“Amiamo i cavalli, ci piace l’ippica. Vorremmo sentire i cavalli vicini per partire insieme all’avventura. Ma siamo sicuri che lo vogliano anche loro?”
Le occasioni di avvicinarsi all’ippica si presentano con una certa puntualità: una vacanza in Camargue, una gita in Maremma, le nuove attività di un centro ippico non troppo distante, una richiesta insistente da parte di figli o nipoti che vorrebbero andare al maneggio con i compagni di scuola, magari solo per una festa di compleanno. Così, anche quando pensiamo di aver già ponderato il da farsi e archiviato la questione, inevitabilmente il dilemma si ripropone: andare a cavallo, sì o no?
Il problema di fondo, lo sappiamo, è come esprimere la nostra passione per i cavalli rispettando la loro natura. Considerando, non da ultimo, il carico che imporremmo loro nel caso decidessimo di cavalcarli, un dettaglio quasi sempre sottovalutato pure da chi è più attento alla questione animale.
Fardello innaturale
“Nell’immaginario collettivo montare i cavalli è una pratica normale”, spiega Sonny Richichi, presidente di Italian Horse Protection onlus (IHP). “In realtà, dal punto di vista dei cavalli, questa pratica normale non lo è affatto. Se è vero che si può costruire una corretta relazione con questi animali nel rispetto delle loro esigenze, è anche vero che l’ippica e gli sport equestri si basano per lo più su un addestramento di tipo coercitivo, che implica l’uso di imboccature, fruste, speroni e altri strumenti atti a provocare dolore. Per non parlare della vita a cui sono costretti i quadrupedi tra allenamenti, gare, viaggi e vita in box, nonché della loro destinazione finale, che spesso è ignota, quando, come si suol dire, non servono più”. Secondo gli etologi c’è poi un altro aspetto da tenere presente, intrinsecamente legato a questa specie: per i cavalli, inclini a esplorare liberamente il territorio e a spostarsi in gruppo, essere cavalcati non è per nulla naturale.
In natura
Nel loro ambiente di origine sono infatti preda di grossi felini come il puma o il leopardo, che saltano loro in groppa lanciandosi dagli alberi al momento più opportuno. Inutile quindi spiegare nel dettaglio che tipo di sensazione possono provare quando noi li cavalchiamo, magari con scarso equilibrio e coordinazione, proprio come nel caso di un assalto improvviso. Azioni fortemente reattive come calciare o rampare, in fase di addestramento, non sono certo da intendersi come scatti di riottosità o cattiveria, ma comportamenti innescati dalla nostra mancanza di rispetto. Figuriamoci poi quando il peso sulla loro schiena sembra opprimerli e rende più pesanti e affaticate le zampe.
Ippica, questione di stazza
Se proprio intendiamo fare uno strappo alla regola, pensiamo dunque anche all’entità dei danni che un peso eccessivo può causare all’amato compagno con zoccoli e criniera: dalla deformazione della spina dorsale alle zoppie, per non parlare dello stress psichico correlato. “In questi anni nel nostro Centro di recupero abbiamo ricevuto molti cavalli con artrosi diffuse agli arti, a volte con problemi ai piedi e alla schiena”, spiega il presidente di IHP. “Anche perché nel mondo dell’ippica e degli sport equestri spesso i cavalli iniziano a essere addestrati o addirittura a gareggiare prima di aver completato la formazione dell’apparato muscolo-scheletrico, che avviene tra i quattro e i cinque anni di età, e sono quindi esposti ai rischi derivanti da uno sviluppo non corretto”.
Numeri e ricerche
Secondo le stime dei ricercatori, si considera “ottimale” un peso del fantino pari al 10% di quello del proprio destriero, “soddisfacente” se si aggira sul 15% e “accettabile” se è intorno al 20%. Tuttavia, da una ricerca inglese del Duchy College di Cornwall, pubblicata sul Journal of Veterinary Behaviour, è emerso che solo un cavaliere su venti ha un peso “ottimale” se rapportato all’esemplare che cavalca. Il 32% degli appassionati dovrebbe mettersi al più presto a dieta per non far correre seri rischi alla salute del cavallo, oppure optare per un compagno più robusto, adatto alla propria stazza. “La valutazione del peso, comunque, è sempre relativa e le percentuali vanno contestualizzate”, avverte però Sonny Richichi. “Un conto è portare il 10% del peso corporeo sulla schiena per una tranquilla passeggiata al passo, un altro conto è saltare con questo peso ostacoli di un metro e mezzo oppure fare novanta chilometri in una gara di endurance”.
di Rita Spangaro
HIP onlus
IHP è un’associazione indipendente per la tutela dei cavalli e degli altri equidi. Agisce su più livelli: denunce, investigazioni, salvataggio, cura, riabilitazione, adozioni, tutela. Contrasta abusi e maltrattamenti e si batte per un cambiamento legislativo e culturale che porti al riconoscimento dei diritti dei cavalli anche attraverso campagne di sensibilizzazione basate sulle conoscenze scientifiche.
Articolo pubblicato a febbraio 2022 su FVM n.55
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