Ho trovato il contatto con me stesso, inteso come la capacità di bastarmi”
Un ragazzo dallo sguardo profondo, pacato e gentile nei modi. Lo vediamo arrivare nella nostra scuola di cucina con casco in mano, zaino e attrezzatura da biker. Pierre si siede tra i banchi e, come fanno tutti i nostri corsisti, si presenta. “Sono Pierre Cesaratto, vengo da Udine, sono vegano e ho girato il mondo in bicicletta. Ho percorso trentaseimila chilometri tra Europa, India, Sud-Est asiatico, Australia e Nordafrica. Ora voglio dedicarmi alla cucina”.
Dopo questa presentazione dovevamo averlo tra le pagine di FV magazine e farlo conoscere ai nostri lettori!
Da cosa deriva il nome “Pedalando mi perdo”?
Nasce come abbreviazione della frase “Pedalando mi perdo, ma poi mi ritrovo”.
Qual è la tua filosofia?
La filosofia che ho abbracciato è quella di un viaggiare etico, non basato sullo sfruttamento di altre culture e popolazioni. Non è turismo: mi fermo a parlare con le persone, mi interesso alle loro vite, ai loro costumi, ai loro problemi e spesso divento loro amico; non solo prendere quindi, ma anche — e soprattutto — dare. Viaggio seguendo una dieta 100% vegetale e usando come mezzo di trasporto la bicicletta, uno strumento green sempre più di moda, che porta molto bene i suoi due secoli di vita.
Hai girato l’Europa, l’India, il Sud-Est asiatico, l’Australia e il Nordafrica, dove ti sei trovato meglio come cucina?
Non posso far altro che risponderti l’India e per ovvie ragioni. C’è una cultura culinaria millenaria quasi totalmente vegetariana con tantissimi piatti vegani molto nutrienti, non solo legumi, ma spezie, che adoro, e frutta e verdura! È l’unico posto in cui la cucina non mi stanca davvero mai.
Come stile di vita invece?
L’Europa è la mia casa culturale e difficilmente mi trovo a mio agio come quando sono qui.
Hai di sicuro assaggiato cibi tipici. Ce n’è uno per continente che ti ha colpito e ci vuoi consigliare?
Ricordo con amore il dal o il chana masala in India, il cous cous nel Nordafrica, le ottime zuppe con verdure e noodle in Vietnam, dove però bisogna fare attenzione visto che nel Sud-Est asiatico usano un sacco di olio di pesce, ossi e altro. Io chiedo sempre!
Qual è il più croccante che hai mai assaggiato?
Non saprei… forse in India, quando ho provato snack venduti a bordo strada in cartocci di carta: un ventaglio di cereali soffiati o fritti, serviti con una manciata di peperoncino fresco. Una merenda croccante e anche molto piccante.
A parte pizza e spaghetti ci sono altri piatti italiani (con variante vegetale) che sono conosciuti ovunque?
Gli gnocchi! Io adoro cucinarne di ogni tipo quando sono ospitato in case lungo la mia rotta. Che siano alle erbe o di zucca non importa. Li amano tutti.
Tante volte quando sei in viaggio sei accolto come ospite in famiglie, come reagiscono al fatto che hai scelto di non mangiare né carne né pesce? Ti è mai capitata una situazione “alla patata” di Ogni cosa è illuminata?
Costantemente. Ma non pensare che serva andare lontano per avere esperienze come questa. L’Europa, soprattutto in zone rurali, è ancora molto indietro per quando riguarda la cucina vegetale. In Asia è complesso, esclusa l’India che ha una forte tradizione vegetariana: spesso, vista la difficoltà nel far capire o accettare tale scelta, cerco, un po’ a malincuore, di farla passare come una necessità religiosa, cosa molto rispettata in Oriente.
Elencaci cinque cose che deve contenere la perfetta valigia per un lungo viaggio.
Con una solida pentola da battaglia, un buon sacco a pelo, un coltello affidabile, una tenda leggera ma robusta e un fornello a benzina di buona qualità si è pronti alle sfide principali di ogni giornata! Che poi a ben pensarci sono quelle più basilari: cosa mangerò? Dove e come dormirò? Per il resto ci si ingegna!
