Mi sono innamorato della Grecia due volte. Anzi tre.”
di Fabrizio Mezzo
Storia e innamoramento
Mi sono innamorato della Grecia due volte. Anzi tre. La prima volta è stata da studente al liceo classico, nelle lunghe e noiosissime ore trascorse sui libri per imparare quella lingua che contiene le radici del nostro linguaggio attuale ma che mi sembrava strana quanto gli ideogrammi cinesi e giapponesi. Nonostante le prime difficoltà, ero ammaliato da quella storia fatta di marmi e spade, di filosofi e guerrieri, di cavalli di legno con dentro Ulisse e i suoi prodi ingannatori e di templi con divinità che tutto governavano. E ho sperato fin da ragazzo di arrivare un giorno su quelle terre. Di sbarcare al Pireo e vedere finalmente il Partenone, di passeggiare nei vicoli tortuosi e stretti di una Atene che non aveva più neppure la lingua che avevo studiato, ma che nei monumenti sovrastanti la città bassa conserva ancora il fascino intatto dopo millenni. Ho sognato la Grecia di Sparta e di Erodoto, dei trecento eroici spartani che nella battaglia delle Termopili si opposero a Serse fino al tradimento di Efialte e con la loro morte gloriosa guidarono le gesta della coalizione di poleis che l’anno dopo sconfisse i Persiani.
Il secondo innamoramento è stato, sempre da giovane, pochi anni dopo, ascoltando Cleo di Ivan Graziani. Nel testo ritrovavo le storie del liceo; sentivo le parole del cantautore abruzzese e mi immaginavo le processioni in riva al mare, il padre di una ragazza bellissima che faceva il commerciante di vino, il caldo di una terra distante dalla mia Torino. Amavo la Grecia della storia, quella del mito.
Per questo, quando ho deciso di andare in Grecia per la prima volta, non ho scelto le isole. Concordo che siano meravigliose; sono un paradiso da affrontare in barca a vela con rispetto per la natura e per il clima, non facile, del Meltemi. Le isole, per chi non ha mai visto la Grecia, possono attendere in quanto, a mio avviso, soprattutto d’estate, sono sopravvalutate e troppo turistiche. La prima volta che ho messo piede in terra ellenica ho scelto di farlo per un pellegrinaggio sulla via del mio amore classico e classicista: il Peloponneso, Atene, Sparta, Olimpia; la Grecia che offre ancora paesi e città non sfigurate dal turismo di massa; quei posti in cui la sera, davanti a un tramonto rosso fuoco sul mare, è possibile bere un bicchiere di ouzo ghiacciato (un liquore di mosto d’uva fresca e passita mista ad anice ma diverso dal pastis francese), discutendo di un passato che qui è ancora vivo e presente.
Visitare la Grecia
In Grecia i volti delle persone sono da film, come te li aspetti, come li hanno sempre descritti: forti, decisi, scavati dal clima, arati dagli anni. Guardi un uomo o una donna ellenica e ti accorgi che la vita per loro è ancora sfida, onore, conquista, passato interiorizzato e regalato con una parola o una stretta di mano che sa di famiglia e di benvenuto anche se ancora non ti conoscono.
Spostamenti
Consiglio di sfruttare l’automobile per spostarsi di paese in paese, di città in città, e calcare le strade bianche di una nazione che ha creato passaggi asfaltati tra montagne e rocce, percorsi molto più stretti e meno scorrevoli rispetto a quelli ai quali siamo abituati. Soprattutto d’estate, l’auto conviene prenotarla dall’Italia, prima della partenza, specificando il modello e la tipologia scelta; arrivare e sperare di trovare quella desiderata, senza prenotazione, è davvero una missione impossibile; e anche con la prenotazione, vanno privilegiate le grandi catene di noleggio, con garanzie internazionali, per evitare brutte sorprese.
Altra regola: usare un navigatore satellitare aggiornato, su iPhone o smartphone Android, oppure i classici Tom Tom. Ma senza GPS, il viaggio in Grecia si trasforma in una Anabasi senofontiana, con il rischio di girare in tondo senza raggiungere la meta.
