Questa piccola palla che ci tiene sospesi nell’universo va trattata bene perché è casa nostra”
di Sandra Colbacchin
Tredici canzoni che raccontano una vita, amore per l’ambiente compreso, racchiuse in Testimone del tempo, battesimo musicale di Red Canzian dopo lo scioglimento dei Pooh. È il suo terzo album da solista, primo da “maggiorenne” come lui lo definisce. Un disco che abbraccia una vita, dalle origini – con i primi amori musicali rock e blues – ai temi che oggi gli sono più cari, come il rispetto per l’ambiente.
Vegano da nove anni, spesso impegnato in campagne contro il maltrattamento degli animali, Red Canzian nel suo Testimone del tempo ha lasciato traccia di una sensibilità che abbiamo voluto farci raccontare.
Testimone del tempo è il primo album in cui hai davvero messo tutto te stesso. Che effetto ti ha fatto?
Affrontare le responsabilità in prima persona è sempre bello, anche se rischioso. Quando scrivevo per i Pooh dovevo indirizzare le mie scelte musicali, invece qui c’è stata una purezza di creatività non mediata.
Questa libertà ti ha permesso di parlare dei temi in cui credi?
Esatto. Cosa abbiamo fatto mai è il pezzo vegano, come lo chiamano i miei collaboratori prendendomi in giro. In Cantico, dove c’è un piccolo cammeo di mia figlia Chiara, la natura si ribella e chiede all’uomo di stare attento a ciò che fa. È un disco che parla di amicizia, amore, di cose divertenti e di un passato riletto senza nostalgia.
È questa la testimonianza che hai voluto lasciare?
Ho voluto raccontare un passato che non era perfetto, però i sogni erano autentici e, con le nostre piccole rivoluzioni, siamo riusciti a cambiare qualcosa.
Tra le tue rivoluzioni personali ci sono ventisei anni senza carne e la scelta vegana dal 2009. Come hai visto cambiare l’approccio a questi temi?
Oggi c’è più attenzione non perché ci vogliono più bene, ma perché sei milioni di persone vegane e vegetariane sono un business, basta guardare ristoranti e supermercati. Nostro malgrado qualcosa sta cambiando anche a livello climatico, con temperature impazzite. Dovremmo essere più coscienti che questa piccola palla che ci tiene sospesi nell’universo va trattata bene perché è casa nostra.
Una sensibilità sulla quale c’è ancora da lavorare… Quando al DopoFestival di Sanremo ti hanno chiesto se bruchi, cosa hai pensato veramente?
L’ho trovata una caduta di stile di un uomo poco intelligente. Ci vuole più rispetto. Ciascuno è padrone di scegliere per se stesso e quindi io posso scegliere come stare bene.
Una scelta che tra l’altro ti ha cambiato la vita.
Eccome! Mi ha cambiato il carattere, il modo di affrontare le cose e di rapportarmi con le giornate e con la vita.
In Cosa abbiamo fatto mai chiedi “Quale domani lascerai”. Tu quale vorresti lasciare?
Vorrei un domani che assomigliasse di più a quello lasciato da mio padre. Dovremmo recuperare le cose buone, come il vecchio frumento Senatore Cappelli, e non usare il Creso bombardato con raggi gamma del cobalto radioattivo per renderlo nanizzato. Certo non si ammala e produce di più, peccato che sia geneticamente modificato e con il triplo di glutine rispetto al vecchio grano. Se insegnassimo a coltivare i grani antichi magari produrremmo meno, ma avremmo più qualità e forse soffriremmo meno di sensibilità al glutine. Sono le piccole cose che possono fare bene a chi verrà dopo di noi.
Parlando di cibi, qual è il tuo piatto preferito?
Adoro il piatto principe di ogni stagione. Lo scorso inverno, ad esempio, ho vissuto di radicchio Verdon di Roncade, tipico della mia zona, del più noto radicchio rosso, di broccoli e di zuppa con cavolo nero.
Oltre al tour che ti porterà in giro per l’Italia, sei impegnato in qualche campagna?
Ora sono preso dai concerti, però se posso aiutare qualcuno lo faccio volentieri. L’altro giorno ad esempio ero a Genova per firmare petizioni contro i maltrattamenti sugli animali. Quando posso ci sono, d’altronde sono vegano anche quando sono fuori promozione!