animali e gli animali allevati sono in grado di trasmettere agli esseri umani un grande numero di virus, come i coronavirus e i virus dell’influenza”; una volta compreso il concetto, basterebbe smettere di incentivare con fondi pubblici la filiera della carne e aiutarla nella conversione.
Ma ad oggi l’Europa, coi nostri soldi, finanzia ancora progetti pubblicitari quali Trust Your Taste di ASSICA volto a “[…] migliorare l’immagine e il percepito di carne suina e salumi, anche raccontando il migliorato profilo nutrizionale di questi prodotti, e rendendo gli utenti più informati e consapevoli nelle loro scelte di consumo” oppure la campagna Viva il vitello di SBK e Assocarni nata “per informare i consumatori italiani su questa tipologia di carne che arriva da filiera di qualità, controllata e tracciata”.
E il fatto che i derivati animali sono favoriti lo si vede anche dall’IVA al 4% sul latte vaccino contro il 22% sulle bevande vegetali.
La devastazione prodotta dagli allevamenti è denunciata anche dal WWF che nel report Toccare con mano la crisi ecologica stimola a ripensare i sistemi produttivi e di consumo del cibo, oltre che il nostro rapporto con la fauna selvatica. Proprio alla luce del diffondersi di peste suina e influenza aviaria, l’associazione torna a denunciare l’insostenibilità delle condizioni di allevamento e ad auspicare una reale transizione ecologica.
Isabella Pratesi, direttrice Conservazione WWF Italia, afferma: “Le misure di contenimento dell’epidemia di peste suina e influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee risulteranno misure palliative legate ad una situazione emergenziale senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi e di consumo, soprattutto quello di carne. Il totale degli animali allevati per il consumo di carne (circa 20 miliardi di polli, 1 miliardo di maiali, 1,5 miliardi di mucche e 1 miliardo di pecore) è circa 3 volte superiore al numero di persone esistenti sul nostro Pianeta (quasi 8 miliardi)”.
E ancora: “A fronte di una popolazione umana in continua crescita – conclude la direttrice Pratesi – non possiamo pensare di continuare ad aumentare il consumo di carne a queste condizioni intensive di sfruttamento e alterazione degli equilibri ecologici, ma bisogna invece ridurre il consumo di carne a favore di diete sane e a base vegetale”.
Aggiornamento del 5 febbraio
Il Ministero della salute ha risposto alla richiesta di chiarimento della LAV in merito alle misure di controllo e prevenzione della diffusione della Peste suina africana: “Il Dispositivo dirigenziale prot.1195 del 18 gennaio 2022 non prescrive l’abbattimento preventivo di tutti i suini detenuti in zona infetta da PSA e nell’area con essa confinante quanto piuttosto la sola macellazione (immediata e programmata) dei suini detenuti per la produzione di alimenti per uso umano. Pertanto, fermo restando che il Regolamento (UE) 2016/429 non contempla il suino tra le specie di animali da compagnia elencate nell’allegato I dello stesso regolamento, tenuto conto tuttavia che in alcune realtà sporadiche comprovate, suidi vengono detenuti per finalità diverse dalla produzione zootecnica o alimentare si ritiene derogabile la procedura di macellazione per questi ultimi purchè sia garantito il rigoroso rispetto di tutte le misure di biosicurezza utili ad evitare l’infezione da PSA e la sua diffusione“.
Credit photo: WWF
Leggi l’articolo dedicato alle specie a rischio d’estinzione a causa dei cambiamenti climatici in Artico e Antartide.afr