Consigli
Visitare la Grecia continentale, dall’Attica al Peloponneso, significa dedicarsi minimo due settimane di vacanza, tra sole, mare e cultura; e significa aver voglia di staccare con il presente per tornare in un passato che, attraversati l’Adriatico, il Mar Ionio e l’Egeo, è ancora molto presente. Prima di partire consiglio di fare un paio di giri su Google Translator e su atlanti greci, per acquistare familiarità con quell’alfabeto riportato sui cartelli prima in caratteri locali e poi in lettere latine; è vero che occhio di falco e cuore di leone aiutano a immettere la vettura all’ultimo secondo su strade spesso poco visibili; ma saperlo prima consente di scoprire per tempo che il bivio è nascosto tra due ulivi e una roccia. E questo, d’altra parte, è l’incanto di una terra in cui la vacanza ha ritmi lenti ma non indolenti; dove il tempo frena per donare allo sguardo paesaggi che difficilmente si sarebbero visti correndo in autostrada. Io, ad esempio, ho spesso fermato la macchina a lato della strada, per fotografare il mare dall’alto della costa scoscesa oppure per entrare in un uliveto a comperare dai coltivatori locali olio e olive, il cui gusto è incomparabile a qualsiasi altro al mondo. Ho trovato frantoi nascosti in case rurali di pietra secolare dove l’olio nasceva ancora secondo un rito antico.La Grecia è stata fin dai tempi antichi un crocevia di civiltà che hanno lasciato tracce con le quali il visitatore può entrare in contatto ovunque, ammirando un mosaico dalle mille sfumature attraverso tradizioni storiche, culturali, artistiche e folcloristiche. Anche per questo l’UNESCO ha definito ben diciotto suoi siti “patrimonio dell’umanità”.
Atene
Atene è la capitale. Il soggiorno qui è facile. Ogni catena internazionale ha un suo hotel di riferimento; i prezzi sono quelli di una capitale europea, medio-alti. Io ho scelto di soggiornare in hotel per praticità, ma ho voluto testare anche un bed&breakfast, che, grazie a una ricerca attenta e scrupolosa, ho trovato pulito, corrispondente alle foto e senza sorpresa alcuna, con persone molto gentili e disponibili ad accogliermi.
Ad Atene il monumento più famoso è il Partenone, il motivo per cui quasi tutti i turisti vengono in città e i cui resti campeggiano in alto sull’Acropoli. Ma l’ascesa deve essere una conquista, per cui io non ho scelto di visitarlo come prima cosa durante il primo giorno. Ho preferito prima catturarne il profilo dal basso, corteggiarlo come un’amante che si fa desiderare, sempre lì, a un soffio, ma al tempo stesso da raggiungere con rispetto e pazienza.
Anafiotika
Ad Atene quindi, ho trascorso una giornata girovagando nei quartieri vicino all’Acropoli, iniziando da Anafiotika con le sue case basse, bianche e azzurre, raggruppate fra strette e ripide viuzze e aggrappate alla roccia grazie alla costruzione abile di esperti muratori del secolo scorso. Anafiotika è un rione avulso dalla città e dalla storia perché è nato dalla nostalgia di casa dei muratori cui il re Ottone aveva ordinato di costruire il palazzo reale. Costoro, animati dalla voglia di non sentirsi stranieri, riprodussero un piccolo paesino che ricordasse le loro origini lungo il pendio della Montagna Sacra.
Monastiraki
Poi ho girato per Monastiraki, proprio ai suoi piedi, un quartiere che deve il suo nome al piccolo monastero sulla omonima piazza. Monastiraki è il paradiso dello shopping, dall’abbigliamento vintage a CD, libri e oggetti d’antiquariato. Il suo mercato è molto simile a un suq mediorientale: ogni prezzo è puramente indicativo ed è la base di una lunga contrattazione come nei migliori mercati turchi. Qui è facile e bellissimo perdersi nelle stradine che intersecano Ermou, Pandrossou e Adrianou Street per conoscere lo spirito commerciale della città, prima di visitare la Moschea Tzisdaraki, ammirare le collezioni di ceramica del Museo d’Arte Popolare Greca o entrare nella Biblioteca di Adriano. Una curiosità: nella stazione della metro di Monastiraki, una delle più antiche della piccola rete underground di Atene (tre sole linee ma comunque funzionali a girare velocemente per la città), c’è una esposizione permanente dei resti archeologici emersi nella zona durante i lavori di costruzione della stazione.
Acropoli
E poi sono salito all’Acropoli. Il fascino della piana che sovrasta la città dai suoi 160 metri di altezza è unico al mondo. Oggi purtroppo i lavori di restauro di tutta l’area rendono impossibile una sola foto senza una gru o un selfie senza un traliccio. Ma girare tra le rovine dell’Eretteo, passare davanti alle Cariatidi, attraversare i Propilei, osservare il tempio di Atena Nike e poi finalmente arrestarsi davanti al colonnato del Partenone sono emozioni che scattano foto nell’anima, più indelebili di quelle digitali di una reflex dai colori perfetti. Scendendo, sosta d’obbligo al teatro di Dioniso, il dio famoso per la sua protezione alle rappresentazioni teatrali ma soprattutto al vino! E sempre lì vicino, impressionante è il teatro di Erode Attico, con i suoi gradini capaci di ospitare cinquemila spettatori che siedono di fronte al palco su un marmo posto quasi in verticale rispetto al proscenio.
