Mi è parso un buon modo per comunicare a chi mi segue che quella vegana non è assolutamente una scelta di privazioni”
di Fabio Zaccaria
Se Wonder Woman fosse vegana, avrebbe sicuramente il suo volto. Venticinque anni, un fisico statuario, una grandissima passione per la vita e un tocco magico in cucina. Ha padre uruguayano e madre russa Natalìa Menotti (l’accento va sulla i, come tiene a precisare, con un sorriso nella voce), studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze del corpo e della mente che in poco più di un anno è riuscita a conquistare il cuore di oltre sedicimila follower con il suo profilo Instagram.
Nata a Bologna, trasferitasi poi a Ivrea, città che sente casa sua, ha studiato ad Aosta prima di approdare all’Università degli Studi di Torino, dove discuterà presto la tesi.
Timida di una timidezza disarmante, empatica e solare, non sa spiegarsi neppure lei il successo riscosso in Rete con così poco impegno e così poco tempo.
Com’è iniziata?
È partito tutto come un gioco. La priorità, per ora, è lo studio. Così, in base al calendario delle lezioni e degli esami, il tempo che posso dedicare ad aggiornare il mio profilo cambia molto. Alle volte riesco a postare qualcosa tutti i giorni, altre capita che passi davvero molto tempo prima che riesca a metterci mano. Al momento, se devo essere sincera, osservo il fenomeno quasi da spettatrice. Su quale sia il segreto del suo successo, Natalìa è molto schiva. È tutta una questione di immagine. Basta una bella foto, scattata con la giusta attenzione, una caption intrigante e il gioco è fatto.
Una passione per la cucina
Sul suo profilo, però, c’è ben più che qualche bella foto. A partire dalle ricette, tutte rigorosamente vegan e tutte rigorosamente semplicissime. La passione per i fornelli – ride – è stata per me un po’ una necessità. Mia mamma non adora particolarmente cucinare, così, quando a diciotto anni ho deciso di eliminare tutti gli alimenti di derivazione animale, non ho neanche pensato di chiederle di preparare piatti vegetali per me. Una sorta di percorso a ostacoli che ha regalato a Natalìa il piglio giusto per ideare piatti tanto gustosi quanto di rapida esecuzione. Mi è parso un buon modo per comunicare a chi mi segue che quella vegana non è assolutamente una scelta di privazioni.
Una filosofia di vita
Ma il suo blog non è solo cucina. È anche una finestra sui suoi pensieri e sui suoi valori. Dai suggerimenti di benessere all’impatto dell’uso degli assorbenti usa e getta sull’ambiente, dalla filosofia alle interviste alle persone che più l’hanno colpita.
Pratica yoga, anche se mi piacerebbe davvero farlo più seriamente e dedicargli molto più tempo si schermisce lei. Ha un passato da nuotatrice agonista e si dedica quotidianamente a una routine di allenamento a corpo libero perché come diceva Alexander Lowen, che è stato un famoso psichiatra e psicoterapeuta statunitense, è solo nella perfetta armonia tra mente, corpo ed emozioni che possiamo raggiungere un senso di integrità morale e personale, di amore per gli altri e di rapporto col divino.
Nei panni dell’altro
Un amore che Natalìa cerca di rivolgere a chiunque la circonda. Sono davvero pochi – confessa – gli atteggiamenti che non sopporto. Da parte mia, anche in una discussione accesa, cerco sempre di mettermi nei panni della persona che ho di fronte. Ritengo che quando ci confrontiamo con situazioni di forte attrito, quasi sempre all’origine c’è solo una cattiva comunicazione. Forse l’unico vero comportamento che non riesco a digerire è la voglia di prevaricare gli altri, la volontà di avere ragione a tutti i costi. Così nei rapporti umani come nei rapporti con gli animali.
Amore per gli animali
Animali che a Torino non ha potuto portare con sé, ma che l’aspettano a Ivrea, a casa dei genitori. Sono tre gatti meravigliosi – racconta Natalìa – e un beagle che abbiamo preso da Green Hill. Adesso si è ripreso alla grande, ma all’inizio è stato traumatico per tutti. Ricordo ancora il primo giorno che è arrivato a casa. Quando lo abbiamo messo in giardino la prima volta, seduto perché aveva le gambine atrofizzate, era terrorizzato da tutto quello che lo circondava: i rumori, i colori, sembrava che tutto fosse nuovo e pericoloso per lui. Poverino, chissà cosa aveva passato. Oggi, invece, a distanza di quattro anni, è davvero un altro animale. Ora è un cane coccolone, gioca con i gatti e si diverte un mondo.
Contatto con la natura
Sulla sua vita nella città vegana d’Italia per antonomasia, la giovane studentessa non ha però dubbi. Casa mia è a Ivrea. Torino è troppo grande, troppo caotica. Io ho bisogno di solitudine, di tranquillità, di silenzio, e a Torino è praticamente impossibile. L’offerta, da un punto di vista tanto gastronomico (i locali vegan sono moltissimi) quanto culturale, è sterminata; ma il contatto con la natura per me è vitale.
La scelta vegana
Sul perché della sua scelta vegana, Natalìa è nuovamente un po’ ritrosa. Con una battuta, potrei dire che sono andata al supermercato e non c’era nient’altro che tofu – sdrammatizza la giovane instagrammer – così l’ho provato e ho scoperto che mi piaceva. Ma la ragione per la quale, a un certo punto della mia vita, non ho più riconosciuto gli animali come cibo è estremamente articolata e complessa. Ed è a un lungo e delicato post sul proprio blog che ha affidato il racconto delle riflessioni che sette anni fa l’hanno portata, ancora diciottenne, ad abbracciare uno stile di vita cruelty free. E come c’era da immaginare, tutto parte dal cuore: La sensazione di ingiustizia per quanto stavamo facendo al mondo intero e agli animali era troppo forte.
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