C’è una città che negli States appartiene all’immaginario collettivo senza saperlo”
di Fabrizio Mezzo
È Philadelphia, la città dell’amore fraterno e universale, delle lotte per i diritti umani, della Dichiarazione d’Indipendenza, di alcuni tra i più grandi blockbuster della storia del cinema. E se la Liberty Bell, la campana che tintinnò per sancire la lettura della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776, oggi sta silenziosa al fondo del Trail, ben altra musica risuona nei parchi e lungo la scalinata che Rocky aggredì in una corsa folle alla ricerca della forma perfetta prima di scontrarsi con Apollo Creed in un film che ha cambiato la vita della città.
Philly infatti (la chiamano affettuosamente così tutti coloro che ne hanno vissuto lo spirito ribelle e anticonformista) è una città di contrasti e di grandi storie, di arte e natura, di mode che scardinano le tradizioni, di cultura e innovazione. È una città da vivere con le scarpe da ginnastica ai piedi, tanto è tutto a walking distance (ti dicono). Solo che, da un walking distance all’altro, a fine giornata la app dello smartphone segna facilmente oltre diciotto chilometri percorsi, una distanza maggiore di quella tra aeroporto e centro città, che è di soli undici chilometri.
Visitare Philadelphia è un tuffo esperienziale nell’atmosfera che ha portato le prime tredici colonie americane ad affrancarsi e a far nascere gli Stati Uniti d’America. La città, che esalta la libertà fin dalla sua fondazione, cerca di esprimere questo spirito in ogni angolo, in ogni locale, in ogni situazione. A partire dai suoi graffiti che dipingono un paesaggio urbano irreale ma rappresentano una delle più alte forme di arte concettuale architettonica moderna, tanto da essere incoraggiati e coordinati con le autorità cittadine per decorare la città. Quindi… pronti a raggiungerla?
Philly è il centro di un ideale viaggio sulla costa atlantica ed è facilmente raggiungibile dall’Italia con voli diretti American Airlines e indiretti di quasi tutte le maggiori compagnie aeree. Fusi orari e operativi favoriscono in molti casi partenze comode che consentono di sfruttare ancora parte del pomeriggio nel giorno di arrivo. Ma la città della Pennsylvania è comodissima anche internamente: si viaggia in poco tempo da New York, Boston o Washington, in bus gran turismo o in treno grazie ad Amtrak (con wi-fi perfettamente funzionante lungo tutte le tratte). Bastano poche ore e la costa Est degli States è a portata di rotaia per un hop on hop off tra le mete più affascinanti degli States. Io ci sono arrivato così. E ho trascorso tre giorni intensi e indimenticabili.
Arrivati sulla riva occidentale del fiume Delaware, dove fu fondata nel 1682 dal quacchero William Penn cui deve il nome, la prima impressione che si prova è di trovarsi in una città “a misura d’uomo”, differente dal caos eccentrico e frenetico di New York, meno snob di Boston con cui divide però la storia legata alla lotta di indipendenza, più raccolta della “politicissima” Washington. Philly è una boutique city benché sia una delle maggiori e più importanti d’America, con una popolazione che tra area urbana e suburbana raggiunge i sei milioni di abitanti.
Qui ogni angolo è uno spot pubblicitario, una tentazione irresistibile per gli occhi di un fotografo, una storia da scrivere per chi ama i diari di viaggio. Ma è anche una città per tutti e per tutte le tasche. Le soluzioni alberghiere (compresa Airbnb) abbondano: dal Four Seasons cinque stelle lusso a piccoli hotel caratteristici e accoglienti. E poi il food: una città che ha nel suo mercato uno dei punti di forza non può che essere all’avanguardia nel campo della ristorazione, compresa quella healthy e vegan.
Le mie settantadue ore a Philly hanno seguito lo schema classico che mescola cultura, storia e curiosità. Ho fatto selfie e scattato foto, ma soprattutto ho incorporato nel cuore le cartoline di una città che mi ha colpito. Per chi vuole seguire le tracce di un itinerario che in tre giorni svela una città imperdibile, ecco le puntine da mettere sulla mappa. Il modo migliore per conoscere una città è perdersi nelle sue vie. L’ho sempre pensato e anche Philadelphia non ha deluso le mie attese. Al mattino, quindi, doccia e colazione, le mie scarpe da camminata ed ero pronto ad affrontare le walking distance americane che, accumulando tanto acido lattico nelle gambe, ho imparato essere differenti da quelle italiane.

La storia
Chi arriva a Philadelphia la vede fotografata dappertutto. È la Liberty Bell, la campana più famosa del mondo. Una fila indiana all’interno dell’Independence National Historical Park mi ha portato al Liberty Bell Center, dove è esposto uno dei simboli della rivoluzione americana e della lotta alla schiavitù. La campana che suonò l’8 luglio 1776 per radunare i cittadini in occasione della lettura della Dichiarazione di Indipendenza fu adottata successivamente dal movimento abolizionista e suffragista nella lotta contro la schiavitù. La vistosa crepa che la percorre dalla sommità si è formata al primo utilizzo e, nonostante i tentativi di ripararla, è rimasta tale. Tuttavia pare che la Liberty Bell sia solo una copia riprodotta della campana originale. Ma comunque il fascino di una reliquia che ha fatto la storia resta.
