Abbiamo dimenticato qualcosa? Mettiamocelo! Nelle poke ci sta tutto, tranne la tristezza!”
Abbiamo iniziato a cercarli in modo più insistente nella primavera del 2020 — senza dimenticarci delle Buddha bowl — e da allora perdiamo un po’ di interesse sotto Natale, per recuperare appena passate le feste e concentrarci su di essi soprattutto in primavera e inizio estate: i poke secondo Google Trends dettano il passo delle tendenze alimentari dell’ultimo anno, presenti sul podio delle ricette food più ricercate. Li desiderano maggiormente i lombardi, a seguire i piemontesi, gli emiliani e i veneti; li ignorano in Basilicata e in Valle d’Aosta. Particolarmente apprezzati sono quelli con gli edamame.
Tradizione o innovazione?
Valide alternative estive al riso freddo, i medici nutrizionisti li consigliano, finanche il famoso Giorgio Calabrese, che però, in una puntata di Porta a Porta, si raccomanda di chiamarli “insalate”, sia mai che si perda la tradizione italiana! Serviti come antipasti o piatti principali nella cucina hawaiana, sono caratterizzati dalla presenza di riso e di pesce. Noi, che non abbiamo paura del meticciato e siamo aperti nel prendere il meglio dei diversi Paesi, ci avviciniamo alle usanze altrui e ci rivolgiamo ad altri medici per i suggerimenti, certi che il Nostro riesca a infilare nei poke anche latte vaccino, insaccati e un po’ di olio di palma, ma “sempre con moderazione”!
Un piatto completo
Quando i primi caldi attentano all’appetito e tendono ad affaticare l’apparato digerente è meglio preferire cibi freschi, genuini, digeribili e, perché no, pratici. I poke, così come li abbiamo conosciuti, hanno tutti questi pregi, in più sono completi, declinabili a seconda di quanto abbiamo a disposizione in dispensa, delle nostre esigenze e dei desideri del momento. Possiamo farli più goduriosi o più salutari, senza mai annoiarci, variando in modo creativo le componenti, provando le mille combinazioni possibili, e, ovviamente, prendendoci senza indugio e con tanta gioia la licenza di non toccare i poveri pesci.
Parola d’ordine? Bowl!
Abbiamo imparato a consumarli attraverso la versione importata nello scorso decennio dalla ristorazione fast casual, nella quale le ciotole sono composte con tutti i macronutrienti: cereali, proteine e grassi e, grazie alle fondamentali verdure, ricche di vitamine, sali minerali e fibre.
Come prepararli in casa?
Come prepararli in casa per una versione che sia etica, ecosostenibile e nutrizionalmente equilibrata? Partiamo dagli ortaggi: preferiamoli di stagione, colorati, freschi e fermentati; scegliamone tre tipologie e, senza condirli, occupiamo senza timore metà dello spazio disponibile. Il 25% di piatto se lo prendono i cereali in chicco, meglio se integrali, spaziando dal tradizionale riso (non dimentichiamo quello rosso e quello nero), alla quinoa, al farro, all’orzo, al sorgo; un po’ di mais, non troppo, giusto per il colore. Meno adatti sono il miglio e il teff. Anche qui non usiamo olio o salse. Capitolo legumi: vale tutto! Il rimanente quarto, infatti, lo riempiamo con tofu in panetto e cubettato (se bianco saltiamolo prima con qualche sapore, se no prendiamone uno gustoso, come quello affumicato, al basilico o al mango e curry). Edamame? Borlotti? Spagna? Lenticchie? Ceci? Questi ultimi stanno benissimo in hummus. Alternative vegetali ai formaggi, al pesce e alla carne? Certo! Straccetti a base di piselli, tonno e salmone plant based; se ci sono altre novità sul mercato proviamo pure quelle! Almeno due tipologie di proteine.
E i condimenti?
E siamo alla nota dolente per la salute: come condire? Una cosa è certa: senza esagerare! Anzi: bandiamo olio e sale, non è il momento di essere banali e non si tratta di insalata, checché ne pensi il dottor Calabrese. Facciamo qualche salsa stando indietro coi grassi e col salino: una di ceci poco densa, una a base di yogurt vegetale neutro, un’emulsione sapida grazie alla salsa di soia o, come abbiamo fatto noi nella ricetta raw, frullando un avocado assieme al lime (se usiamo un agrume abbiamo tanta bella vitamina C fresca che ci aiuta ad assimilare il ferro contenuto nei legumi) con aromatiche che conferiscano profumi e freschezza.
Semi, frutta secca e germogli
Poi semi: un cucchiaino scarso di sesamo, zucca, anguria (sì, esistono anche loro!) o, meglio ancora, lino macinato al momento, per avere gli Omega-3. Frutta secca? Poca e tagliata a granella. E adesso germogli freschi e scaglie di spirulina, come se non ci fosse un domani. Abbiamo dimenticato qualcosa? Mettiamocelo! Nelle poke ci sta tutto, tranne la tristezza!
di Redazione
Articolo tratto da FV n.58
Musica e Poke? Certo che sì
Vogliamo gustarci il nostro poke scegliendo sullo smartphone la musica adatta? Uber Eats dice che è disco dance. La piattaforma di ordinazione e consegna di cibo online ha effettuato uno studio su circa milleduecento utenti web italiani dai venti ai cinquant’anni, di diverso titolo di studio e professione, mettendo in correlazione le preferenze in cucina con quelle d’ascolto. Le “tribù musicali” sono così apparse: gli amanti della musica classica gradiscono la pasta (21%) e la pizza (16%), cercando di mangiar sano e leggero (25%); i rocker vogliono la pizza (17%), ma anche dolci (15%) e frutta secca (15%), preferendo sapori forti e cibi speziati (23%); chi predilige il pop sceglie la frutta e la verdura di stagione (17%) e i dolci (15%), ma con un occhio all’estetica a tavola (23%); chi si scatena sul dancefloor fa il pieno di dolci (17%) e frutta secca (16%), condividendo col popolo rock la preferenza per sapori forti e cibi speziati (23%); per i metallari non può mancare la carne (17%) — speriamo a questo punto nell’opera persuasiva di Vegan Black Metal Chef, che noi di FV magazine avevamo intervistato anni fa — ma vanno bene pure pasta e frutta secca (15%), mangiati in modo veloce (24%)
Sapete a quando risale la prima bowl come utensile? Scopritelo nel nostro articolo dedicato!
Per gli amanti del genere, vi proponiamo una ricetta salata, che vi porterà direttamente ai sapori del Sud America e una dolce, gustosissima sweet bowl con mango, avena e albicocche. Date un’occhiata!
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