Plaka
Tornati in città bassa, altra tappa irrinunciabile è Plaka, chiamato il “Quartiere degli Dei” per la sua vicinanza all’Acropoli. L’area è una delle più antiche di Atene, oltre a essere una delle più attraenti e frequentate. A dispetto della massiccia presenza turistica, ha mantenuto intatta la suggestione dei suoi vicoli labirintici fatti di ciottoli e sanpietrini in cui è bello passeggiare per trovare spunti di visita, come il monumento coregico di Lisicrate, l’Agorà Romana o il Museo degli Strumenti Musicali Popolari.
La notte porta consiglio tra i locali modaioli intorno alla piazza Agia Eirini, ma poi al mattino si torna al classico.
Veloce ma imperdibile, una tappa allo stadio Panathinaiko dove nel 1896 si svolsero le prime Olimpiadi dell’era moderna. Oggi costruito interamente in marmo bianco, è la copia di quello in legno del 330 a.C., dove ogni quattro anni si tenevano le celebrazioni Panatenee in onore della dea Atena.
La grecia classica al di là di Atene
Ma la capitale non è che il centro per una serie di escursioni ad ampio raggio. Quindi sono andato a nord, per recarmi in uno di quei luoghi che da soli valgono il viaggio, e dopo 375 chilometri di autostrada non esattamente dritta e perfetta come la A4 sono arrivato a Kalambaka, dove mi sono fermato per due giorni dedicati al mito di 007, che a Meteora girò Solo per i tuoi occhi, uno dei suoi film più spettacolari e d’azione. Non ho ovviamente scalato la roccia come il mitico agente segreto, ma il colpo d’occhio è stato ugualmente mozzafiato.
Meteora
Meteora è una delle località più affascinanti del mondo. Qui potrete godere del panorama straordinario della pianura della Tessaglia. Il suo nome significa “rocce nell’aria” e nulla descrive meglio cosa si trova qui. Il luogo sorge su un sistema roccioso di pietra arenaria formatosi nei fondali marini più di trenta milioni d’anni fa; scolpiti dalla natura nel corso dei secoli, questi pilastri di roccia emersero quando si abbassò il livello del mare e su ognuno di questi, incredibile a dirsi, sono stati edificati ben ventiquattro monasteri ortodossi, scelti come luogo di meditazione proprio per l’inaccessibilità e la vicinanza spirituale al cielo. Oggi se ne conservano tredici, solo sei dei quali visibili all’interno almeno in parte. Le leggende sulla loro costruzione sono tutte folcloristiche e ricche di suggestione (come quella che racconta che si utilizzarono stelle comete per raggiungere la roccia), a celarne ancora oggi il mistero sull’origine reale; si sa tuttavia che il primo, 536 metri d’altezza a strapiombo sulla vallata, Megalo Meteoro, fu fondato nel 1336 da un monaco chiamato Athanasios. Ancora oggi è possibile visitarlo e indugiare davanti all’ingresso per vedere la grotta in cui abitava il monaco. E comunque, fino a quando non vennero costruiti sentieri e strade, si arrivava ai monasteri solo mediante seggiovia con corde e pulegge.
A Kalambaka, come in ogni posto mistico, il turismo, nonostante i flussi, è un concetto differente da quanto ci si attende normalmente. Gli hotel sono più simili a bed&breakfast che a strutture internazionali, e conservano intatta la bellezza rustica del luogo. Uno dei migliori è senz’altro il Doupiani House Hotel, classico, elegante e con un ottimo servizio, dalle cui camere si gode la vista del monastero Agios Nikolaos Anapafsas. Costi intorno ai duecento euro a notte.
Corinto
Tornando a sud non si può non fermarsi a Corinto, città famosa per il suo canale d’acqua lungo sei chilometri che collega il Mar Egeo con il Mar Ionio. La costruzione, terminata fra il 1881 e il 1893, costituisce una delle maggiori opere d’ingegneria della storia, ma deve la sua origine a una intuizione dell’imperatore Nerone che ne iniziò gli scavi nel I secolo d.C.