All’interno del Parco ovviamente non può mancare una visita alla Independence Hall, dove è stata scritta la Dichiarazione di Indipendenza e dove è stata discussa e adottata anche la Costituzione degli Stati Uniti, ovvero i due documenti più importanti del Paese. L’edificio, in stile georgiano, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La visita è gratuita e, in loco, i ranger sono guide simpaticissime e pronte a raccontare tutti gli aneddoti sull’indipendenza americana. L’Independence National Historical Park, dove si trovano la Liberty Bell e la Independence Hall, si stende su un’area di ben diciotto ettari all’interno della città ed è chiamato “il miglio quadrato più storico d’America”. Qui sono infatti presenti anche la prima e la seconda banca create negli Stati Uniti, la Carpenters’ Hall (sede del primo Congresso continentale) e la City Tavern, la taverna frequentata all’epoca dai delegati.
Parte della storia di Philadelphia è ovviamente il luogo di detenzione dei criminali più famosi d’America: da Al Capone al ladro gentiluomo Willy Sutton, sono molti infatti quelli che hanno fatto una sosta nelle celle dell’Eastern State Penitentiary che, dalla chiusura avvenuta nel 1971, ha subito un’importante ristrutturazione ed è stato trasformato in monumento storico con un museo visitabile tutto l’anno grazie a tour guidati all’interno della struttura, comprese alcune celle d’isolamento.
Dalla storia al futuro il passo è breve. E infatti per concludere la giornata non può mancare una salita allo One Liberty Observation Deck, che offre una veduta panoramica di Philadelphia dal 57esimo piano di One Liberty Place, l’edificio più alto dell’omonimo complesso di grattacieli, Liberty Place appunto. L’osservatorio, chiamato anche “Philly from the Top”, si trova a 269 metri di altezza ed è il punto più alto visitabile in città.
Svago, divertimento e curiosità
Curioso, stupefacente, classico, moderno. Definire il Franklin Institute Science Museum è difficile perché la sua esposizione è eclettica come il padre fondatore da cui prende il nome, quel Ben Franklin che ha un passato da politico, studioso, storico, scienziato, sperimentatore. E il suo museo è il posto dove andare per viaggiatori curiosi di tutte le età. Al suo interno trovano posto mostre interattive, un labirinto di specchi, un cuore umano di dimensioni enormi che i bambini possono attraversare per scoprire il percorso del sangue nel corpo umano. E poi ancora manufatti culturali, fenomeni naturali e clima.
Altra meta, che consente un attimo di riposo grazie a un tragitto in traghetto sul Delaware, è il Battleship New Jersey Museum and Memorial. Il museo è un must to see soprattutto per le famiglie con figli piccoli; un posto divertente da esplorare cominciando dalla USS New Jersey, una corazzata in pensione che è tra le navi più grandi e più leggendarie della sua classe dopo i servizi durante la Seconda guerra mondiale, la Corea e il Vietnam. La visita alla nave permette di vivere esperienze che riproducono la reale quotidianità a bordo.
Attrazione storica amata da locali e turisti, la Betsy Ross House cattura la vita e i tempi della cucitrice più importante d’America. Responsabile della progettazione e della creazione della prima bandiera americana, Ross fu una figura importante nella società di Philadelphia di fine Diciottesimo e inizio Diciannovesimo secolo. Uno stop alla sua casa racconta scorci di vita dell’epoca, in particolare per le donne dell’industria.
E per finire la giornata, un po’ di brivido e qualche attimo di suspense con Ghost Tours of Philadelphia, un tour attraverso l’Independence Park e la Society Hill, guidati da uno storyteller in costume. La visita, sotto forma di pièce teatrale, illustra la storia della città, inclusi eventi inquietanti e racconti di case infestate da fantasmi tra folclore e avvenimenti apparentemente inspiegabili.
I musei
Per gli amanti dell’arte il più grande museo di Philly, il Philadelphia Museum of Art, offre una collezione completa e variegata di dipinti, stampe, sculture per un totale di oltre 240.000 soggetti d’arte. Oltre al focus sull’arte americana, qui trovano spazio anche tante divagazioni su armi e armature, arte asiatica, arte europea medievale (1100-1500), arte europea dell’Ottocento (1800-1900) e arte moderna e contemporanea oltre a mostre speciali che ruotano nel corso dell’anno. Il museo dedica particolare attenzione all’arte impressionista, con una collezione che non ha nulla da invidiare al Musée d’Orsay di Parigi.
Il mio amico Marco Berchi ha detto che alla Barnes Foundation dovrebbero mettere un cartello con scritto “Astenersi se portatori della sindrome di Stendhal”. Il museo fu voluto da Albert C. Barnes: di origini umili e possessore di una fortuna accumulata a fine Ottocento grazie a un farmaco contro la cecità infantile, iniziò a collezionare opere allora contemporanee spedendo in Francia suoi fiduciari e giungendo a ingaggiare Matisse per dipingere un murale nella sua villa di campagna a Merion.
