Ogni volta che guardo sulla mappa della grande Australia la curiosità e il desiderio di avventura crescono nei miei pensieri fino a diventare un chiodo fisso”
Testo e foto di Christian Pettenello (Viaggiatore Vegano)
La mia avventura in Australia comincia tenendo fede a uno dei miei motti preferiti quando parto per un viaggio: “Tutto è sempre già pronto e nulla è organizzato”. Nel giugno di qualche anno fa mi telefona un collega e mi chiede se sono interessato a un lavoro in Australia per un paio di mesi. Ci penso due istanti prima di dire di sì, senza nemmeno sapere con precisione quale sarà il mio incarico.
Il bagaglio del Viaggiatore
Poco dopo mi trovo in volo verso Melbourne. Il mio bagaglio è così composto: zaino da ottanta litri con dentro giacca e pantaloni da moto (sia mai che desideri noleggiare una due ruote per qualche gita), stivali e, nella parte sotto, il casco che conferisce una strana forma al sacco, ricordando quei disegni dove un serpente ha inghiottito un elefante. Ovviamente, per l’ufficio ho anche un piccola borsa con un paio di camicie e la biancheria intima. Non è che porto con me quattordici paia di mutande, ben inteso, perché ho scoperto un segreto che vi voglio svelare: i vestiti si possono lavare anche in viaggio, risparmiando così peso e volume.
Partenza: Melbourne
Giunto a Melbourne dopo uno scalo notturno a Dubai, mi trovo catapultato in un nuovo mondo: wow! Sono arrivato in Australia, un paese che fino a poco tempo fa era lontano anni luce dalle mie possibili mete; non è solo il jet lag a tenermi su di giri!
Comincio il giorno dopo a lavorare per una azienda locale; per un paio di weekend noleggio una moto, una piccola ed economica BMW 650 che si presta perfettamente a mete fuori porta. Inseguendo strade sinuose, visito Mount Glorious, un piccolo villaggio sulla cima di un monte circondato dalla foresta pluviale, per poi proseguire verso est fino al Lyell Deer Sanctuary, un santuario per cervi che sono stati sottratti alla caccia. Poi mi dirigo verso alcuni paesi a sud di Brisbane e sapete una cosa? C’è così tanto da vedere! Ogni volta che guardo sulla mappa della grande Australia la curiosità e il desiderio di avventura crescono nei miei pensieri fino a diventare un chiodo fisso. Devo trovare il modo di mettermi in viaggio e attraversare tutto il continente.
Noleggiare una moto a lungo termine per diversi mesi sarebbe costato una fortuna e, ahimè, non sono ricco come un idraulico. Di conseguenza preferisco comprarne una. La scelta ricade sulla Kawasaki KLR 650 mono cilindro di seconda mano: grazie a un sito di annunci, individuo un ragazzo che la vende poco lontano da dove alloggio, scoprendo che qui comprare un veicolo è oltremodo semplice! Sarà anche per la necessità di spostarsi per i grandi spazi, ma è una comodità irrinunciabile. Una volta eseguito il pagamento ed espletate con rapidità le pratiche burocratiche, mi trovo legalmente unito a questa KLR 650 che ora posso chiamare con il suo nome: Borbotto.
Rivenderla al termine dell’esperienza è altrettanto facile, lo faccio in modo molto agevole ‒ ma comunque doloroso! ‒ appoggiandomi a un concessionario di moto: la procedura è semplice, i soldi vengono depositati nel mio conto europeo, l’assicurazione disdetta con una telefonata.
Visto turistico, pronti, via!
Terminato il periodo lavorativo, estendo il working visa in un visto turistico di quattro mesi, mi faccio spedire da casa la tenda, il materassino, il sacco a pelo, il fornellino, la moka e parto. Di cos’altro posso aver bisogno? Il mio viaggio comincia verso settembre, sto andando incontro all’estate australiana: le temperature sono piacevoli e campeggiare la sera non è un problema.
Fraser Island
La prima destinazione è Fraser Island, un’isola di 123 chilometri di lunghezza che si trova a nord di Brisbane e che figura nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’UNESCO. Si tratta di una terra non abitata dall’uomo (se non per alcune strutture turistiche), interamente costituita da sabbia con un’altissima concentrazione di laghi; il più famoso è forse il McKenzie per via della sua rena bianca di pura silice che incontra l’azzurro dell’acqua limpida, il tutto circondato da foreste di eucalipto, mangrovie e dune. Non esistono strade asfaltate, ma solo piste; per visitarla mi affido a un gruppo organizzato, con jeep. Non essendo antropizzata, quest’area è un paradiso per molte specie animali che qui possono vivere serenamente. Rimango una manciata di giorni prima di fare ritorno nel continente, salire in sella a Borbotto, la moto, e proseguire verso sud.
Gold Coast
Attraverso la Gold Coast, dove si trovano spiagge turistiche, per arrivare a Byron Bay e cercare qualche lido selvaggio. Ho la fortuna di trovare una notte di luna piena durante una passeggiata al faro presso Capo di Byron: il riflesso della luna nell’acqua e il richiamo ipnotico della luce del faro creano un’atmosfera suggestiva, interrotta dai piccoli occhi luccicanti degli opossum che mi osservano, nascosti sugli alberi lungo il sentiero.
Giunto all’altezza di Coffs Harbour mi imbatto in una delle prime “Big Things”, opere architettoniche collocate in qualsiasi stato del territorio australiano; si stima che ce ne siano circa centocinquanta. Create come sorta di attrazione per turisti di passaggio tra due località, sono diventate delle vere e proprie mete di culto: ci sono, ad esempio, una chitarra enorme, un’ascia gigante, una grande lattina di birra e sculture che raffigurano animali o frutti in formato extra large. Ecco, la mia prima “Big Thing” è stata una mega banana. Frenate i sorrisi maliziosi!