Fatto salvo il canale, comunque, in città resta ben poco da vedere: il Tempio di Apollo nell’antica Corinto e la zona archeologica; mezza giornata è sufficiente e poi si può ripartire, sempre con rotta verso sud, direzione Micene. A soli 120 chilometri da Atene è ancora perfettamente visitabile la città storica che deve la sua fama alla Porta dei Leoni, dove campeggiano a guardia i due imponenti felini di tre metri d’altezza che le danno il nome. Sono rimasto particolarmente colpito guardando gli enormi e profondi fori a pavimento che ospitavano i fermi della porta; rendono bene l’idea di quanto dovesse essere spessa e pesante.
Micene
A Micene, scoperta da Schliemann, archeologo stile Indiana Jones ossessionato però dai tesori di Troia e dal suo mito, si trova quella che forse è la più nota rovina archeologica cittadina: una spettacolare costruzione circolare, senz’altro monumento tombale di qualche famiglia regale, che oggi si è quasi certi possa essere davvero l’ultima dimora di Agamennone. Perfettamente conservata e visibile dopo gli scavi, fa bello sfoggio di sé insieme alle sei tombe dei re, circolari, con i resti di diciannove persone.
Sparta
Continuando a sud, per arrivare finalmente al mare, ho fatto tappa in un altro dei miei miti storici: Sparta. La fatale attrattiva della città lacedemone è legata all’assoluto rigore dell’addestramento fisico che forgiava i migliori soldati di tutta la Grecia, insieme a un aspro e spietato culto della perfezione fisica: chi nasceva malato o storpio veniva gettato dalla rupe del monte Taigeto perché non serviva come guerriero, praticamente l’unica attività della città-stato. Un’enclave dedita al combattimento. Degli spartani si diceva che “non chiedono quanti siano i nemici, ma dove essi siano”.
Volevo vedere Sparta fin dal liceo, per cui sono arrivato in città con le migliori aspettative, tradite dal fatto che le guerre e le distruzioni dei visigoti di Alarico hanno lasciato ben poco di quanto studiato con tanta fatica sui libri. Restano comunque l’Acropoli e l’Agorà, parte del gymnasion e il teatro, la Stoà e poco altro, insieme alla statua di Leonida. Una giornata è più che sufficiente.
Olimpia
Così come una giornata basta per visitare Olimpia, il santuario più celebre dell’antica Grecia. Dedicato a Zeus, il padre degli dei, si trova sul piede sud-ovest del Monte Kronion, alla confluenza dei fiumi Alpheios e Kladeos, immerso in un lussureggiante paesaggio verde incastonato in una valle chiusa come una spaccatura naturale della roccia. Una piccola strada, dove transitano due auto con difficoltà, porta al parcheggio vicino all’ingresso dell’area archeologica.
Una volta entrati, si comprende perché l’UNESCO lo giudichi il sito archeologico antico più rilevante del mondo: c’è infatti ancora l’Altis, il recinto sacro, nucleo del santuario, con i suoi templi, gli edifici di culto e i tesori, perfettamente visibili e riconoscibili proprio al centro del complesso insieme al tempio di Zeus, al gymnasion e alle terme. Non faccio un trattato storico, perché Olimpia deve essere visitata piuttosto che descritta, ma la cosa più incredibile è che ancora oggi è possibile passare sotto l’arco che portava gli atleti dentro lo stadio ed entrare sul campo, correre sulle orme della storia, vedere gli spalti su cui sedevano re e imperatori esattamente come facevano i campioni dell’antica Grecia. A Olimpia, il Museo archeologico ospita un’interessantissima mostra interattiva che ricostruisce la città al tempo delle Olimpiadi in realtà virtuale, permettendo un’esperienza immersiva completa.
La villeggiatura tra coccole da resort, sport ed escursioni
Fuori da Olimpia, la strada porta al mare. Neppure un centinaio di chilometri di auto e si arriva a quello che oggi è senza dubbio uno dei migliori resort a livello mondiale e uno dei posti più belli di tutta la Grecia, un luogo in cui la vacanza diventa indimenticabile dal momento del welcome: l’hotel Westin Costa Navarino Resort, immerso nella costa tra Marathopoli e Modone, meta di star di Hollywood come Angelina Jolie o campioni del calcio come Cristiano Ronaldo, che pare abbia firmato l’accordo con la Juventus proprio in una delle ville del resort.