Un capolavoro dopo l’altro, una tela dopo l’altra, ed ecco che nella villa Barnes e sua moglie sistemarono quadri, sculture e oggetti tra cui 67 Cézanne, 181 Renoir, oltre a 7 Van Gogh, 46 Picasso, 59 Matisse e molto, molto altro distribuiti in ordine sparso, non cronologico né filologico ma, appunto, vitale, con pareti letteralmente coperte da tele e cornici. Fino agli anni Duemila l’incredibile collezione è rimasta a Merion, nei sobborghi di Philadelphia, ma con il tempo si è reso necessario trovare nuovi spazi. Detto, fatto. La Fondazione ha aperto nel 2009 e ha chiuso nel 2012 sul Museum Mile della città un cantiere che ha dato vita a un edificio in pietra del Negev che sarebbe magnifico “anche se – sempre parole del mio amico Marco Berchi – contenesse una lavanderia a gettoni”. Sì, da sola la Barnes Foundation vale il viaggio a Philly.
La Christ Church è invece una bella chiesa storica. Sebbene sia stata ricostruita, il sito stesso è stato un luogo di culto sin dal 1695. La chiesa conserva la riproduzione fedele dell’architettura originaria e il Christ Church Burial Ground, il cimitero storico che ospita, tra gli altri, le spoglie mortali di Benjamin Franklin. La passeggiata tra le tombe, lungi dall’essere triste, è un momento per ricordare la storia cittadina visto che quattro firmatari originali della Dichiarazione di Indipendenza sono sepolti qui insieme ai primi fondatori della città.
Un’altra grande attrazione nel cuore della Philadelphia storica è il National Museum of American Jewish History, che racconta la storia degli ebrei d’America dal momento della loro immigrazione in quella che resta una delle città più fortemente abitate dalla comunità ebraica. Il museo racconta 350 anni di storia ebraica americana attraverso oltre 1.200 manufatti, 30 film originali e 13 display interattivi.
Per visitare quasi tutte queste attrazioni è possibile acquistare il Philadelphia Pass, un carnet che consente di utilizzare tre giorni di ingressi e risparmiare, in funzione delle visite, fino al 55% sul costo dei biglietti.
Dormire a Philly
In America vi sono hotel e soluzioni per tutti. Philadelphia non è da meno e nell’ultimo anno sta arricchendo la sua offerta grazie ai nuovi grattacieli destinati ai turisti che renderanno ancora più affascinante lo skyline cittadino.
La catena dei Best Western, sia il Plus Independence Park Hotel che il Plus Philadelphia Convention Center (inaugurato all’inizio del 2017 in un edificio Art Nouveau che in precedenza fungeva da deposito di film sul margine settentrionale di Chinatown), offre soluzioni in centro città a cinque minuti da tutte le maggiori attrazioni locali e dalla zona del Market, a prezzi tra i 98 e i 150 dollari a camera a seconda delle stagioni.
Chi volesse invece qualcosa di più, può scegliere il Fairfield Inn & Suites Philadelphia Downtown/Center City nel quartiere di Washington Square. L’hotel offre la connessione wi-fi gratuita, ampi spazi di lavoro, colazione gratuita, piscina, centro fitness e un bistrot. Sullo stesso livello, la catena internazionale Hilton offre DoubleTree by Hilton, a poco più di un chilometro dalla Liberty Bell. Prezzi intorno ai 150 dollari a camera in funzione delle stagioni.
E poi c’è il sogno. Chi sogna, si sa, sogna in grande. Per loro c’è il Four Seasons Hotel Philadelphia presso il Comcast Technology Center, una struttura di recente apertura con camere disponibili solo a partire dal 12 agosto scorso. L’hotel è il regno del lusso e si trova tra il 48esimo e il 60esimo piano dell’edificio che con i suoi 342 metri è il più alto di Philadelphia. Sul tetto una piscina a sfioro, un ristorante e una sala con vista a 360 gradi sulla città. Ovviamente i prezzi sono differenti. Si parte da 625 dollari, solo per la camera.
La Philly vegan
Nella ricerca di una Philly assolutamente attenta all’healthy food (cosa rara in USA), ho trovato alcune chicche.
Lalo, ristorante filippino di conforto con una scelta veg in cui gran parte dei prodotti e delle erbe provengono da Farm 51, una fattoria urbana a West Philadelphia.
Spice Finch: un posto salutare con un menu di ispirazione mediterranea incentrato sulle verdure.
Bar Bombón: domina la scena vegana di Philly con sapori latini. Tutto sulla lista è a base vegetale con tante ricette particolari a base di avocado, pancetta di cocco, maggiorana e vinaigrette all’ibisco.
Poi si riparte
Dopo tre giorni di tour, Philadelphia si lascia con malinconia. E si fa il check-in all’aeroporto con la valigia più pesante. Perché qui abbigliamento e calzature sono tax free e non si può resistere al fascino degli outlet che, da soli, meriterebbero un giorno in più di permanenza perché sono degli autentici parchi divertimento per fashion victim a prezzi stracciati!