La costa continua con un susseguirsi di spiagge, ma da Coffs Harbour decido di proseguire verso l’entroterra ed esplorare alcune zone fuori dai percorsi turistici. Osservo campagne che si lasciano dolcemente cullare dalle colline e piccoli paesi assonnati nei caldi pomeriggi, nei quali qualche anziano diventa il mio compagno di chiacchiere quando mi fermo a fare benzina. Passo molte delle mie notti nei campground gratuiti, cioè in spazi adibiti al campeggio libero con servizi base come la toilette (anche in mezzo al nulla, in Australia, con molta probabilità, c’è un bagno!). Spesso si trovano lungo i fiumi, i laghi oppure in piccoli paesi, nei quali il gestore dell’unico locale con funzione di ristorante, ufficio postale, edicola, benzinaio e farmacia mette a disposizione un’area per il campeggio, in cambio di una piccola spesa nel suo negozietto, dove incredibilmente c’è tutto l’indispensabile.
Incontri fantastici con creature meravigliose
Quando non dormo in queste aree, mi accampo in luoghi isolati e capita la visita di animali selvatici, come ad esempio gli immancabili e bellissimi pappagalli kakatoo, con la loro livrea bianca e il simpatico ciuffo giallo in testa, che si avvicinano alla tenda in cerca di briciole. Ricordo che è sconsigliato, se non vietato, dare da mangiare agli animali selvatici. A volte però fingo di avere qualcosa tra le mani per farli accostare, ma non ditelo in giro o potrei perdere dei punti nella classifica del “vero vegano” per essermi preso gioco dei kakatoo.
Ho anche un incontro ravvicinato con un wombat, uno di quei simpatici marsupiali a quattro zampe che sembrano piccoli orsetti: sto seduto su un prato a riposare quando un wombat mi si avvicina; riusciamo a scattarci un paio di selfie mentre bruchiamo l’erba assieme. Oltre a essere conosciuti perché fanno la cacca a cubetti, i wombat hanno anche un’altra particolarità: essendo marsupiali che scavano gallerie nel terreno, hanno il marsupio invertito, altrimenti lo riempirebbero di terra mentre scavano… potete immaginare da dove sembri uscire la testa del cucciolo quando vedete mamma wombat da dietro!
Un altro contatto degno di nota è con un varano: mentre sto piantando la tenda in cima a una scogliera con una straordinaria vista sul mare, alzo la testa e mi trovo faccia a faccia con un lui. Da diverso tempo stava curiosando il mio operato, un po’ come i vecchi che controllano i cantieri.
Sydney
Ora mi aspetta una grande tappa: Sydney. La città mi accoglie con il suo caotico rumore di motori e clacson; il caldo comincia a farsi sentire sempre di più. Quanto è buffo vedere le decorazioni di Natale sugli alberi e qualche Santa Claus che penzola goffamente dalle finestre mentre ci sono quasi 30°C e le persone passeggiano in infradito e canotta!
A Sydney ci sono molti ristoranti vegani e anche nei locali tradizionali è molto facile vedere in menu opzioni 100% vegetali. Tuttavia la mia grande fortuna è quella di arrivare in città proprio il weekend in cui c’è un festival vegan! Vedete? “È sempre tutto pronto quando non è organizzato!”
Mi fermo nella metropoli circa una settimana, cercando ospitalità sulla piattaforma Couchsurfing, e, dopo l’immancabile foto di rito davanti all’Opera House con Borbotto, decido di non farmi soffocare dallo smog cittadino e di avviarmi verso le Blue Mountains, una catena montuosa ricoperta di piante di eucalipto, i cui oli essenziali riempiono l’aria assieme a vapori e polveri dando vita ai riflessi blu dai quali deriva il nome.
Kangaroo valley
La regione offre scorci mozzafiato dai vari viewpoint lungo le strade principali, io mi spingo fino al Coorongooba campground (per chi fosse curioso di controllare su Google Maps); la strada sterrata per raggiungerlo si snoda tra le foreste profumate prima di lasciare spazio a una immensa valle interamente popolata da canguri. È un’esperienza unica passare in moto tra i canguri che saltano incuriositi e mi accompagnano nel percorso.
Il sole tramonta proiettando il suo calore più intenso sulle pareti rocciose, rendendole di un rosso vivido che si scioglie nel buio poco dopo il tramonto. Io ho già sistemato la tenda e ammiro lo spettacolo circondato dai marsupiali distesi sul prato, ormai abituati alla mia presenza e pronti a trascorrere la notte accanto a me.
Punto ancora più a sud, passando per quella che è chiamata Kangaroo Valley, dove si trovano strade molto apprezzate dai motociclisti: avevo chiesto quali posti visitare e anche qualche consiglio tecnico in un gruppo di biker su Facebook; un paio di volte mi è capitato di essere riconosciuto: “Hey! Ma tu sei l’italiano che sta attraversando l’Australia!”, il che portava subito me e l’altro motociclista a essere quasi come fratelli on the road, a condividere esperienze e suggerimenti di quell’universo particolare di cui fanno parte gli appassionati di moto, strana e meravigliosa gente.
Siete mai stati a Canberra? No? Allora non potete perdervi il prossimo articolo con la Parte 2, così ci andremo assieme!
Per chi non lo conoscesse, il suo nome è Christian Pettenello, seguirlo è complesso, gira il mondo con la semplicità con la quale noi giriamo le nostre regioni. Per scoprire i suoi segreti da Viaggiatore, andate a curiosare nell’intervista “ottantadue litri di felicità“.
E per chi volesse replicare una sua gustosissima ricetta, la pasta “Mac&Cheese” in versione 100% vegetale, la trovate qui!