Da qui, in pochi chilometri a piedi, in bici o in canoa, si arriva a una delle dieci spiagge votate come le più belle al mondo: Voidokilia, un cerchio perfetto disegnato con un compasso naturale nell’oasi lagunare di Gialova. In questo idillio, protette da un clima perfetto, vengono a deporre le uova le tartarughe marine e i pesci si avvicinano a riva quasi fossero in un acquario, mentre appena dietro le dune della spiaggia pini a ombrello proteggono dal sole.
Il sito si vede perfettamente dal Palazzo di Nestore, un altro dei gioielli archeologici della zona che merita la visita, così come il castello di Modone (o Methoni a seconda della traduzione) e quello sull’isolotto di fronte, collegato da un pontile preceduto da una vastissima zona occupata da mura e camminatoi, posti di avvistamento e guardia, cortili d’arme e vie di accesso ampie e diritte. Questa struttura è ricca di spunti storici e di spot fotografici, soprattutto all’alba e al tramonto.
Dal Westin Costa Navarino si parte anche per un’escursione a un’inaspettata cascata in mezzo al bosco, a soli venti chilometri dall’hotel: Polylimnio. La strada è da offroad adventure, benché tutte le auto possano arrivare fino al parcheggio dopo circa cinque chilometri di sussulti su uno sterrato tra dirupi e scorci da sogno. Poi di lì in avanti si prosegue a piedi nel bosco, aprendosi un varco nella vegetazione quasi selvaggia. Il percorso è indicato e basta proseguire con costanza per arrivare al premio: prima alcuni laghetti e poi una cascata che si tuffa dopo una trentina di metri di salto in un’oasi da Laguna Blu. Attenzione: se dovete chiedere informazioni, in paese (cinque case, NdA) nessuno parla inglese. Poi però, quando si arriva davanti a quel piccolo paradiso in cui si può persino fare il bagno nell’acqua fredda di fronte alla piccola grotta sotto la cascata, ci si dimentica la strada, il traduttore e qualsiasi altra cosa che non sia il miracolo della natura che strega.
Ovviamente, per la vita da spiaggia e una vacanza all inclusive, l’hotel Westin Costa Navarino è il must be. Dotato di ogni comfort, con due campi da golf a disposizione degli ospiti e due in costruzione insieme a una nuova struttura, è nondimeno immerso nella natura. Tutte le camere, spaziose e quasi tutte vista mare, si integrano perfettamente nella macchia naturale tra ulivi, piante grasse, piscine, impianti sportivi e una maxi arena per spettacoli serali. Il servizio è over the top anche per chi è abituato ad aspettative di alto livello. I prezzi, in proporzione, non sono in realtà così alti come ci si aspetterebbe, ma certamente non sono alla portata di tutti.
Per chi ha un budget più limitato, l’alternativa è Marathopoli oppure Pylos. Quest’ultima, molto turistica, con un’offerta di livello medio per qualità e servizio, dispone di un bellissimo porticciolo e di baie con insenature naturali. È la base ideale per la vita da mare. Il vento non manca mai e la rende una meta ambita da chi vuole praticare wind o kite surf; allo stesso tempo la posizione è perfetta per lunghe escursioni in mountain bike. Marathopoli invece è un posto destinato allo sport sott’acqua e al relax gastronomico, con una passeggiata fronte mare dove i ristoranti affacciano direttamente sulla spiaggia e la sera si mangia guardando il sole che tramonta dietro l’isola di Proti.
E qui a Marathopoli, una sera, ho compreso il terzo motivo per cui amo la Grecia: davanti a un tramonto, mentre casualmente ricordavo la canzone di Ivan Graziani “[…] Una ragazza greca ha il cuore più pulito/ Una ragazza greca discende dagli dei […]”, ho preso il primo aperitivo con Lambrotea, lunghi capelli neri, occhi verdi come il mare, in vacanza da Atene e anche lei appena svestita della muta dopo un’immersione serale con me. Il suo nome deriva da Lambrotheos, che significa “divinità brillante”. Mai nome fu più azzeccato. Ma questa è un’altra storia!
Verso la Grecia
Per arrivare in terra greca non c’è che l’imbarazzo della scelta. I voli sono generalmente su Atene o Kalamata e, soprattutto d’estate, frequenti, benché occorra prenotare con anticipo per spuntare i prezzi migliori.
Oppure si può optare per la traversata da Ancona, Bari o Brindisi con traghetti veloci; o ancora, in auto o moto attraverso i Balcani, scendendo dalla Croazia via Macedonia, magari fermandosi per visitare Zagabria, Mostar, Dubrovnik, Sarajevo e Tirana: tutte mete singolari per bellezza e tempo immobile in un rallentamento che non conosciamo in questo Occidente iperveloce.
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