Ciò che viene percepito dal fruitore in quell’istante è unico e irripetibile”
di Elisa Orlandotti
Foto di Manuela Albertelli
A una prima occhiata sembrerebbe un prestigiatore, con quello sguardo vispo, di chi la sa lunga, camicia chiara, panciotto e cravatta scuri. E quel sorriso, che preannuncia l’arrivo di meraviglie. Non ci sbagliamo di molto perché Dennis Zoppi sa realmente creare magie, stupendoci con effetti speciali, ma anziché cappello a cilindro e bacchetta magica usa liquidi! I suoi cocktail sono vere e proprie opere d’arte, evocative e suggestive, che non si limitano al bicchiere, ma prendono più forme fino a costruire architetture e ambienti, a uso e consumo dell’ospite, per Dennis sempre speciale. Ve lo presentiamo allora, l’esclusivo bartender: Dennis Zoppi.
Il bartender è un mestiere molto ricercato, come sei approdato a questo lavoro?
Questa professione è nel mio DNA da quando ero un ragazzino. L’amore è sbocciato quando vidi per la prima volta un barista preparare drink aperitivanti nella mia città natale, Cremona. Si muoveva come un ballerino. La sua giacca bianca impeccabile trasmetteva stile e professionalità, le persone erano attentissime mentre lui spiegava le sue bevande e cortesemente rispondeva alle domande dei suoi ospiti.
Sì, credo che tutto sia nato in quell’istante, il Dennis dell’epoca non riusciva nemmeno a salire sugli sgabelli tanto era piccolo, ma ricordo ancora oggi l’incanto.
Cos’è un cocktail per Dennis Zoppi?
Sembrerà strano, ma per risponderti non voglio soffermarmi sulle classiche congetture relative agli ingredienti o alle caratteristiche di ogni prodotto; vorrei invece sottolineare l’importanza dell’aspetto emozionale dei drink, quello che è inerente al feeling del cliente, ciò che viene percepito dal fruitore in quell’istante che è unico e irripetibile.
Quanta ricerca e quali segreti ci sono dietro alle tue miscele?
Tantissimi! Ogni singola materia prima è esaminata sia in solitaria sia in abbinamento con le altre; a volte passano anche giorni prima di trovare l’equilibrio perfetto. Ma se volete scoprire i segreti, ve li svelerò nella prossima intervista (ride, NdR); vi posso solo dire che per i migliori drink non devono mancare ottimo ghiaccio, sorriso a volontà e senso dell’accoglienza, sempre.
Alcol sì o alcol no?
La verità sta nel mezzo: a chi piace, perché no!? E per chi non lo ama c’è anche l’opportunità di poter degustare un buon cocktail anche senza. Comunque in entrambi i casi parliamo di altissima qualità e ricercatezza.
Mi sono sempre piaciute le scommesse e creare un drink analcolico più buono di uno alcolico è il mio nuovo obiettivo! Credetemi, c’è veramente da divertirsi e non è solo il piacere del bere ma anche il beneficio di una presentazione che vi porterà a nuove esperienze emozionanti.
Raccontaci un tuo cocktail particolarmente suggestivo. Con quale musica va gustato?
Si chiama Aria di Torino e nasce attraverso il piacere di poter condividere il nostro territorio con tutto il mondo: all’interno del drink troviamo ingredienti semplici ma d’impatto come vodka infusa con porcini piemontesi, succo di limone fresco, sciroppo di stevia e, per concludere, un pizzico di sale rosa. Un altro elemento importante è quello olfattivo ed è una vaporizzazione di muschio, scatenante per la degustazione. Per renderlo gassoso si utilizza il ghiaccio secco (CO2 compressa alla temperatura di -187° Celsius), che genera uno sbalzo termico, trasportando le parti aromatiche del muschio e creando un effetto “nebbia di Torino” del primo mattino.
I suoni consigliati per questa degustazione sono quelli della natura: gli uccellini che cinguettano, il fruscio delle foglie smosse dal vento o il rumore della pioggia primaverile, ma va bene anche la musica classica; io, ad esempio, amo Divenire di Ludovico Einaudi.
Quali sono le tendenze per i drink del futuro? Perché secondo te berremo drink anche nel futuro, vero!?
Sicuramente i drink prenderanno forme diverse e ci daranno l’opportunità di assaggiare gusti nuovi. Il futuro comunicherà attraverso la multisensorialità e ciò implicherà una ricezione maggiore delle informazioni.
E sì: si berranno ancora drink nel futuro, altrimenti perderò il lavoro (scoppia a ridere, NdR).
Ci daresti la ricetta di un cocktail che possiamo fare in casa?
Certo, vi presento Macchiato: 30 ml di vermouth bianco e 90 ml di birra, preferibilmente una chiara (meglio Weiss). Si versa tutto direttamente in un bicchiere pieno di ghiaccio a cubi e si mischia con un cucchiaio sino a quando la bevanda è ben fredda.
Come accompagnamento consiglio mandorle con buccia tostate con un pizzico di sale maldon e curcuma, zucchine e peperoni essiccati o, nella versione dolce della fotografia, con zucchero filato alla barbabietola.
Questo drink nasce per modernizzare dei classici che noi tutti conosciamo (negroni, americano, mojito eccetera). Volevo qualcosa di semplice, che tutti potessero bere con naturalezza, qualcosa che fosse facile da replicare, che fosse alla portata di tutti e che ancora una volta parlasse di noi, del nostro territorio, delle nostre origini e della nostra storia. Volevo divertirmi pensando che le persone si divertissero a farlo. E così è nato. Ma non dimentichiamo che a rendere davvero speciale un cocktail è condividere il nostro tempo con chi stimiamo e amiamo.
Per un’altra ricetta by Dennis Zoppi, cliccate qui in cui presenta due versioni del suo cocktail One Thing Well, servito in un bicchiere a forma di uovo da lui stesso progettato.