Mettiamo dentro anche cibo? Se sì, quale?
Direi che la parola chiave è “adattamento”, ma è importante anche la fantasia. Togliendo l’esperienza dei deserti (Sahara e Outback australiano) dove ho dovuto portare grandi quantità di riso, legumi in scatola e acqua, solitamente mi lascio ingolosire dai mercati che trovo sulla strada e dai mille colori e sapori che nascondono. A volte trovo ricchezze davvero interessanti, come legumi o cereali poco conosciuti, frutta e verdura locale e mai vista prima, ma anche sale o spezie di cui non sapevo ancora di aver bisogno.
Che rapporto hai con la tua bicicletta?
Familiare! La onoro e la proteggo, ci litigo ogni tanto, ma poi ci faccio sempre la pace. Del resto trascorrendo ore, giorni e mesi sopra un mezzo così meraviglioso, non solo lo si conosce, ma si sviluppa una sorta di legame mistico, difficile da spiegare a parole.
La bicicletta è un mezzo che si sta riscoprendo nelle nostre città per muoversi in sicurezza e senza impattare sulla qualità dell’aria, ma le politiche delle amministrazioni lungimiranti che le vogliono favorire sono spesso osteggiate dagli automobilisti; c’è una riflessione che vorresti condividere con loro per stimolarli ad abbandonare l’auto e provare la due ruote?
Guardatevi attorno quando uscite. Vi è mai capitato di camminare per strada e chiedervi quanto spazio intorno a voi sia occupato o destinato alle macchine? È incredibile la superficie che stiamo togliendo all’uomo per darla a questi mezzi. Mi fa molto riflettere.
Qual è la consapevolezza più forte che hai acquisito in questi anni di cicloturismo?
L’aver trovato il contatto con me stesso, inteso come la capacità di bastarmi. Ne ho passate tante: situazioni di vita, di morte, di solitudine costante. Devo risolvere da solo ogni cosa che accade, ogni problema visto che spesso non c’è nessuno attorno a me in grado di aiutarmi. Le notti in tenda sotto cieli stellati da mozzare il fiato, la mancanza di acqua per giorni di fila, che mi manda fuori di testa, e molto altro, vivo necessariamente tutto da solo. Alla fine si impara a gestire le emozioni, a staccare la spina e a vivere il momento per se stessi, controcorrente se vogliamo. Nel 2021, dove tutto è così “social”, di sicuro è la lezione più importante che io abbia mai imparato.
A proposito di social, che rapporto hai con i tuoi follower?
Rispondo sempre a tutti con passione e parole di incoraggiamento. Oltre ai viaggi importanti, che ho sempre organizzato in solitaria, ho fatto diverse escursioni a invito libero e sono stati tanti i follower che si sono uniti a me in queste piccole avventure. Con diversi di loro è nata una grande amicizia tanto che ormai, dopo anni, abbiamo un gruppo consolidato e discutiamo sul dove andare insieme la prossima volta.
Per chi è interessato direi: scrivetemi, la porta è sempre aperta!
È da tanto che non ti avventuri in lunghi viaggi, come stai investendo il tuo tempo da un paio di anni?
Il COVID-19 non ha certo aiutato i viaggiatori, ma mi ha dato il tempo per rimescolare le carte della mia vita e scoprire nuove strade da percorrere anche stando fermo. Lo scorso anno, l’ottavo come vegano, ho finalmente coronato il mio sogno completando un corso professionalizzante di alta cucina vegetale alla FunnyVeg Academy, dando il via alla mia carriera da cuoco vegano. Non è mai tardi per cambiare quando c’è una grande passione!
Hai appeso la bicicletta al chiodo o hai nuovi viaggi in calendario, se sì, quali e quando?
Ogni giorno assieme ad Artemis (la mia bicicletta) mi muovo in lungo e in largo sulla base delle mie necessità. Certo non saranno giungle e deserti, ma a volte girare per la città è altrettanto burrascoso.
In questo periodo voglio investire le mie energie nella cucina vegetale, ma mi manca davvero viaggiare. Ci sono ancora tante cose da vedere nel mondo…
di Redazione
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